Breve trattato di call-center e poligamia

Enrico Luschi • 1 aprile 2019

Un racconto rustico-sentimentale

F. era sempre stato un ragazzo fedele alle proprie partner. Non per mancanza di alternative: come ben saprete ormai si tromba anche a non averne voglia (dicono), quanto perchè non riusciva a capire l'esasperazione sessuale a cui aveva assistito dalla fine dei '90 o più semplicemente con il crescere. Fatto sta che mai, durante una relazione, aveva intrapreso altre strade se non quella della propria metà. E, poverino, ne menava pure vanto, come un novello cavaliere della Mancha.

Ma quella volta, complice anche il fatto che la preda in questione era una fanciulla in aria di timbratura da sin troppo tempo, la situazione gli scivolò dalle mani. La ragazza, Sara, di una sua bellezza acerba (come avrebbe detto Guccini quando aveva ancora voglia di fare canzoni), di qualche anno più piccola di lui, non era certo il prototipo di soubrette televisiva che va per la maggiore in questo insaziabile inizio di Millennio: altina, con i capelli tendesti al rossastro, scarsa di seno e con un culo non proprio da fotografare di nascosto, aveva però un carattere sinceramente complementare a quello di F. e la cosa rimaneva assai simpatica al nostro eroe, tanto che più di una volta si era spinto, nel segreto dei suoi pensieri, a pensare se fosse stato giusto il non averci mai provato anche con Sara piuttosto che affidarsi subito alla pur amabile G., sua partner storica di quel periodo passato.

F. lavorava come addetto alla Reception di un albergo a 5 stelle lusso nel cuore di Firenze, solo grazie a quel perverso meccanismo messo in piedi dal cosiddetto "mercato mobile del lavoro", che riesce a far entrare, per puro caso, un ragazzo appena diplomato (ed inesperto su tutto) direttamente al top della scala gerarchica. Non capiva come fosse riuscito ad entrare in quel mondo, ma tutto sommato gli piaceva e credeva, nonostante la poca esperienza, di svolgere le sue mansioni in maniera più che dignitosa.

Grazie a dei contatti interni all'organizzazione burocratica aveva conosciuto Sara, che era impiegata presso un'azienda fiorentina che, tra i propri clienti, aveva appunto anche l'Hotel dove F. lavorava. Durante un colloquio atto a redigere l'ennesimo ordine di cancelleria, F. avanzò una impacciatissima avance a Sara che reagì, sul momento, con una freddezza che lasciò a F., ancora abbastanza inesperto di meccaniche d'approccio uomo/donna, ben poche speranze. In tutte le occasioni di contatto successive F. mantenne sempre un certo distacco da Sara, pur cercando di buttare là, appena possibile, qualche battuta per lasciarsi aperto qualche spiraglio. Tuttavia la tattica non pareva particolarmente brillante, anzi F. pativa ogni qualvolta il Front Office Manager gli comandava di effettuare un ordine presso la ditta di Sara. Spesso cercava, con scuse puerili, di sbolognare l'incombenza ad altri colleghi. Se questa tattica non produceva risultati, appena presa in mano la cornetta si augurava in cuor suo che, almeno per quella volta, Sara fosse assente, se non per malattia almeno per un corso di aggiornamento, o in pausa caffè o in bagno oppure, semplicemente, che per una volta rispondesse un grigio omino dal nome tranquillizzante tipo Mauro, Claudio etc etc. Macchè. Sempre e solo Sara.

In torrido pomeriggio di fine Maggio, però, fu Sara a fare una battuta che F. interpretò, fortunatamente, come il beneplacito allo pseudo corteggiamento. F. si sentì rinascere e subito dette fondo al suo repertorio di migliori (credeva lui) boutade per cercare di circuire la fanciulla, ormai diventata un'ossessione prima ancora che ambita meta di bramosie sessuali. Sara pareva gradire l'assurdo comportamento del novello Receptionist e dava spago all'interlocutore telefonico, creando in quest'ultimo un sempre maggior desiderio di conoscerla. F., dopo quella telefonata, non vedeva l'ora di poter effettuare ordini inerenti la cancelleria e spesso si ritrovava ad arraffare penne, gomme e CD per poter parlare quanto prima con la sua novella fiamma virtuale. Dopo circa 2.000 euri di spesa (a carico di terzi, si capisce), finalmente i due riuscirono a fissare un aperitivo, ma essendo ambedue fidanzati (F. addirittura aveva una mezza convivenza in atto) il problema era individuare un posto al riparo da occhi indiscreti e non frequentati da eventuali amici dei due raggirati dai protagonisti di questa storia minima.

Alla fine optarono per il circolo Arci dietro all'Ospedale di Careggi, uno di quei posti che negli anni '60-'70 portavano, senza vergogna alcuna, nomi come "Casa del Popolo Trotzky" o simili. Insomma, già dalla scelta del posto era chiaro anche ad un osservatore non particolarmente sveglio che il tutto si sarebbe risolto con un coito. F. però non lo capì e dovette anche subire l'onta, appena congedatosi signorilmente da Sara, di ricevere un sms recitante "Ma devo dirtelo che voglio trombarti o ce la fai a capirlo da solo?". F. pensò che Sara, fino ad allora "tanto onesta e tanto bella pare(va)" forse, in realtà, era una di quelle che in Toscana si chiamano "acque chete" ed in preda ad un forte imbarazzo si arrampicò sugli specchi per trovare una risposta decente a quell'sms sì aggressivo. Passata una notte insonne a ripetersi quanto fosse coglione, poi il pomeriggio successivo fece il passo decisivo.

Approfittando di una temporanea assenza di G. (tornata per una settimana di relax al paesello dell'entroterra marchigiano) invitò Sara a cena. L'invito fu accettato per il Venerdì sera, ormai alle porte. F. passò i 2 giorni che lo separavano dal gran giorno sistemando meticolosamente casa e immaginando chissà quali peripezie sessuali, possibilmente in pieno stile contorsionista di "Amici Miei". Era ormai nel baratro e il naufragar gli era già dolce in quel laido mare, visto che fino a Giovedì si massacrò di seghe per, si ripeteva, preparsi al meglio all'appuntamento con la storia. Arrivato il Venerdì sera, sistemata casa in una via di mezzo tra una reggia neobarocca, una trappola per topi e un bordello, Sara si presentò in perfetto ritardo, come si addice ad una ragazza che sappia comandare il gioco e subito dette il via alla serata, stampando un umidissimo bacio alla francese al povero F., già in balia degli eventi dopo appena 3 passi di Sara nella sua umile dimora.

La cena, preparata con agostiniana pazienza da F., che da sempre si dilettava tra i fornelli, specialmente se c'era di mezzo qualche tresca vulvica, passò abbastanza in secondo piano e fu F. fu ferito da cotanta mancanza di tatto di Sara, poichè sperava di far colpo sulla giovine dama anche grazie al suo talento culinario. L'imberbe Receptionist non aveva capito che Sara, già all'antipasto, gliela avrebbe data più che volentieri, ma ad F. sembrava brutto rompere il protocollo e piparla sul tavolo rovesciando sul tavolo posate, piatti, bicchieri, bottiglie e quant'altro destando sospetto presso gli altri squattrinati coinquilini. Resistette fino al contorno, poi i sensi lo rapirono ed ebbe a compiere scrupoloso lavoro su quel corpo a lungo bramato.

Sara, dopo l'amplesso, non mostrò alcun segno di voler abbandonare la magione e rimase a dormire da F. Egli era assai turbato al pensiero di giustificare la mancata apertura/chiusura della porta agli altri coinquilini che avrebbero così avuto una temibilissima arma di ricatto nei suoi confronti. "Non devono farne parola con G."- pensava - altrimenti sarebbe stata la fine di quella relazione che F. in pubblico non glorificava mai, ma alla quale teneva più di quanto desse a credere. Questo silenzio aveva un prezzo, F. fece un rapido calcolo e capì che, se fosse andata bene, avrebbe dovuto cucinare per tutti e pulire casa per una settimana intera. Ma, di fronte a cotanta fellatio, perchè porsi questi capziosi dilemmi?

La notte scorse lenta e piena di cupidigia, alla mattina successiva F. osservò quanto possono essere malvagi gli esseri femminili: Sara, appena fatta colazione, telefonò con voce soave al proprio partner. Dopo gli scambi di routine tirò fuori dalla borse due paginette di Word e reclamò al proprio "lui" le bellezze di Perugia. F. rimase basito: Sara aveva giustificato questa scappatella con una fantomatica 2 giorni a Perugia e si era persino stampata 2-3 paginette da Wikipedia per non cadere in fallo. Pensò che forse le femmine sono davvero esseri superiori ai maschi e subitò realizzò che quella famosa settimana nell'entroterra marchigiano della sua G. assumeva il tono della beffa atroce di un destino cinico e baro. Realizzò anche che Sara aveva parlato di due giorni, quindi la full immersion era ben lungi dall'esser terminata. Scacciò così in un lampo i pensieri di G. posseduta analmente da qualche pastore marchgiano e si concentrò sull'astutissima fiamma fiorentina. Pensò quindi che tanto che si era in gioco valeva la pena giocare e quindi offrì a Sara di passare la giornata nel meraviglioso paesaggio toscano, che a fine Maggio, effettivamente, non teme rivalità con alcun luogo del mondo.

Scoprì che la sua nuova musa non aveva mai visitato Pienza e lanciò immediatamente la sua Y grigia alla conquista dell'ultimo avamposto della provincia senese. Passarono in Val d'Orcia la giornata intera, credendosi amanti, concedendosi tutti i "must" dei turisti innamorati: il pranzo con mistico panino con la porchetta, bicchiere di Nobile a Montepulciano e tramonto sulle Crete prima di una pantagruelica cena a base di tartufo a San Giovanni d'Asso. Tale ben di Dio non poteva finire che con una maestosa trombata "en plein air" sotto il cielo stellato ed il canto delle varie bestiacce notturne che infestano i rurali paesaggi toscani. F. in preda ai bollenti spiriti e con baldanzoso cipiglio, possedette la più che disponibile Sara sul cofano della fiaccata Y. Come un eroe di uno scalcinato film porno di terza serie volle anche (proprio per strafare) trombarla da dietro con lei appoggiata sul cofano con le mani. Un grande classico, ne converrete, ma non si diventa "classico" se non per la lussuria e la piacevolezza dei momenti di carne, no? Sara portava alla mano destra un anello che lasciò profondi solchi sul cofano della Y, scempio che F. notò immediatamente maledicendo l'impeto del momento, ma non si poteva interrompere quel momento semplicemente con il pensiero di un baffuto e sudicio carroziere che presenta il conto su una cartaccia gialla da alimenti improvvisata a mo' di pseudo-fattura. La scusa data a G. e alla mamma di F. per quella improvvisa spesa e per quel cofano fiammante sono già un'altra storia.

Nessuna Y è stata maltrattata nella realizzazione di questo racconto

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