Tra Cile e reggaeton metafisico.

El Curandero • 12 novembre 2019

El Curandero torna a scrivere dal Cile

Mentre il caos nella capitale del Cile incombe, spinto da un sentimento di unione, mi vien da scrivere: però, con grande rammarico dei miei lettori, non parlerò direttamente dei fatti che stanno succedendo letteralmente in questi esatti secondi nelle strade santiaghine. La ragione è molto più semplice di quanto possiate immaginare, se mi leggerete con lo spirito giusto la capirete.

Da quando decisi intraprendere un viaggio che, alla fin fine, si trasformò in un viaggio verso il mio "interno" più che verso l'esterno dell'universo mondo, molte domande iniziarono ad invadermi la mente. Infatti ogni posto che visitavo ed ogni persona che incontravo mi davano modo di riscoprirmi, letteralmente, sempre di più. Iniziai a credere che tutto fosse possibile e a vedere le cose in una forma totalmente opposta a quella che credevo potesse significare "vivere".

Da piccolo avevo tanti desideri, avevo voglia di assaggiare la vita in ogni sua forma, ma vagando per la Terra mi accorsi che molte di queste mie fantasie non appartenevano altro che ad una parte di me. Una porzione che rappresentava solo una infima parte di ciò che iniziai a scoprire in me stesso. Incominciai a dubitare che quelle voglie venissero direttamente dal mio io ma che in realtà fossereo spinte dall'esterno, come se fosse un desiderio imposo, comandato.

Guardando i fatti che accadono oggi, non solo in Cile, ma nella maggior parte dell'America Latina, mi accorsi di una cosa che veramente non avevo mai notato prima: non sono mai stato un grande amante della tv, sin da quando ero adolescente, ma nonostante tutto riscontravo delle similitudini con la mia vita nei vari film che guardavo, o forse è meglio dire usavo per sostituire quei tempi chiamati ingiustamente morti. Alle volte era tale la similitudine che un'idea iniziò ad affiorare nella mia mente, forse proveniente dalle profondità della ghiandola pineale. In effetti, se seguissimo questa "logica", forse avremmo risposte a fatti incomprensibili. Ad esempio: perché piace così tanto il reggaeton? Oppure il boom esagerato dei reality. O la nuova mania delle serie tv. A voi sembrano fatti normali o spiegabili con la semplice logica quotidiana?

Facendo giocoleria imparai una cosa fondamentale dell'essere umano: il ripetere azioni, quella che poi diventa la nostra abitudine, fa in modo che impariamo con naturalità cose che inizialmente ci risultano difficili. La pubblicità che -incessante- bombarda i nostri neuroni è una di quelle ripetizioni (apparentemente) innocue, ma che alla fine ci fa desiderare esattamente ciò che ci era stato suggerito con cura amorevole da chissà chi.

Dunque il pensiero di oggi è: non è che i film ci stanno preparando per la presa di culo più colossale del mondo? La giocoleria non solo mi insegnò la forma dell' imparare dell'uomo, ma anche che in realtà l'economia si muove a forza di inculate. Mi ritrovai a domandarmi cosa era il mio "mestiere": una forma di accattonaggio che io non volevo riconscere?

Ma -giustamente- pensando a questo mi venne in mente quando invece di prendere un paio di euro per un minuto di performance con palle da giocoliere di fronte a gente chiusa in macchina, prendevo gli stessi soldi per un'ora di lavoro standard. In fin dei conti mi sembrava una forma di accattonaggio pure quella. Un bel dubbio, no? Certo che la cosa è strana. Mi ricordo che nei miei anni in Italia mi capitò di lavorare un solo singolo minuto, un giorno di Natale di Dio solo sa quanti anni fa: mi diedero ben 67 euro. Credo non aver mai guadagnato tanto in vita mia in maniera più veloce di quella. Forse solo quella volta che presi 200.000 lire per uno striptease della durata di una canzone di Prince in una discoteca di un paesino dell'entroterra della Maremma.

La differenza era che facendo giocoleria viaggiavo verso le viscere dell'essere che abitavo, riscoprendo cose che credevo di non essere capace nemmeno di immaginare. O se volete la differenza tra lavorare per un interesse esterno ed un interesse interno. Quella era la differenza. Non ci conosciamo e proprio questo non conoscerci ci spinge a fare ciò che crediamo sia giusto, poiché ci viene mostrato.

Nei giorni delle manifestazioni che hanno dato il via ai disordini in Cile, tutto cominciò con lo scusante di 3 centesimi della metro. Credo che fosse una scusa. Nei giorni successivi le persone, spinte dai media, si piombarono nei supermercati ossessionati dalla paura di rimanere senza cibo. Che strano, ho digiunato per 7 giorni e ancora sono vivo e vegeto.

Sempre i media hanno infiammato gli animi tra accordo e disaccordo popolare nei confronti delle manifestazioni. La maggior parte dell'informazione era del tutto falsa. Credo che ciò che si trovi online ormai sia tendenzialmente più esatto (diciamo più attineante alla realtà, suona più realistico) dell'informazione classica che ci viene proposta, anche se rimane il non secondario punto che comunque questa informazione online ci viene proposta in gni caso già filtrata da terzi. Magari anche in buonafede, per carità.

Con il tempo mi sono accorto che la maggior parte dell'umanità poche volte durante l'anno si avventura oltre un raggio di 30 km dalle mura domestiche. Spesso magari solo per andare a rintanarsi tra altre mura, sani e salvi dalle follie quotidiane. In gabbia, chi per una chi per l'altra cosa. Abbiamo aggeggi che ci permettono di comunicare ad una velocità pazzesca ma ci allontanano da ciò che ci circonda. Dunque le manifestazioni in corso mi sembrano quasi un piano diabolico pensato dall'alto dei cieli di qualche autoproclamato Dio, un'entità (divina o meno che sia, fate la vostra scelta) che ha già ben capito come funzioniamo realmente.

Si, sono sempre più convinto che mai che proprio non sapete per quale cazzo di motivo fumiate sigarette, quando sopra il pacchetto c'è chiaramente scritto che questo atto vi porterà alla morte o del perché consumiate prodotti che di naturale hanno ben poco, ma vi rassicura la scritta "green" o "bio" sulla confezione. Magari, chissà, forse ormai siamo già arrivati (azzardo un "fortunatamente" nel caso sia vero) alla prima fase di un gioco che non capiamo, che la morte sia solo un passaggio verso un'altra realtà ed allora tutto avrebbe un senso, tutto sarebbe piu chiaro agli occhi e finalmente potremmo correre verso questa benedetta fine.

Forse neppure sappiamo come manifestare, perché in realtà siamo sopra questo tapis-roulant che ci hanno messo sotto i piedi e non abbiamo capito nulla di quella sfrenata corsa che abbiamo intrapreso già dall'infanzia. Come dei cricetini ipotetici. Il mio vuole essere solo un avviso, sia chiaro: ho avuto il piacere di assistere a ben più di una manifestazione, quella che mi più mi impressionò (in negativo) fu in Spagna, a Malaga. Un grande classico, manifestazione contro le multinazionali. Quella manifestazione, una volta conclusa, mi fece notare la grande quantità di Coca Cola consumata in città dagli stessi partecipanti, ignari (forse) dell'aver usufruito dei prodotti di un conosciutissima multinazionale. Oppure la realtà è più dura e abbiamo veramente i prosciutti davanti gli occhi?

Forse la gente in Cile voleva solo fare un picnic di massa e non sapeva come organizzarlo. Io stesso, in effetti, alle manifestazioni in centro a Santiago, per curiosità, ci sono andato e mi sembrava che aspirare i lacrimogeni fosse quasi l'esatto equivalente di quando, da piccoli, ci gonfiavamo il petto di orgoglio per aver bevuto 2 bottiglie di vodka di infima qualità.

Apettando il cambio/morte con rinnovato entusiasmo porgo i miei più cordiali saluti.

Il vostro inviato all'Inferno

(Finisco di scrivere queste righe e iniziano a suonare gli allarmi. "Come ai tempi di Pinochet", mi dicono. Oggi si toccherà l'apice.)

------------------ Nota della Redazione----------------

Il gestore del sito invita gli affezionati lettori a ad scoltare quanto sotto, dal minuto 22:26, per avere un altro punto di vista sulla situazione Cilena.

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