Un fugace aperitivo

Enrico Luschi • gen 30, 2023

Torno ben bene a breve, intanto satollati con questo veloce pezzo.

Ave villici!

Come andiamo? Madonna quanta voglia di scrivere e quanto poco tempo per farlo. Che ci crediate o meno è la terza volta che mi accingo ad illuminare le vostre superflue esistenze con il Verbo, ma vuoi per un cazzo oggi, vuoi per l’altro domani posso rendervi edotti di quanto siete ebeti soltanto stasera, dato che mi girano i coglioni e devo sfogare su di voi la mia rabbia repressa, la mia calvizia e la mia obesità.

Insomma, come va il fascismo, come va? Sono 100 giorni esatti che la Meloni è premier. Io ancora vedo negri ed ebrei pascolare liberi per strada, il che è veramente incredibile. Cosa dire del nostro maschio governo di patrioti? Madame Realtà ha iniziato ad usare immediatamente il maglio sulle tibie della povera Jorginha, costringendo la tapina a innumerevoli inversioni ad U rispetto a quanto sbandierato ai 4 venti da anni a questa parte. A breve mi attendo si iscriva all’Arci, visto l’andazzo.  Ma ve lo avevo detto, solo che non mi credete mai, razza di ingenuotti che non siete altro.

Ve lo siete già dimenticato vero la battaglia contro il POS, il decreto antirave (la vera emergenza nazionale, del resto) ed il capolavoro sulla terribile SPECULAZZZZZIONE sui carburanti del primo gennaio? Ci avete creduto eh, vero? Siete proprio delle teste di cazzo, via, non c’è salvezza. Ma parliamone meglio qualche secondo, che per adesso secondo me è il vero capolavoro della nostra gagliarda Presidente del Consiglio. Vado per sommi capi, tanto davvero non ci arrivate e quindi è inutile sprecare troppo tempo a insegnare l’Inno alla Gioia ai criceti e aspettarsi qualcosa una volta che gli metti uno zufolo tra le zampette.

Draghi aveva tagliato le accise sui carburanti nel 2022, questo per aiutare voi sottoproletari (io son ricco di famiglia) a sfangare il lunario e fare le ferie senza troppi patemi d’animo. La Meloni, passata l’emergenza, ha deciso (secondo me giustamente, dico sul serio) di togliere lo sconto avviato dal precedente governo e di conseguenza i prezzi della benzina sono saliti. Oh, in questo passaggio va segnalato l’ennesimo capolavoro dei nostri media, che hanno creato dal nulla un caso. Letteralmente dal nulla. Paginate e titoloni con i prezzi sparati senza una logica (sono arrivato a leggere 2.50 al litro, probabilmente il prezzo del blue diesel super gold solo per abbonati servito in autostrada, io il massimo che ho visto a Firenze in quei giorni è stato 1.95), i social ci sono andati dietro e vi siete ritrovati a sbavare contro le MULTINAZZZZZZIONALI cattive.

In tutto questo non poteva mancare Matteino Tuttominchia Salvini, che però tuonando “qualcuno ha fatto il furbo” si chiamava subito fuori dalla contesa per manifesta incapacità. Nella gara a chi la spara più grossa Jorginha rilancia con un CdM dal quale esce, signori miei, un vero capolavoro. Perché si, cari sudditi, nella nuova Italia non si scherza e la Meloni INVIA LA GUARDIA DI FINANZA ad indagare sui distributori. Una meraviglia. I benzinai si incazzano come scimmie e dichiarano sciopero (roba di questi giorni, ma gli scioperi vanno indetti con un certo anticipo) e allora la Ducessa della Garbatella con il suo quadernino di Hello Kitty, simbolo supremo del rispetto verso l’intelligenza dei propri elettori, ci fa un bel pippozzo nel quale dichiara che il “Governo rivendica la scelta di rimettere le accise al livello pre-Draghi” pestando una merda di taglia bovina. In un Paese normale sarebbe stata crocifissa in qualsiasi talk, qui è riuscita a passarla indenne. Non è tutto bellissimo?

Ci sarebbe da fare un passaggio sul decreto Piantedosi, una chicca per veri buongustai, ma tanto per voi va bene che sia un QUESTORE a soverchiare la legge del mare ed i trattati internazionali per infliggere qualche giorni di navigazione in più alle barche piene di negri. Anzi, vi sembrerà anche una mossa giusta contro queste ONG che ci mangiano, questi odiosi taxi del mare. Peccato che l’evoluzione umana vi abbia portato addirittura a maneggiare uno smartphone invece di lasciarvi ad inculare le capre nelle dolci colline del Sulcis.

Oh, fa piacere vedere bellini allineati e coperti anche i malati di mente no Green Pass che si erano eretti a sommi difensori delle libertà individuali (veri libertari, loro) di fronte ad un atto eversivo, tanto è abbarrocciato. Lo show va avanti, il Circo Italia non chiude mai.

Ma lasciamo perdere e passiamo all’invasione russa dell’Ucraina. E’ passato ormai quasi un anno da quando Putin lanciò questa formidabile Operazione Simpatia, è l’ora di tracciare qualche bilancio. Mi piace ricordare molti di voi, amici lettori, che pontificavate che la Russia avrebbe spazzato via l’Ucraina e che in 48 ore i russi sarebbero entrati a Kiev pronti per banchettare. “Vincerà di brutto”, più o meno il tono era questo. Opinioni portate avanti anche dai grandi pensatori italiani, ospiti fissi di talk e approfondimenti televisivi. Non nascondo che sotto sotto, sin da subito, mi è sembrato che tanti facessero segretamente il tifo per una vittoria del regime russo. Eh beh, venne fuori sin dalle prime ore dell’invasione un bel cocktail gocciolante ammirazione per l’uomo forte del Cremlino, il saggio condottiero ex KGB, un antiamericanismo sempre più infantile e l’immancabile pacifismo da prima elementare.

Questo aperitivo però è stato il nulla rispetto allo schifo che abbiamo (ma più che altro “ho”, voi non lo so e non me ne frega veramente nulla) visto nel corso di questi 12 mesi: ogni possibile polemica strumentale, sempre più patetica, è stata tirata fuori con la speranza di arrivare ad una fantomatica “pace” che poi, nei vostri sogni bagnatissimi, è la resa dell’invaso innanzi all’invasore. Invasore il quale non ha mostrato, in un anno, il benchè minimo segno di voler porre fine a ciò che ha messo in moto la sera del 24 Febbraio 2022, ma che per voi è la Terra Promessa. Vi faccio solo notare che siamo passati da “L’Ucraina si arrenda, la Russia è troppo forte” a “L’Ucraina resiste troppo, si arrenda o la Russia si arrabbia”.

Ricordiamo solo alcuni spauracchi paventati in questo lunghissimo anno della nuova era bellica: il prezzo del gas che sarebbero arrivati a 15.000 euro al metro cubo e le imprese che avrebbero chiuso per i costi troppo elevati con le conseguenti orde di disoccupati, la rabbia sociale, la rivoluzione incombente, l’inverno al freddo, la guerra nucleareeeeeeeeee, la Cina invade Taiwan, la Terza Guerra Mondiale, le sanzioni non funzionano e tutte le altre stronzate che è toccato sopportare in questo lungo anno. Oh, tutte previsioni azzeccatissime, per giunta. E gli autori di queste profezie, giustamente, continuano a pontificare. Un solo dettaglio, curioso da osservare: tutte queste profezie puntano sempre verso una parte. Fenomeno interessante da osservare, no?

Senza entrare troppo nello specifico, quello che mi preme mettere in risalto è l’irrecuperabilità dell’opinione pubblica di questo Paese, sempre più una penisola alla deriva nel Mediterraneo. Le polemiche degli ultimi giorni ne sono solamente l’ultima prova: guardate la canea montata sulla partecipazione di Zelensky a Sanremo. Dal palco dell’Ariston ci siamo sorbiti di tutto nel corso degli anni, dai finti disoccupati impegnati in finti tentativi di suicidi sventati dal prode Pippo Baudo al coro dell’Armata Rossa (a massacro ceceno, guerra in Georgia e Ucraina 1.0 già messi in atto eh, non a bocce ferme), ma non sia mai che parli 5 minuti Zelensky. Un bel pippozzo di Diletta Leotta sulla bellezza invece va benone, fortifica. Peraltro, già sarebbe assurdo che di questa roba ne parlasse il Direttore Artistico (chiunque esso sia) o il Presidente della Rai, invece no. Ne parlano Calenda, Salvini o altri politici. Anche qui tutto normale, dormite pure sonni tranquilli.

Un capitolo a parte meritano alcuni personaggi (Moni Ovadia, Vauro etc etc) che tra Covid e Guerra in due anni hanno distrutto anni di reputazione lentamente costruita (oppure mi/ci andavano bene solo perché ci stava sul cazzo Berlusconi?), ma ormai per la prossima volta, tanto ormai non me la da più sicchè posso scrivere più spesso.

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