Quando nacque il Movimento delle Lontrine

Enrico Luschi • 21 marzo 2020

Un raccontino complottista

Il tracollo iniziò in maniera silenziosa già il venerdì sera. Una folle gestione della comunicazione da parte del Governo sulla eventuale chiusura dei supermercati portò immediatamente una marea di cittadini in coda per accaparrarsi l'ultimo panetto di burro o l'ultimo kg di riso integrale. Per la prima volta si erano viste scene di tensione tra i clienti, stavolta le file non erano ordinate come nei primi giorni e la distanza di sicurezza non era rispettata a causa degli alterchi.

La notizia giornaliera dei morti, sempre in aumento, ancora non era recepita con lo spirito giusto dalla popolazione: incredibilmente ancora pochissimi cittadini avevano capito che per qualche giorno il numero dei morti sarebbe aumentato, fisiologicamente. Nonostante le TV ed i siti dei giornali fossero totalmente incentrati sul virus maligno, nessuno aveva spiegato nulla in maniera tecnica, inappuntabile. Ci si ostinava ad invitare nei programmi TV e sulle colonne dei giornali la solita paccottaglia di gente inesperta su tutto ma in grado di pontificare su qualsiasi argomento. Selvaggia Lucarelli, ad esempio, non rientrava in casa da settimane, facendo il giro dei vari salotti televisivi per seminare il seme della sua insipienza. Che la gente non avesse capito bene il meccanismo dei numeri non avrebbe dovuto sorprendere nessuno.

Ma il numero del venerdì fece davvero scalpore e funzionò come detonatore dell'escalation: il Governo pensò bene di emettere una nuova ordinanza, ancora più restrittiva. Stavolta il bersaglio erano i terribili runner ed i possessori di seconde case. Questo bastò a scatenare il panico. Nel giro di pochi minuti si sollevò un polverone virtuale sui social, ma solo alcuni si resero conto che il Governo si era giocato l'ultimo giro di vite prima del coprifuoco con un'ordinanza ridicola della durata di 4 giorni, con la quale si vietavano gli spostamenti verso le seconde case (ma non dal martedì al giovedì, quelli rimanevano consentiti) e le corsette nazionalpopolari. La notte passò, nervosa ma silente.

La mattina dopo, già alle 7:30 i supermercati furono nuovamente presi d'assalto. Il Governatore della Lombardia non perse occasione per marciare sulla cosa, cercando di svicolare l'attenzione dalla incredibile serie di errori che pesavano sulla sua coscienza. Tuttò sembrò tranquillo fino al macabro rituale del dato giornaliero dei morti.

Sembrava impossibile, ma tutti i giorni il Capo della Protezione Civile non trovava meglio da fare che presentarsi in TV per dare numeri sempre crescenti di morti e contagiati senza mai dare una notizia sul cosa stesse facendo per mitigare l'epidemia. Al nuovo numero di morti, stavolta realmente impressionante, si scatenò il finimondo. I cittadini di Milano, provati dalla follia delle restrizioni sempre più dure, dai toni apocalittici dei politici e dalla immane pressione esercitata nei giorni precedenti, decisero di scendere in piazza e di protestare sotto l'Ospedale Niguarda.

Come al solito in Italia avevamo passato tutto sommato agilmente giorni con una mattanza di contagiati, bozze di decreti passati ai giornali prima della effettiva promulgazione, scelte irresponsabili di chiusura dei servizi, l'esercito in strada, sindaci e Governatori tramutatisi in sceriffi folli del Far West a pattugliare le città, un il Governo in una sconcertante crescita di popolarità ed altre reazioni inspiegabili, ma quel numero esorbitante di morti fece rovesciare la situazione in pochi minuti.

I medici, sino ad allora acclamati come "eroi", che invitavano di continuo a "restare a casa" furono i primi bersagli della rabbia popolare. Il sit-in, nervoso sin dai primi momenti, si tramutò ben presto in un piccolo esercito irregolare che scagliò contro le vetrate dell'Ospedale qualsiasi oggetto capitasse a tiro degli improvvisati guerriglieri. Si udirono cori contro i medici incapaci di fermare il contagio, si dette fuoco ai cestini ed ai cassonetti fuori dall'ingresso principale. Nacque negli stessi istanti, proprio lì di fronte al Niguarda, il Movimento delle Lontrine, la cellula armata delle Sardine.
Dopo pochi minuti il Masaniello di turno (al secolo Cesidio Busdraghetti, 33 anni, influencer) fu intervistato in diretta da Sky TG24.

Il Governatore della Regione, in accordo col Governo, prese la palla al balzo e decise di non schierare immediatamente l'esercito, ma di farlo solamente avvicinare alla zona della rivolta. Il Premier si affrettò a fare un comunicato nel quale si schierava al fianco dei rivoltosi. Finito questo appello in TV anche gli zeloti che fino a ieri denunciavano il vicino se solo lo vedevano scendere le scale, decisero di cambiare casacca e, mossi da istinti ciechi, decisero di unirsi alla protesta armati di forconi, amuchina e cotechini.

A quel punto muovere l'esercito fu un gioco da ragazzi.
Il resto lo sapete.

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