Ma chi erano poi questi Braves?

Enrico Luschi • 3 maggio 2020

La seconda puntata della saga dei Braves dei '90

Abbiamo lasciato i Braves a leccarsi le ferite dopo la bruciante sconfitta nelle World Series del 1991, contro il pronostico ma giustificabile dalla giovane età della rosa di Atlanta, ma comunque al termine di una stagione da reputare finalmente positiva, poiché ha segnato l’esplosione definitva dei talenti della franchigia dello Stato della Georgia. Dopo un decennio drammatico, la stagione 1991 ha finalmente portato sensazioni positive e, di fatto, non si è conclusa con il trionfo (impensabile solo 12 mesi prima) per un nulla.

La formazione del 1992 si basa sul gruppo del 1991 oltre che alcune facce nuove provenienti dal vivaio, vengono fatti solamente acquisti minori per rinforzare la panchina: il Manager Bobby Cox vuole lavorare con la promettente squadra creata con certosina pazienza nel corso degli anni passati di concerto con il General Manager Schuerholz. I Braves sono una formazione basata su un forte reparto di lanciatori, una difesa solida ed un attacco potente, costante e abbastanza veloce. Una macchina pressochè perfetta. Se stupire una singola stagione è tutto sommato facile, l’impresa difficile è confermarsi. Abbiamo già visto come per Atlanta il 1982 sia stata una singola stagione positiva seguita poi da 9 anni catastrofici. Il 1992 deve essere invece l’anno della conferma e, se possibile, del titolo mondiale. Il tycoon Turner alla presidenza intanto inizia a far costruire il nuovo campo in vista delle Olimpiadi di Atlanta ‘96. Il vecchio Fulton-County Stadium sarà sostituito dal Turner Field.

Il campionato scorre tranquillo con i Braves che confermano quanto di buono fatto vedere nel corso della stagione precedente e si piazzano nuovamente al primo posto della Division con 98 vittorie e 64 sconfitte.  Si registra una nuova stagione stellare di Pendleton nel box di battuta, ma il punto di forza di Atlanta è sicuramente il giovane monte di lancio: Smoltz, Avery e Glavine spadroneggiano per tutta la durata della stagione e permettono ad Atlanta di presentarsi ai playoff con legittime ambizioni di vittoria finale. Come nel 1991 l’avversaria del primo turno è Pittsburgh, avversario ostico e che già l’anno scorso portò Atlanta ad un passo dall’eliminazione.

La serie del 1992 parte subito bene per i Braves che vincono subito le prime due partite e vanno a giocare 3 partite a Pittsburgh consci di un grande e meritato vantaggio, perdono Gara e vincono Gara 4: ad Atlanta manca una sola vittoria per accedere nuovamente alle World Series e giocarsi il titolo di Campione del Mondo, ma in Gara 5 i Pirates vincono per 7-2 una partita condotta dal primo all’ultimo lancio. Serie sul 3-2, si ritorna ad Atlanta per decretare il vincitore. In Gara 6 i Braves vengono traditi da Glavine che fornisce la sua peggior prestazione in carriera, subendo 7 punti (2 fuoricampi) in un solo inning di lavoro, costringendo il Manager Bobby Cox ad usare molto i lanciatori di rilievo (rendendoli così stanchi o indisponibili per la decisiva Gara 7). Gara 6 è quindi persa e la serie ritorna in parità sul 3-3, come nel 1991 la sfida si risolverà soltanto a Gara 7. Pittsburgh è galvanizzata dall’aver rimesso in piedi una serie che sembrava finita dopo Gara 5 e, visto come è andata gara 6, ha la speranza di vendicare la sconfitta della stagione precedente.

Una nuova gara senza un domani, una costante per i Braves, che già iniziano ad essere indicati come la squadra incapace di sferrare l’attacco decisivo ed ottenere l’ultima vittoria. Il Manager Bobby Cox decide di mandare sul monte di lancio Smoltz, scelta che non verrà tradita dal giovane asso che lancia una delle sue partite più belle di tutta la carriera, purtroppo non viene aiutato dall’attacco e Atlanta si trova sotto di 2 punti quando si presenta a battere per la 9° e ultima volta. O raddrizza la partita nell’ultimo attacco o la serie sarà vinta dai Pirates. Atlanta ha la fortuna di trovarsi i migliori battitori nel turno di attacco: Pendleton apre l’attacco con una battuta da due basi, poi sta a Justice , altra mazza importante della formazione dei Braves. Batte una palla debole sul seconda base, Lind, un giocatore straordinario in difesa. Lind durante la stagione regolare (162 partite) ha commesso solamente 6 errori su oltre 740 opportunità, con una percentuale di corretta esecuzione delle giocate difensive del 99.2%. Quella sera commetterà ben 2 errori nel corso della partita, uno dei quali sulla battuta debole di David Justice. Atlanta viene quindi salvata dalla sorte, ritrovandosi con Pendelton in terza e Justice in prima con zero eliminati. Sid Bream (ex Pirates, per giunta), che abbiamo trovato già nella scorsa puntata, guadagna una base per ball che permette ad Atlanta di avere le basi cariche e zero eliminati, una situazione ideale per segnare i due punti necessari per pareggiare la partita. Il primo lo segna grazie ad profondo out al volo, poi i Pirates passano gratuitamente in base il ricevitore Barryhill. Nuovamente basi cariche e un elminato, Atlanta sotto per 2-1. Il caso vuole che al box sia il turno del lanciatore, per forza di cose il giocatore più scarso con la mazza in mano di tutta la formazione. Bobby Cox ha già utilizzato diversi giocatori della panchina e si trova a disposizione solamente un carneade di nome Francisco Cabrera, che in stagione regolare ha giocato solamente 12 partite delle 162 disputate. Non proprio l’identikit dell’eroe che servirebbe adesso, anzi. Comunque meglio affidarsi a Cabrera che ad un lanciatore che di obiettivo ha quello di non far battere gli altri, non certo quello di battere, sperando che riesca almeno a pareggiare la partita. Il risultato è questo qua:
Atlanta, faticando oltre il dovuto, ce l’ha fatta. E’ campione della National League ed andrà a sfidare nelle World Series Toronto, campione della American League. Toronto all’epoca è una formazione stellare di fenomeni affermati, la squadra con il monte ingaggi più alto dell’intera Major League. Nel corso della stagione ha vinto 96 partite ed in semifinale ha avuto la meglio abbastanza agilmente di Oakland. La sifda è abbastanza incerta nel pronostico, anche se probabilmente Toronto merita qualche punto percentuale in più.

Atlanta vince 3-1 la prima partita, grazie ad un monumentale Glavine che si fa perdonare della brutta uscita precedente. Vince agilmente il duello contro quel Jack Morris che un anno prima era risultato il lanciatore vincente nella Gara 7 tra Minnesota e Atlanta. Gara 2 è affidata a Smoltz, Bobby Cox cerca di andare subito sul 2-0 per controllare subito la serie in maniera netta. E la tattica sembra pagare: Smoltz lancia un’altra partita magistrale, tanto da iniziare il penultimo attacco dei Toronto Blue Jays con Atlanta in vantaggio per 4-2. I Blue Jays segnano un punto su Smoltz all’8° grazie a 3 battute valide consecutive che lo costringono a lasciare il monte di lancio ad un sostituto. Al 9° ed ultimo attacco Jays quindi Atlanta è avanti 4-3, ma purtroppo Toronto batte un fuoricampo da 2 punti e vince la partita. Atlanta ha buttato via Gara 2 e quindi la serie è sull’ 1-1. Gara 3 si gioca in Canada, Atlanta si affida ad Avery: i Braves iniziano il penultimo turno di difesa avanti 2-1, poi tra 8° e 9° inning subiscono 2 punti che portano la serie in favore di Toronto. Anche Gara4, un grande duello di lanciatori (Glavine vs Key) si chiude con il minimo scarto: Toronto vince 2-1 una partita che ha condotto dal terzo inning. Atlanta adesso è sotto per 3-1, ad un passo da una nuova sconfitta nella serie mondiale. Deve anticipare il turno di lancio di Smoltz per non perdere il titolo: Smoltz esegue il compito assegnato e riporta la serie sul 3-2 grazie alla netta vittoria contro Morris per 7-2. Per Gara 6, un’altra gara da vincere assolutamente, torna a lanciare Steve Avery. All’ultimo attacco Atlanta sta perdendo 2-1, ma riesce a pareggiare con 2 eliminati e 2 strike (ad un solo lancio dalla sconfitta) grazie alla battuta del veterano Nixon che fa segnare il punto del 2-2. Al secondo supplementare Toronto segna due punti, portandosi sul 4-2, Atlanta deve replicare per non soccombere definitvamente. Segna un punto e porta il potenziale punto del pareggio in terza base, con Nixon alla battuta. Non si possono chiedere due miracoli nella stessa sera allo stesso giocatore: Nixon è eliminato e Toronto vince la partita 4-3, laureandosi per la prima volta Campione del Mondo.

Si chiude così il 1992, l’anno della richiesta conferma per i Braves, che si sono dimostrati in grado di vincere stabilmente il girone della fase regolare del campionato ma che nei playoff hanno sudato troppo contro i Pirates ed hanno gettato al vento troppe volte il vantaggio contro i più quotati Jays, un lusso che non potevano permettersi. Anche il Manager Bobby Cox ha qualcosa da farsi perdonare, specialmente nella serie contro Toronto. I tifosi iniziano ad esigere la vittoria finale, per il 1993 Atlanta dovrà farsi trovare pronta.

Ed il 1993 inizia subito con il botto: Atlanta ingaggia Greg Maddux, uno dei migliori lanciatori della storia del baseball. Il monte ingaggi cresce e si piazza tra i primi 8. Adesso i Brave hanno il miglior trio di lanciatori della storia: Maddux, Glavine e Smoltz è un terzetto che non ha avuto eguali nella storia del gioco. Completa il reparto lanciatori Avery. Il titolo adesso diventa una vera ossessione e non ci sono più scuse, i giovani sono definitivamente affermati ed è stato acquistato il miglior lanciatore sul mercato. Nel corso della stagione viene ingaggiato anche Fred McGriff, un battitore di potenza per rafforzare ulteriormente anche la fase offensiva.  

Atlanta vince ben 104 partite (sembra incredibile ma dovrà sudare fino all’ultimo per vincere la divisione, visto che i Giants di San Francisco ne vincono 103!), tanti giocatori hanno nel 1993 la loro migliore annata in carriera. Il titolo di Campione del Mondo sembra davvero una formalità, visto anche i Braves da Luglio sembrano davvero girare a pieno regime. Nel primo round dei playoff Atlanta si trova di fronte i Phillies di Philadelpia, che in stagione ha collezionato 97 vittorie ma che non sembrano in grado di impensierire Atlanta, sembrando piuttosto la classica vittima sacrificale nel cammino dei Braves. Buona squadra di giocatori sulla 30ina con solo un lanciatore di livello e poco più. In fin dei conti nessuno crede che sarà una serie tirata come nelle due annate precedenti.

Gara 1, risolta al 10° va a Philadelphia, poi i Braves vincono 2 partite consecutive massacrando di punti i lanciatori avversari. Con la serie sul 2-1 per Atlanta il più sembra fatto, Gara 1 sembra il classico incidente di percorso, invece succede l’impensabile: i Braves perdono 3 gare consecutive e vengono eliminati da una formazione nettamente inferiore. Nelle World Series 1993 Toronto trionferà nuovamente, bissando il titolo del 1992. La delusione ad Atlanta è altissima, per la prima volta in 3 anni i Braves non raggiungono la finale e stavolta ci sono mille recriminazioni da fare. Vacilla la panchina di Bobby Cox e la squadra passa l’inverno sotto il fuoco dei media sportivi statunitensi.

Il 1994 si apre quindi con Atlanta che sostiuisce alcuni giocatori della formazione titolare con i migliori giovani provenienti dal vivaio (Lopez e Klesko), una vera generazione d’oro. Una scelta rischiosa ma fatta sapendo che i giovani meritano questa fiducia. Cox è chiamato a vincere. La stagione però si chiude prima del previsto il 1994 è l’anno del grande sciopero della Major League per il mancato accordo sul “contratto nazionale” dei giocatori. E va detto (per i Braves) per fortuna si chiude anticipatamente azzerando tutto, perché al momento dello stop Atlanta è dietro ai Montreal Expos nella classifica della divisione, staccata di ben 6 vittorie. Il rischio di vedere Atlanta addirittura fuori dai playoff era più che concreto. Facendo un po’ i paraculi si può dire che il 1994 non porta il titolo ai Braves ma che alla fine nessuno può crucifiggere Atlanta per la mancata vittoria.

Iniziano a passare gli anni ed il “Team of the decade” ancora non ha vinto il suo primo titolo mondiale.

Continua….

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