C'è un'emergenza: l'emergenza!

Enrico Luschi • mar 23, 2020

Continuano i diari dell'epidemia

Ave villici!
Giorni strani, siamo bombardati di dati e di grafici, ci fingiamo tutti esperti, ma di fatto siamo murati in casa e facili prede della noia e degli istinti famelici più selvaggi. Intanto il mondo, nel suo delirio, va avanti: quindi vediamo cosa succede, giusto per passare un po’il tempo e tenere il cervello attivo.
Vi ricordate come è iniziato tutto? Ci fu Speranza che fece quella clamorosa conferenza stampa dove annunciò che le 4 ricercatrici terrone avevano isolato il virus, noi Italiani primi al mondo. Paginate sui giornali, in TV non si vedevano altro che pompini a Speranza e a chiunque avesse un minimo ruolo nel settore, solite scappellate alla nostra Sanità e alla nostra ricerca (dimenticati da tutti i Governi da almeno 20 anni, ma in quel momento faceva ganzo metterci sopra il cappello). Poi venne fuori che non eravamo i primi nemmeno per il cazzo, che sto maledetto COVID era stato già isolato 55 volte in 6 Nazioni diverse. Da allora Speranza, grazie a questa figura di merda mondiale, è sparito dai radar. Del resto è in corso solo la più grave epidemia da 100 anni a questa parte, quindi mi pare giusto che il Ministro della Salute si defili.

Poi venne Conte che ci assicurò che avevamo messo in campo tutta la nostra artiglieria pesante, Burioni che affermò che per noi il rischio era zero, ci guardammo il cazzo compiaciuti il giorno dei blocchi aerei con la Cina. Tante chiacchiere, ma ovviamente niente di operativo per quanto riguarda la prevenzione e la gestione dell’emergenza che si sarebbe verificata da lì a poco. Iniziammo anche a sentirci dire che ci fosse un “modello italiano” che il mondo ci invidiava. E allora giù con aperitivi di solidarietà, #Milanononsiferma, #Firenzenonsiarrende, tutti a teatro a sconfiggere il virus con la cultura.

Nel giro di pochi giorni tutto questo venne spazzato via dal bubbone. I risultati del grande “modello italiano” ci hanno portato ad essere il Paese con più morti, con la Sanità delle nostre regioni più ricche e produttive messo K.O. in nemmeno 2 settimane (siamo a farci fare l’elemosina da un Paese del Terzo Mondo quale è Cuba…), con operatori sanitari che ANCORA denunciano la mancanza di mascherine (nemmeno quelle sono stati in grado di gestire, cazzo) e strumenti di protezione adatti.

Intendiamoci, essere alla guida di qualsiasi Paese non credo sia mai facile, figuriamoci ora, ma tra le tante note stonate di questi giorni la più dolorosa è la più totale assenza di una programma per la ripartenza, nessuna visione del domani: si naviga a vista. Sarà bene iniziare anche a parlare del DOPO, chè prima o poi arriverà, senza stare solo a piangere con la UE per poter fare più debito pubblico, senza avere la minima idea di cosa fare e come farlo.
In tutto questo però abbiamo la nostra luce nel buio: l’informazione italiana, da sempre vanto & gloria del “Sistema Italia”. Nemmeno in questi giorni abbiamo avuto un’informazione decente. Tutti in attesa della conferenza della Protezione Civile o dei proclami di Conte, con ottimi intermezzi farciti di succulente discussioni se sia lecito fare la corsetta intorno casa o meno. No, perché magari non ci abbiamo prestato attenzione ma uno dei temi caldi del momento è se sia consentito fare la corsetta o meno. Sui social monta la rabbia dei runner, mica caccole. Ci fosse stato un programma, uno, che avesse dedicato una riflessione seria a questo pandemonio. Invece no, continuiamo a dare la parola a gente come Sgarbi, la Lucarelli, e compagnia cantante: l’importante è la caciara. Tutti i giorni in una morbosa attesa del dato dei morti e ogni giorno ci scandalizziamo perché aumenta. Incredibile, eh? Ci fosse stato uno che avesse fatto un discorso sul numero di morti previsti nel nostro Paese (12.000-15.000 a seconda delle varie fonti, con picchi di 20.000 per le previsioni più cupe) e che quindi è inutile ogni maledetto giorno fare solo un esercizio aritmetico che crea solo ulteriore tensione e/o panico. Niente da fare, nemmeno con questa crisi c’è speranza che i talk-show diventino un qualcosa da seguire. L’informazione ha delle colpe mostruose in questo particolare momento storico.
Una cosa che mi ha fatto molto riflettere è questo incredibile aumento di popolarità di Conte. Premetto subito che non ho alcuna simpatia per l’uomo (prima ancora che per il politico). Me lo ricordo ancora a cazzo buffo ai tempi del Governo Carioca, che ora sia diventato uno statista proprio non riesco ad ingollarlo. Ma tralasciando queste mie misere opinioni personali, mi sembra di vedere solo una campagna di slogan, un uso aberrante dei social, provvedimenti spesso irrazionali e un preoccupante disprezzo delle regole democratiche, oltre che una comunicazione gestita in una maniera dilettantesca, cosa che non fa che aggravare la situazione.

L’esempio dell’ultimo decreto è un ottimo caso studio: si annuncia una conferenza stampa via Facebook (???) urgente per Sabato alle 22:45, la si inizia alle 23:25, con un ritardo incredibile. Si fa questo proclama alla Nazione senza dare spiegazioni sul perché di questo nuovo giro di vite (dovuto alla mancanza di risultati dei decreti precedenti, dovuto al non placarsi dei contagi o da cos’altro?), senza dare modo di far porre domande ai giornalisti e oltretutto senza nemmeno indicare la data della fine delle misure restrittive, tanto da dover fare una nota scritta subito dopo. Non credo che questo modo di fare entri nei manuali di comunicazione politica in piena emergenza, ecco, mettiamola così.

Ma questo è quasi la meno, perché poi il decreto così urgente annunciato alle 23:25 di Sabato viene firmato alle 20:15 della Domenica, lasciando per quasi 24 ore imprese e lavoratori (io per primo) nel dubbio se Lunedì fosse legittimo andare a lavorare o meno. Quindi, senza entrare nel merito del perché di questo ritardo (pressioni Confindustria, pare) non si capisce il motivo per il quale si sia scelto di creare aspettativa spasmodica Sabato, lasciare tutti a cuocere nel dubbio fino alle 20:15 della Domenica se poi alle spalle non c’è un piano preciso e azioni già pronte. Era troppo brutto fare tutto con calma la Domenica ed avere tutto pronto. No, l’annuncite acuta provoca questo impellente bisogno di apparire e creare ancora più stress. A me danno ogni giorno di più l’impressione di una mandria di bufali impazziti che corrono senza precisa meta in una prateria in fiamme, ma spero di sbagliarmi. Il fare qualcosa tanto per fare qualcosa forse è altrettanto deleterio del fare nulla dei primi giorni.
Due parole anche per la mitica opposizione italiana: Matteino Tuttominchia & Giorgina Poponi non perdono occasione per esternare con la bava alla bocca i loro deliri. Il rutto di questi giorni è quello secondo il quale il Governo deve riferire al Parlamento. Solo due considerazioni, perché sta gente va a presa in pesci in faccia senza tanti giri di parole. Prima considerazione: tasso di assenteismo dei due paraculi è inconciliabile con quanto richiesto. Viene da chiedersi perché non ci sia un giornalista che non chieda, semplicemente “Senta, ma Lei che risulta assente al 71% (Poponi) e 89% delle votazioni (Matteino Tuttominchia), non si vergogna per niente a fare queste richieste?”. Seconda considerazione, anche più facile e incalzante: l’opposizione ha i numeri per convocare il Governo, per regolamento. Non ho voglia di inoltrarmi nelle regole parlamentari, credetemi sulla fiducia o controllate voi stessi. Perché preferiscono fare videomessaggi su Facebook? Anche questa sarebbe una bella domanda da porre a Gollum e al povero becco gonfio.
Capitolo “Questioni di lana caprina”: iniziano ad essere stucchevoli e preoccupanti anche alcuni toni ed i messaggi che passano in questi giorni. Ad esempio Giggino o’bibbitaro degli anni della Serie C che twitta “Più qualcuno sarà irresponsabile più metteremo altre norme ferree e stringenti. Lo Stato ha il dovere di reagire all’irresponsabilità dei cittadini” in un delirio di onnipotenza e colpevolizzazione dei cittadini vomitevole, specialmente da parte di un demente che in vita sua non è stato capace di fare un cazzaccio nulla e ora si crede il Comandante Giggino. Non vi preoccupate comunque, mi ricordo benissimo di tutti i miei lettori che li hanno votati perché “tutti a casa!!!1!!”. Belle e lucidissime anche le dichiarazioni rilasciate da un ex Carabiniere in pensione ad ADNKronos (un’agenzia stampa gestita da un ex missino):
Ci sono poi vari inneggiamenti da parte di giornalisti (vabbè, giornalista de “La Verità”….) ai militari che dovrebbero prendere il potere da parte di giornalisti:

Ma ora, fermi tutti, abbiamo sfoderato l’arma segreta.
Caro COVID-19 per te è finita:

Come previsto è già in atto una bella campagna di denigrazione della UE che “non fa nulla”.
Vado a memoria, giusto per tentare, almeno in minima parte, di rendere giustizia all'organismo che ci permette ancora di stare in piedi:
· Sospensione del patto di stabilità: i Governi possono spendere tutto il denaro che serve. Domandiamoci perché ne abbiamo meno di altri, semmai;
· Regole sugli aiuti di stato più “lasche”: stringi stringi sono più aiuti per imprese e lavoratori. Dettagli;
· 37 miliardi all’Italia per fronteggiare la crisi. Tanti? Pochi? Visto che si bacia il culo alla Cina perché ci VENDE materiale sanitario, almeno che non siano dimenticati i soldi (pari a due finanziarie) che vengono dalla UE;
· Ha sbloccato le mascherine illegittimamente fermate da Germania e Francia, mentre a breve sbloccherà quelle bloccate dalla sovranissima Repubblica Ceca (mai che venga nominata dai sovranisti…);
· Finanzia rimpatrio dei cittadini UE (quindi anche italiani) bloccati fuori dalla UE, allentando la pressione sui quei Ministeri degli Esteri incapaci;
· Impedisce la chiusura delle frontiere per le merci, cosa non da poco per una economia come la nostra che vive di export e che al momento necessita di LA QUALUNQUE;
· Non mi ricordo quanti miliardi ha stanziato per la ricerca del vaccino;
Insomma un bel clima, da vivere tutto di un fiato col cuore in gola.
Abbiamo avuto le notti magiche, ora eccoci anche con i giorni magici.
Ne verremo fuori, ma ho sempre più il sospetto che dovremo ricostruire dalle macerie.

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