Abbiamo lasciato i Braves a leccarsi le ferite dopo la bruciante sconfitta nelle World Series del 1991, contro il pronostico ma giustificabile dalla giovane età della rosa di Atlanta, ma comunque al termine di una stagione da reputare finalmente positiva, poiché ha segnato l’esplosione definitva dei talenti della franchigia dello Stato della Georgia. Dopo un decennio drammatico, la stagione 1991 ha finalmente portato sensazioni positive e, di fatto, non si è conclusa con il trionfo (impensabile solo 12 mesi prima) per un nulla.
La formazione del 1992 si basa sul gruppo del 1991 oltre che alcune facce nuove provenienti dal vivaio, vengono fatti solamente acquisti minori per rinforzare la panchina: il Manager Bobby Cox vuole lavorare con la promettente squadra creata con certosina pazienza nel corso degli anni passati di concerto con il General Manager Schuerholz. I Braves sono una formazione basata su un forte reparto di lanciatori, una difesa solida ed un attacco potente, costante e abbastanza veloce. Una macchina pressochè perfetta. Se stupire una singola stagione è tutto sommato facile, l’impresa difficile è confermarsi. Abbiamo già visto come per Atlanta il 1982 sia stata una singola stagione positiva seguita poi da 9 anni catastrofici. Il 1992 deve essere invece l’anno della conferma e, se possibile, del titolo mondiale. Il tycoon Turner alla presidenza intanto inizia a far costruire il nuovo campo in vista delle Olimpiadi di Atlanta ‘96. Il vecchio Fulton-County Stadium sarà sostituito dal Turner Field.
Il campionato scorre tranquillo con i Braves che confermano quanto di buono fatto vedere nel corso della stagione precedente e si piazzano nuovamente al primo posto della Division con 98 vittorie e 64 sconfitte. Si registra una nuova stagione stellare di Pendleton nel box di battuta, ma il punto di forza di Atlanta è sicuramente il giovane monte di lancio: Smoltz, Avery e Glavine spadroneggiano per tutta la durata della stagione e permettono ad Atlanta di presentarsi ai playoff con legittime ambizioni di vittoria finale. Come nel 1991 l’avversaria del primo turno è Pittsburgh, avversario ostico e che già l’anno scorso portò Atlanta ad un passo dall’eliminazione.
La serie del 1992 parte subito bene per i Braves che vincono subito le prime due partite e vanno a giocare 3 partite a Pittsburgh consci di un grande e meritato vantaggio, perdono Gara e vincono Gara 4: ad Atlanta manca una sola vittoria per accedere nuovamente alle World Series e giocarsi il titolo di Campione del Mondo, ma in Gara 5 i Pirates vincono per 7-2 una partita condotta dal primo all’ultimo lancio. Serie sul 3-2, si ritorna ad Atlanta per decretare il vincitore. In Gara 6 i Braves vengono traditi da Glavine che fornisce la sua peggior prestazione in carriera, subendo 7 punti (2 fuoricampi) in un solo inning di lavoro, costringendo il Manager Bobby Cox ad usare molto i lanciatori di rilievo (rendendoli così stanchi o indisponibili per la decisiva Gara 7). Gara 6 è quindi persa e la serie ritorna in parità sul 3-3, come nel 1991 la sfida si risolverà soltanto a Gara 7. Pittsburgh è galvanizzata dall’aver rimesso in piedi una serie che sembrava finita dopo Gara 5 e, visto come è andata gara 6, ha la speranza di vendicare la sconfitta della stagione precedente.
Una nuova gara senza un domani, una costante per i Braves, che già iniziano ad essere indicati come la squadra incapace di sferrare l’attacco decisivo ed ottenere l’ultima vittoria. Il Manager Bobby Cox decide di mandare sul monte di lancio Smoltz, scelta che non verrà tradita dal giovane asso che lancia una delle sue partite più belle di tutta la carriera, purtroppo non viene aiutato dall’attacco e Atlanta si trova sotto di 2 punti quando si presenta a battere per la 9° e ultima volta. O raddrizza la partita nell’ultimo attacco o la serie sarà vinta dai Pirates. Atlanta ha la fortuna di trovarsi i migliori battitori nel turno di attacco: Pendleton apre l’attacco con una battuta da due basi, poi sta a Justice , altra mazza importante della formazione dei Braves. Batte una palla debole sul seconda base, Lind, un giocatore straordinario in difesa. Lind durante la stagione regolare (162 partite) ha commesso solamente 6 errori su oltre 740 opportunità, con una percentuale di corretta esecuzione delle giocate difensive del 99.2%. Quella sera commetterà ben 2 errori nel corso della partita, uno dei quali sulla battuta debole di David Justice. Atlanta viene quindi salvata dalla sorte, ritrovandosi con Pendelton in terza e Justice in prima con zero eliminati. Sid Bream (ex Pirates, per giunta), che abbiamo trovato già nella scorsa puntata, guadagna una base per ball che permette ad Atlanta di avere le basi cariche e zero eliminati, una situazione ideale per segnare i due punti necessari per pareggiare la partita. Il primo lo segna grazie ad profondo out al volo, poi i Pirates passano gratuitamente in base il ricevitore Barryhill. Nuovamente basi cariche e un elminato, Atlanta sotto per 2-1. Il caso vuole che al box sia il turno del lanciatore, per forza di cose il giocatore più scarso con la mazza in mano di tutta la formazione. Bobby Cox ha già utilizzato diversi giocatori della panchina e si trova a disposizione solamente un carneade di nome Francisco Cabrera, che in stagione regolare ha giocato solamente 12 partite delle 162 disputate. Non proprio l’identikit dell’eroe che servirebbe adesso, anzi. Comunque meglio affidarsi a Cabrera che ad un lanciatore che di obiettivo ha quello di non far battere gli altri, non certo quello di battere, sperando che riesca almeno a pareggiare la partita. Il risultato è questo qua: