Ma non è tutto: Nico Piro ci insegna quanto è fico vivere a Kabul, altro che nell'occidente corrotto e capitalista. Ce lo spiegherà meglio nel suo prossimo instant-book, ma solo perchè pratica il dubbio e lotta come un leone contro il neoliberismo:
Eccoci invece al 2 Febbraio: Lavrov, il Ministro degli Esteri di Putin, di ritorno da una surreale tourneè africana (vi basti sapere che in Eswatini gli è toccato farsi fotografare con un ministro dello stato africano sotto al Monumento in onore al TURISTA SMARRITO, ve lo giuro) dichiara alla TV Russa che il prossimo stato che sarà martoriato dalla Russia sarà la Moldavia, perché anche lì ci sono colpi di Stato, nazisti e tutta la merda già usata per giustificare l’invasione dell’Ucraina.
A tal proposito, prima o poi bisogna che dedichi un post a cosa è la TV russa perché veramente non avete idea della roba che passa in diretta sui canali russi. Dio, quanta responsabilità comporta il genio.
Giusto per darvi un’idea dello sbando: immaginate che Bruno Vespa in diretta dal suo talk discuta di entrare con i carri armati a Berlino o Parigi, oppure di bombardare con bombe nucleari Londra, salvo poi quasi tirare fuori il cazzo e segarsi per la conquista di un piccolo paesino ucraino di nome “Sacco e Vanzetti” di 3 abitanti. Ma non per modo di dire, letteramente 3. Del resto se da un anno provano a conquistare sta cazzo di Bakhmut (70.000 abitanti, letteramente Grosseto) un paese di 3 abitanti è un passo avanti da festeggiare con una bella parata sulla Piazza Rossa.
Qualche giorno di riposo e il 5 Febbraio IL CAPOLAVORO.
E’ infatti il giorno dell’attacco hacker globale. Solo che lo abbiamo visto solo in Italia e dopo 24 ore non si è più sentito nominare. In poche parole, dal poco che ci ho capito, un povero Basisio Gargiulo alla TIM ha scazzato una qualche configurazione e per un’oretta non ha funzionato un cazzo in quasi tutta la rete nazionale. Per il nostro Paese alla deriva nel Mediterraneo è stato un attacco hacker globale.
Una scena incredibile a Rainews dove un esperto informatico, pazientemente, provava a spiegare ad un ottuso giornalista che era assurdo parlare di attacco hacker, ma a seguito delle sbavanti insistenze del conduttore sbottava e quasi urlando si lasciava sfuggire un ponderato “Sto guardando le homepage di New York Times, Washington Post, El Mundo, Le Figaro, non risulta nulla in nessuna homepage. Non è che forse state raccontando una cosa che semplicemente non è avvenuta?”. Sipario. Minuti di rara beltà.
Lo stesso 5 Febbraio il Viminale rilascia un dato che stranamente è stato sottaciuto nel dibbbbbattito nazionale: nel mese di Gennaio è sbarcato il più alto numero di migranti da 7 anni a questa parte. Ma avanti con porti chiusi e blocco navale. Manica di sonati.
Il 6 Febbraio, al termine di una settimana di canea, l’ennesima merda pestata sull’Ucraina da questo Paese: Zelensky, che era stato INVITATO (dalla Direzione del Festival a seguito di un’idea lanciata da Bruno Vespa) a registrare un videomessaggio da mandare in onda nell’ultima serata del Festival di Sanremo, signorilmente declina e si accorda per una letterina da far leggere ad Amadeus. Nel mezzo abbiamo visto, sentito e letto di tutto. Per me è stato veramente uno spettacolo pietoso, indipendetemente da come uno la pensi. Questo Paese non ha alcuna speranza, è irrimediabilmente destinato ad essere sempre più periferia dell’Impero. Io ripeto quanto scrissi il 30 gennaio: se vi sembra normale che sia Salvini, Conte o Calenda o Letta a discutere chi interviene e cosa sia autorizzato a dire una persona INVITATA ad un evento dalla Direzione dell’evento stesso, beh il problema vi assicuro che l’avete voi. Però mi raccomando attenti alla deriva democratica se Salvini rutta alla sagra del porchiddio a Vergate sul Membro.
Due parole ancora: il Festival aveva un’occasione unica per tornare alla ribalta mondiale dopo decenni, potendo fregiarsi di un intervento live di Zelensky (al pari dei Golden Globe, Festival di Cannes, Venezia etc etc), far breccia nella platea russa assai legata al Festival, ma ha scelto questa figura di merda planetaria. Complimenti, “Questa è l'Italia del futuro, un paese di musichette mentre fuori c'è la morte” dicevano a Boris, se non mi ricordo male.
Sempre il 6 Febbraio Andrey Kolesnik, deputato di Russia Unita (il partito di Putin, quello legato da un accordo di collaborazione con la Lega) propone di rimettere in pista la pena di morte in quel regime allo sbando.
Insomma ora basta, per quanto pagate è anche troppo, e già potete pregustarvi i prossimi due pezzi. Magari li scrivo a breve, magari quando mi fa voglia.