Vivo a Firenze da 17 anni.
Una bella fetta della mia vita, visto che ne ho compiuti 35 appena 9 giorni fa.
Firenze è, ormai, la mia città. La odio, la amo, la sopporto sbuffando quando ci sto ma mi manca quando sono lontano. E non mi vedo in nessun'altra città. E' un posto con mille difetti, cito solo i primi che mi vengono in mente: clima di merda tutto l'anno, invasa da turisti da gennaio a dicembre, paghi cara anche l'aria che respiri, se devi spostare la macchina maledici tutte le divinità conosciute. Già, perchè se ti va bene non trovi parcheggio e se ti va male ti devastano la macchina, poi i fiorentini (oltre che pessimi automobilisti) sono tendenzialmente chiusi e simpatici come la merda sotto le unghie. Mi fermo qui perchè non ho voglia di pensarci troppo. Ma la città ha un'anima, senza dubbio sin troppo fiera ed orgogliosa, ma ha un'anima. Sempre più oppressa dalla spasmodica voglia di spennare fino all'ultimo centesimo al turista con miliardi di negozietti di pizza al taglio, lampredotti, souvenir vari, gelaterie e tutto quanto mi fa odiare una passeggiata in centro nelle ore della rumba.
Ultimamente a Firenze ha preso piede l'Oltrarno: un posto strano, centro ma allo stesso tempo già periferia. Un posto che quando arrivai a Firenze era frequentato solo da studenti senza una lira in tasca, semiabbandonato e che invece adesso è il cuore della movida cittadina. Recentemente è stato insignito (mi pare dalla Lonely Planet) del titolo di quartiere più cool del mondo. Tralasciando il mio personale giudizio in merito, devo ammettere che il quartiere in questi anni è cambiato: anni fa era senza dubbio più triste, con molti fondi chiusi, vie intere di serrande tirate giù, vicoli bui e odorosi di piscio misto allo sgradevole odore dell'aria fiorentina, pochissima gente in giro. Adesso, innegabilmente, è un quartiere vivace. Non cammini 100 metri senza trovare un locale che offra qualcosa da bere o da mangiare e la sera pullula di plebaglia in baldoria.
Ma non voglio parlarvi dell'Oltrarno del 2020, ma dell'Oltrarno dei tempi andati, ai tempi del Cinema Universale, una vera icona della Firenze che fu. Un passato nemmeno troppo lontano, visto che la storia che sto per raccontare si è chiusa da pochi anni.
Il Cinema Universale fu uno dei primi cinemini cittadini, aperto negli anni del boom economico nel quartiere povero e popolare del meraviglioso centro della città di Firenze. A quei tempi San Frediano (meravigliosamente descritta dai romanzi di Marco Vichi, se posso consigliare qualcosa di più recente rispetto a Pratolini) era popolato di umanità varia, delinquentelli, piccoli artigiani, operai e quant'altro facesse "popolino", un quartiere sicuramente diverso dal quartiere che abbiamo sotto gli occhi adesso.
L'Universale si mostra subito essere uno straordinario aggregatore sociale, grazie a prezzi popolari, la ancora modesta diffusione di televisoni nelle case degli anni '60-'70 e l'ormai perduto piacere dello stare insieme di una generazione che o aveva visto la guerra con i propri occhi o era dovuta crescere facendo i conti con l'ingombrante fardello del dopoguerra. In sala si beve, si fuma, ma soprattutto si commenta il film ad alta voce tutti insieme, applaudendo alle migliori battute del pubblico. Tuttavia questo clima si inzia a perdere velocemente, calano gli incassi anche a causa della concorrenza, ed il cinema di via del Pisana inizia a passare un po' di moda fino a quando il proprietario ha l'intuizione che salva l'Universale e consacra questo luogo come un vero cult cittadino: l'Universale deve diventare un cinema d'essai.
La formula funziona, subito: oltre agli abitanti del quartiere l'Universale diventa punto di ritrovo per studenti, intellettuali, attivisti politici e allo stesso tempo minchioni e perdigiorno fiorentini. La programmazione non ha rivali in città, si proiettano film che altre sale non si sognano nemmeno di proiettare (Zabriskie Point, Fragole e Sangue, etc etc), si organizzano settimane dedicate a registi o temi specifici, viene offerta agli spettatori la possibilità di votare per scegliere il film di una particolare data ma quello che ha segnato la fortuna dell'Universale non è tanto questo, quanto il fatto che la sala diventa a sua volta il vero spettacolo della serata.
La sala risulta essere spesso stracolma di un pubblico eterogeneo ed interclassista, il cinema diventa quasi un palcoscenico per gli spettatori. Durante il film si commenta, ci si immedesima, si sfottono i protagonisti della pellicola, si balla sulle note musicali. Questo nelle serate tranquille, nelle serate più calde può capitare di sentire scoppiare raudi durante la proiezione al momento di qualche sparo nei film polizieschi o di guerra, simpatici cori dedicati alla burbera cassiera ("Com'è la cassiera? Troia!"), vedere volare 4 piccioni in sala al momento della scena cult di "Le ali della libertà". Le sigarette degli esordi hanno lasciato spazio a cannoni d'erba fumati sistematicamente (diverse le perquisizioni della Polizia nel corso degli anni), la maschera è un ex galeotto di Sollicciano che non si perita di schiaffeggiare gli spettatori più scalmanati e tutto quant'altro fa folklore.
Insomma l'Universale è il luogo dove essere nelle serate fiorentine. Impossibile seguire un film dall'inizio alla fine, ma gli spettatori spesso non pagano il biglietto d'ingresso, quindi possono andare prima a vedere il film nelle proiezioni pomeridiane per poi scatenarsi all'ultimo spettacolo giornaliero (rigorosamente alle 22:30). Molti gli episodi passati alla storia cittadina, come l'irruzione a proiezione in corso di una Vespa gialla 125 che entra al cinema a proiezione in corso, fa il giro della sala affumicando tutto e poi scompare, oppure il famigerato "Vai Marlon, ABBURRACCIUGANIENE!" urlato nel silenzio generale da uno spettatore al momento del panetto di burro di Marlon Brando in"Ultimo tango a Parigi", o il "Ma che bacini e bacini, troncaglielo nel culo!" recitato in coro dal pubblico a ogni scena melensa.
Inserisco qua sotto una registrazione audio di una serata (presumo anche abbastanza soft) in sala, giusto per rendere l'idea di cosa dovesse essere una proiezione all'Universale:
Come tutte le cose belle però, anche la storia dell'Universale si chiude malinconicamente. Nel 1989, dopo un cambio di gestione, anche a causa del proliferare delle televisioni nelle case degli italiani, la nascita delle prime multisale e il definitivo boom delle prime grandi televisioni commerciali l'Universale finisce la sua gloriosa storia. Il cinema che ha cresciuto una o due generazioni si trasforma prima in una discoteca e alla fine in 21 appartamenti.
Un fenomeno come l'Universale è al momento -credo- irripetibile. Il piacere di stare insieme, dello scherzo spensierato fine a se stesso, della goliardia anarchica sembra più lontano di quel "ABBURRACCIUGANIENE" gridato nel religioso silenzio di una nottata di qualche anno fa. Storia di una Firenze che fu, appunto.
Alla storia irripetibile dell'Universale sono stati dedicati un film, molto carino, del 2016 (nel quale recita come attore principale il fratello di un mio compagno di classe!) ed un documentario visibile in 9 spezzoni vivibile gratuitamente su Youtube. Ve ne consiglio visione: