Sul referendum sul taglio dei parlamentari

Enrico Luschi • 1 marzo 2020

La mia modesta opinione sul referendum

Ave villici!

Cambiamo un po' argomento rispetto al febbricitante dibattito italiano sul Coronavirus, oggi parlo a ruota libera del referendum sul taglio dei parlamentari. Si vota tra meno di un mese e mi sembra giusto parlarne per tempo.
Lo dico subito, almeno tagliamo la testa al toro: voterò no, sapendo che vincerà il si con percentuali bulgare.
Ma non sia mai detto che mi perda una battaglia persa.

Prima di tutto il quesito, ovvero cosa verrà chiesto agli elettori: il 29 marzo verremo chiamati alle urne per avallare o bocciare la riduzione da 630 a 400 deputati e da 315 a 200 senatori. Tutto qui.

Adesso le mie opinioni. Trovo questo quesito il trionfo del grillismo, l'ultimo frutto demagogico ed avvelenato di una sgangherata avventura politica arrivata ormai alla fine. Questo referendum è infatti figlio di una visione patetica della politica e della rabbia montata nel corso degli anni grazie alle varie campagne partite con il famoso libro "La Casta". Il risultato sarà un risparmio per le casse dello Stato ridicolo (ci vorranno anni solo per ripagare la macchina referendaria del 29 Marzo) e per il privato cittadino si tradurrà in un risparmio di 1,60 euro annui.

Questa voglia di punizione nei confronti della democrazia parlamentare fine a se stessa (perchè potrei capire il taglio dei parlamentari in un'ottica di riforma globale del funzionamento della macchina parlamentare, così è solo demagogia) non è roba mia, la lascio volentieri ad altri. Tagliare il numero dei parlamentari senza introdurre una riforma seria del ruolo delle Istituzioni è veramente il sintomo più tangibile dell'analfabetismo funzionale dilagante.

Tralascio discorsi tecnici (ad esempio che sarebbe un bel passetto verso un sistema oligarchico stile russo, per una mera questione matematica), mi basta sapere che tutto ciò che è teso ad indebolire il ruolo del Parlamento, specialmente in un momento come questo e in questo Paese, non è da considerarsi auspicabile. Un altro punto importante è il fatto che con la futura riduzione dei parlamentari il combinato disposto con la folle legge elettorale che abbiamo in vigore farà sì che la rappresentanza politica sarà concentrata nelle aree più popolose del Paese, a discapito di quelle con meno abitanti ma territorialmente più vaste. In uno Stato come l'Italia anche questo non mi pare una cosa da poco.

In questo scenario, per me abbastanza allarmante per la tenuta politica e sociale del Paese, dispiace notare che NESSUN partito abbia la forza di spiegare le ragioni del "no". La battaglia è troppo impopolare del resto e c'è il serio rischio di perdere voti. Mi dispiace notare anche l'assenza dei fenomeni stile Zagrebelsky e tutti gli intellettuali che quando c'era da spendersi (giustamente) contro Berlusconi e Renzi erano fissi in televisione, poi dal 4 Marzo 2018 è misteriosamente sparito. In fin dei conti attacchi alla Costituzione e alla democrazia in questi due anni non ne abbiamo visti, no?

Vincerà il si e credo che ci sarà anche una discreta partecipazione, il problema è sentito da una grossa parte del Paese ed il tema circola da troppo nel dibattito politico per non infervorare gli elettori, anche giustamente inferociti verso una classe politica miserabile.

Basta, tutto qui. Volevo solo che rimanesse traccia della mia opinione.

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