Una storia sbagliata

Enrico Luschi • mag 04, 2020

Terza puntata sulla storia dei Braves dei '90

La stagione 1995 inizia con grosse novità: la Major League riorganizza le divisioni, facendole passare da 2 a 3 per Lega. Atlanta viene inserita nella National League East, insieme ai New York Mets, Philadelphia Phillies, i neonati Florida Marlins ed i Montreal Expos.

Atlanta ha nettamente i favori del pronostico, anche se i Braves ormai vengono dileggiati da molti con l’appellativo di Atlanta Bills in “onore” dei Buffalo Bills (squadra della Lega di Footbal Americano), capaci di arrivare per 4 anni consecutivi al Super Bowl senza mai vincere il titolo. Atlanta ormai sembra destinata a prendere il testimone di Buffalo nel mondo del baseball.

La squadra si presenta ai nastri di partenza con i 3 grandi lanciatori del 1993 nel pieno della maturità, mentre l’attacco vede l’ingresso a pieno regime anche di quel Chipper Jones selezionato tra gli esordienti “grazie” alla disastrosa annata 1990. Altro grosso cambiamento è la sostituzione di Ron Gant (finito ai Cincinnati Reds) con Marquis Grissom.
 
Atlanta vince anche la nuova divisione, mettendo insieme 90 vittorie nel corso della stagione regolare, è l’ennesima qualificazione consecutiva ai playoff.  Playoff che da questa stagione prevedono un ulteriore turno e qualche modifica: non più solo semifinale e finale (sempre al meglio delle 7 partite), ma anche i quarti di finale (al meglio delle 5). Atlanta va a giocare contro i Colorado Rockies (una delle ultime formazioni nate nella storia della MLB) alla sua prima partecipazione ai playoff. Colorado è una squadra prettamente offensiva, ma di fatto senza un monte di lancio degno di nota e sulla carta non c’è storia (solo 77 le vittorie dei Rockies in stagione regolare) ed infatti Atlanta vince 3-1 la serie, anche se mostra la presunta superiorità solo nell’ultima partita.

Si passa quindi alla semifinale contro i Cincinnati Reds dell’ex Ron Gant, che in stagione regolare hanno totalizzato 85 vittorie. Sembra una sfida più equilibrata, i Reds sono una formazione senza dubbio più compatta dei Rockies, hanno un discreto attacco e lanciatori interessanti, anche se Atlanta ha nettamente i favori del pronostico. Dopo la sofferta vittoria in Gara 1 all’11° inning Atlanta vince anche Gara 2 agli extra-inning, poi Cincinnati cede e segna solo 2 punti nelle successive due partite. Per una volta i Braves mostrano che la fiducia su di loro è ben riposta: 4 vittorie di fila e pratica chiusa senza concedere nemmeno una vittoria ai Reds. Atlanta è nuovamente alle World Series.
 
I Braves sfideranno i Cleveland Indians campioni dell’American League: una formazione molto offensiva ma che, al contrario dei Rockies, ha anche dei lanciatori importanti. In stagione regolare gli Indians hanno vinto ben 100 partite, mentre nei playoff hanno spazzato via Boston (3-0) e Seattle (4-2). Cleveland manca dalle World Series dal 1954 e non vincono dal 1948, ma il giusto mix tra ottimi giovani e vecchie volpi sembra la ricetta giusta per riportare gli Indians sul tetto del mondo e continuare la maledizione degli “Atlanta Bills”.

Le prime due partite vengono giocate a Fulton-County Stadium di Atlanta ed i Braves vincono entrambe le gare di un punto. La serie è sul 2-0 quando si torna nella fredda Cleveland, Atlanta manda sul monte John Smoltz per portarsi sul 3-0, ma Smoltz stavolta sbaglia completamente partita, concedendo 4 punti in nemmeno 3 inning di lavoro. Nonostante questo Atlanta rimette in piedi la partita, nulla sembra andare storto verso il 3-0, altro che Atlanta Bills!

Quando Cleveland inizia il suo penultimo attacco i Braves sono avanti 6-5 sul tabellone e già pregustano la vittoria. Un facile out, poi una base per ball, un singolo ed un doppio riportano la partita in parità. Per l’ennesima volta Atlanta nel finale di partita butta via un vantaggio costruito nelle fasi precedenti del match. Si va agli extrainning, Atlanta spreca occasioni sia al 10° che all’11° e ovviamente viene punita da Cleveland che vince la partita. Atlanta si era trovata a 5 eliminazioni dal portarsi sul 3-0 nella serie, ma ha perso ed ha riaperto la serie: in molti tirano nuovamente fuori la battuta degli Atlanta Bills. Gara 4 smentisce i critici: Atlanta vince 5-2 ed adesso è davvero ad una sola vittoria dall’agognato titolo mondiale. La partita della storia potrebbe essere Gara 5, ma Atlanta perde 5-4 e porta la serie sul 3-2, intanto impazzano ovviamente le ennesime accuse ai Braves di non saper fare l’ultimo decisivo passo per arrivare al titolo. Titolo che inizia davvero a sembrare maledetto, ma adesso si torna in Georgia per decretare il vincitore del campionato 1995: Atlanta può sfruttare il vantaggio del fattore campo in Gara 6 ed eventualmente Gara 7.

Per la prima partita casalinga Bobby Cox si affida a Glavine, il prodotto del vivaio scelto dopo l’ultimo posto in classifica del 1984, mentre Cleveland punta sull’esperienza di Dennis Martinez detto “El Presidente”, un 41enne originario del Nicaragua che qualche anno prima è entrato nel ristrettissimo club di lanciatori capaci di lanciare un “perfect game” (ovvero eliminare consecutivamente tutti i battitori avversari senza permettere che nessuno arrivi in base, un’impresa rarissima). Prima della partita David Justice butta benzina sul fuoco e dichiara alla stampa che è rimasto favorevolmente impressionato dal calore di tifosi di Cleveland, mentre si lamenta dello scarso affetto dei tifosi dei Braves. Verrà fischiato ininterrottamente per tutta la partita. La sfida tra Glavine e Martinez è stellare, Martinez lascia il campo al 5° inning dopo una bella prova, Glavine inizia il 6° attacco senza aver concesso nemmeno una battuta valida, flirtando con una ipotetica e storica no-hitter. Purtroppo i sogni spesso tali rimangono e Glavine subisce una battuta valida al 6°, ma è un fuoco di paglia: il temuto attacco degli Indians sembra comunque annientato dal lanciatore di Atlanta. Al cambio campo il primo battitore per Atlanta è proprio David Justice, partono nuove bordate di fischi, ma Justice risponde così:
“David Justice, tutto è perdonato qui ad Atlanta” dice il commentatore. Atlanta si porta quindi così avanti 1-0, Glavine va avanti con il pilota automatico e lascia a zero gli Indians, non concedendo nulla. Lascerà il campo con 8 riprese lanciate ed una sola battuta valida concessa, un capolavoro. Per il 9° ed ultimo attacco viene sostituito da Wohlers, lanciatore totalmente diversa da Glavine che fa della velocità la sua arma migliore. Nel passato ha più volte rovinato situazioni propizie, ma il Manager Bobby Cox gli offre la possibilità di chiudere la pratica ed essere il lanciatore che porta per la prima volta (in qualsiasi sport) Atlanta sul tetto del mondo. Facile out al volo Kenny Lofton, meno 2. Paul Sorrento, che già trovammo nella famosa Gara 7 del 1991 contro Minnesota, viene eliminato dall’esterno centro. Manca un solo out, ma Carlos Baerga può cambiare le cose con un solo giro di mazza, sono pur sempre gli Atlanta Bills, no?
“Il Team degli anni 90 ha il suo campionato”: Atlanta è davvero regina della Major League. Si realizza così il sogno coltivato a lungo dalla dirigenza, dal Manager Bobby Cox, da un gruppo di giocatori senza rivali e da tutti i tifosi che i Braves si sono fatti nel corso degli anni, prima per essere la squadra più scalcinata dell’intera MLB , poi essere la simpatica sorpresa ed infine la bella maledetta che proprio non riesce a vincere quel titolo così agognato. E’ il 28 Ottobre 1995 e per la prima volta i Braves possono guardare alla prossima stagione da Campioni del Mondo. L’obiettivo per la prossima stagione non è più vincere il titolo ma proseguire la striscia di vittorie.
 
E inizia così il 1996, l’ultima stagione da disputare al Fulton-County Stadium e con le ironie feroci sugli Atlanta Bills già dimenticate da tutti. Atlanta conferma in blocco la formazione campione, sono effettuati solo minimi movimenti, dal vivaio vengono promossi gli ultimi due grandi talenti del florido vivaio del profondo Sud: Jermaine Dye e Andruw Jones. Atlanta vince la divisione in maniera agile, ormai la leadership non è in discussione, le 96 vittorie garantiscono un altro accesso ai playoff: è il 5° anno consecutivo.

Il primo round dei playoff è contro i Los Angeles Dodgers (90 vittorie), Atlanta vince 3-0 secco e passa il turno, anche se 2 delle 3 vittorie arrivano con un solo punto di scarto.

Gli avversari della seconda fase sono i St. Louis Cardinals (88 vittorie in stagione) dove adesso milita l’ex Ron Gant e che possono vantare un discreto attacco ed un monte di lancio più che rognoso. Tra i giocatori di quei Cardinals si segnala Tom Urbani (che anni dopo passerà dalle parti di Rimini, dove lancerà uno dei rarissimi “perfect game” del baseball italiano, ma che perderà malamente la finale del campionato europeo contro l’Olanda). La sfida si preannuncia nettamente a favore di Atlanta, che tutti pronosticano come favorita principale anche di quel 1996. I Braves vincono Gara 1, poi gettano al vento Gara 2 subendo 5 punti al 7° attacco Cardinals. Sconfitta che lascia il segno perché St. Louis vince anche Gara 3 e Gara 4 (altra gara gettata al vento, 4 punti subiti tra 7° ed 8° attacco avversario), portandosi clamorosamente sul 3-1.

Atlanta è ad un passo da un’eliminazione che sarebbe ancora più sorprendente di quella del 1993 contro i Phillies. Adesso la formazione della Georgia deve vincere 3 partite consecutive senza lasciare nulla ai Cardinals o sarà fuori dai giochi. Ma quando puoi contare sui "Big 3" (Glavine, Smoltz e Maddux) non è che sia poi impossibile vincere 3 gare di fila, infatti i Braves vincono tutte e 3 le partite che rimangono da giocare con una dimostrazione di forza senza precedenti nella storia dei playoff. Per dare la dimensione del massacro che compie Atlanta basta un raffronto numerico: in 3 partite i Braves segnano 32 punti, St. Louis solamente 1. Con questa clamorosa rimonta i Braves accedono per il secondo anno consecutivo alle World Series con il morale alle stelle.

L’avversario del 1996 per la sfida mondiale saranno i New York Yankees (92 vittorie), la squadra più famosa del mondo del baseball che, dopo un periodo buio durato svariati anni, è tornata prepotentemente sulla scena. Mancava alle World Series dal 1981, mentre non vince dal 1978. Gli Yankees del 1996 sono una formazione ricca di talento, ci sono giovani di bellissime speranze e veterani determinati a riportare la squadra del Bronx sul trono del baseball, ma Atlanta ha il ruolo di favorita. Sarà sicuramente una battaglia, ma quasi tutti indicano i Braves come sicuri vincitori del trofeo. Piccola curiosità, il Manager degli Yankees è Joe Torre, il predecessore di Bobby Cox sulla panchina dei Braves. Portò Atlanta ai playoff del 1982, quelli persi 4-0 contro St. Louis, ricordate? Adesso è il Manager degli avversari.
 
Atlanta continua il trend di partite vinte grazie ad un monte perfetto ed un attacco pronto a cogliere ogni occasione in Gara 1 (vinta 12-1), mentre vince in Gara 2 per 4-0. Non ci poteva essere partenza migliore: 2 vittorie in trasferta, una superiorità quasi imbarazzante rispetto ai rivali, l’esperienza di aver già vissuto la pressione della finale ben 3 volte nel corso degli ultimi 4 anni, il fattore campo (la serie si sposta infatti ad Atlanta) e Glavine deve ancora lanciare. Nulla, in questo momento, lascia una qualche speranza agli Yankees. Ma gli Yankees vincono per 5-2 Gara 3, tenendo ancora aperta la serie: Gara 4 sarà fondamentale per l'equilibrio della serie.
 
Atlanta parte a razzo, segnando 4 punti già al secondo attacco, gli Yankees sembrano tramortiti dal lanciatore Neagle e alla fine del 5° inning vediamo i Braves condurre per 6-0, un margine di tutto rispetto per sentirsi abbastanza sicuri di portare a casa Gara 4 e ritrovarsi sul 3-1 nella serie, con una sola vittoria da conquistare e confermare il titolo di Campioni del Mondo. Inizia il 6° attacco e nel box per gli Yankees si presenta Derek Jeter, il giovane interbase di New York.
 
Continua…..

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