Ave villici!
Ci proverò: non un parola sul coronavirus o su quanto gli gravita intorno, a tutti i livelli.
Lo scrissi all'epoca dei primi contagi e lo confermo glaciale adesso: abbiamo dato, stiamo dando e daremo il peggio di noi. Ne riparleremo a boccini fermi, per adesso mi limito a osservare e immagazzinare, per analizzare e prendere per il culo ci sarà tempo, modo e maniera.
Solo che è da ieri che ho voglia di scrivere, ma di che altro parlare? Un bel casino, ma ci provo.
Non è una storia o un racconto, ma è un ritratto minimo di un personaggio strano, un nome sconosciuto ai più: Moe Berg. Se non lo avete mai sentito non vi preoccupate o non vi fate troppe domande, niente di grave.
Moe (diminutivo di Morris) nasce in una famiglia ebrea nel 1902 a New York, nel quartiere di Harlem. Niente di speciale, padre farmacista e madre casalinga, un ambiente come tanti. Moe mostra sin da subito una certa propensione allo studio, arrivando ad implorare la madre di mandarlo a scuola già a tre anni e mezzo. A 7 anni inizia a giocare a baseball nella squadra della Chiesa Episcopale Metodista, ma lo fa sotto falso nome, perchè non vuole essere indentificato come ebreo. Non c'entrano nulla -ovviamente- leggi razziali od altro, è solo la mentalità schiva e riservata di un bambino che ci tornerà buona nel prosieguo della nostra storia.
Con il baseball Berga sembra saperci fare, diventa conosciuto nel giro delle squadre giovanili. Il baseball però sembra rimanere una parte marginale della giovinezza di Berg, che mostra altrettanto talento nello studio. Si laurea infatti a Princeton in Lingue Moderne. Ne parla un numero impressionante: italiano, francese, greco moderno e greco antico, spagnolo, tedesco, latino e sanscrito. Ha poi una certa domestichezza con almeno altre 4 lingue. Curiosissimo, con una cultura sconfinata, amante del gioco degli scacchi e avido lettore di almeno 10 quotidiani, diventa un nome conosciuto al grande pubblico per la sua partecipazione al quiz televisivo "Information, please!" durante il quale spiega l'etimologia di parole e nomi latini e greci, oltre che eventi della Storia Europea e dell'Estremo Oriente.
Con il baseball -dicevamo- non se la cava per niente male: nel 1923 esordisce in Major League, il campionato più importante del Mondo. Ci resterà (spesso con ruolo da comprimario, va detto) per ben 15 anni, giocando oltre 660 partite al livello più alto dello sport più americano che ci sia. Ha la fortuna di giocare nell'epoca epica del baseball e incontra alcuni dei personaggi mistici del gioco, da Babe Ruth (il Pelè+Maradona del baseball, visto che è stato il miglior battitore della storia ed uno dei più grandi lanciatori, fin quando ha lanciato) a Casey Stangel, un Manager che potremmo paragonare a Sir Alex Ferguson per longevità di carriera e aura mistica che si portava appresso. Manager geniale, coniatore di frasi spettacolari non solo sul baseball (basti citare "La chiave per essere un buon Manager è tenere separata la gente che mi odia da quella che è ancora indecisa"), di Moe Berg disse che era "la persona più strana che avesse mai allenato". A proposito di Babe Ruth (uno che grigliava scoiattoli, seriamente) il nostro Berg invece disse "Forse non riesco a colpire la pallina come lui, di certo parlo più lingue di lui".
Ora che ci penso, cazzo, non sapete nemmeno quanto e cosa vi perdete a non conoscere il baseball....
Terminata la carriera nel mondo del baseball Berg inizia un'altra carriera che, nel giro di poco, lo porta ad essere arruolato come spia dai Servizi Segreti. Eccelle anche in questo campo, grazie alla prestanza fisica, la cultura sconfinata e la vasta conoscenza di lingue straniere, tanto che verrà spedito nei Balcani per tastare le forze paramilitari e decidere chi appoggiare tra Tito e Draza Mihailovic (altro generale jugoslavo dell'epoca) nella guerriglia contro i Nazisti. Dopo questo incarico Berg venne mandato in Italia, alla ricerca di specialisti italiani di armi (missili e razzi per lo più) da arruolare per conto degli Alleati.
In realtà questo incarico prevedeva anche una missione molto più importante, ovvero sia raccogliere maggiori informazioni possibili sull'attività del fisico Werner Heisenberg (si, il nome vi deve ricordare qualcosa....) per capire a che punto fosse lo sviluppo della bomba atomica nazista. Nel caso che le informazioni raccolte indicassero che il Reich fosse stato in grado di sviluppare l'arma atomica, Berg aveva il compito di uccidere il fisico nazista. Berg riuscì a farsi invitare ad una conferenza a Zurigo durante la quale deve studiare le affermazioni di Heisenberg e decidere se sopprimerlo o limitarsi soltanto ad intensificare l'attività di spionaggio riguardo allo sviluppo atomico nazista. Berg intuisce dalle parole di Heisenberg che la Germania è ancora lontana dalla realizzazione della bomba nucleare e lascia Zurigo il giorno successivo. Nel 1952 tentò la stessa missione esplorativa sul lato sovietico, senza grossi risultati. Chiusa l'esperienza con la CIA Berg visse una vita strana, spesso disoccupato, scapolo e costretto a chiedere aiuto a sorelle e fratelli.
Alla fine della guerra Berg verrà insignito della Medaglia Presidenziale per la Libertà, la più alta onoreficenza Americana, ma inspiegabilmente Berg rifiutò. Morì nel 1972, pochi secondi prima di morire chiese all'infermiera il risultato della partita dei New York Mets, la sua squadra preferita.
Sulla missione a Zurigo di Berg è stato da poco girato un film (ci sono piccole parti anche per Favino e Giannini) chiamto "The Catcher was a Spy", molto ben fatto e gradevole. Si può anche leggere qualcosa in Italiano in "Il ricevitore è la spia, la misteriosa vita di Moe Berg" grazie alla Newton Compton Editori.