Vivendo un sogno

El Curandero • feb 23, 2019

Dal Sud America la giovane speranza di La Strategia della Pensione

Mi sveglio di soppiatto, guardo l’ora…...E' gia passato tanto tempo, non ricordo neppure precisamente quanto. Non devo correre, almeno per adesso, tanto la vita scorre più piano di quel che immaginiamo e per fortuna é l’unica cosa che ho bene in mente. Tornerei alle classiche domande che mi pongo ogni giorno, ma girandomi sul fianco, chiudo gli occhi per poter ancora assaporare le briciole del sogno che sta appena appena svanendo. Lo riprendo, come un lenzuolo che pendendo dal letto sta per scivolare via, vorrei ancora coprirmi delle sue immagini fantastiche, ma adesso solo la mia mente lavora le informazioni residue…oppure sono ancora li’, in quella dimensione fantastica, che realmente non ho mai lasciato?

Già quasi 8 anni di viaggio, anni serviti solo a confondere le mie idee su cosa intendo per vita. Un sogno, forse. Un incredibile grande sogno che osserva leggi ancora oscure alla mia ragione. Flash di immagini che grazie al buio inondano la mente di ricordi: quante vite sono trascorse? Mi rendo conto che mi devo lasciare andare, ogni qualvolta sia necessario.

Cosi abbandono l’idea di restare nell’onirico: nel buio mi vesto, tentando non fare chiasso per gli altri viaggiatori, che come ben si sa amano dormire fino a tardi. Mi sono abituato, dopo il lungo viaggio in bici per l'Europa, a vivere sotto la luce del sole: non riesco piu a dormire fin tardi, con la mente divisa tra ciò che mangerò per colazione ed ancora la piccola ossessione per l’onirico viaggio lasciato in grembo al letto. Non riesco a ricordare, però una sensazione di benessere mi costringe a sforzarmi. Devo ricordare. Mi trascino verso il bagno, abituato al buio: meccanicamente accendo la luce che, con il suo abbaglio, mi fa chiudere gli occhi violentemente. Mi lavo la faccia e mi rendo conto che sto pensando metà in italiano e metà in spagnolo: mi capita spesso, quando atterro da un lungo viaggio notturno, stavolta però non saprei il perchè.

Caffè, latte, un toast e uova. Oppure toast al formaggio? Frutta? Che fortuna non dover pensare al domani, non dover seguire scrupolosamente un orario. Che fortuna avere un limite di libertà più ampio dell’ordinario. Già, poichè la libertà completa non é possibile.

Accendo la macchina del caffè e la piastra per il toast, adesso ricordo una faccia del sogno: è mio fratello, compagno di viaggio sempre presente, anche se non fisicamente. Adesso che le idee sulla colazione si sono chiarite, inizia meccanicamente il pensiero di cosa ne farò della mia libertà.

Mi affascina fin quanto ci siamo auto educati nel pensiero a ripetere ogni giorno azioni, attraverso impulsi. Chissà se ieri ho fatto lo stesso pensiero che sto facendo oggi, chissà se ripeterò il ciclo ancora una volta, come un giocoliere che per uscire dalla routine ripete esercizi fino ad evolvere. Quante volte lo faremo ancora? Quando ci renderemo conto che possiamo cambiare?

Il caffè è pronto, il toast pure. Sorseggio dalla tazza il liquido che risveglia sensazioni di attività motoria, sensazioni che motivano la mia discesa in strada, al semaforo. Sono legato ad esso per generare la possibilità di muovermi ancora su questo piano infinito chiamato Terra. Già, il pianeta Terra: tondo o piano che sia, per me, non fa differenza. Nel mio "adesso" poco cambia questo dettaglio, non potrò mai sapere la verità.

Con questo pensiero la mente ormai si è quasi concentrata completamenmte su ciò che saranno le prossime ore della mattina: sole, macchine, clacson, monete, sorrisi, palle che volano sopra la mia testa. Un fragore che pian piano esploderà in una mandria di veicoli affrettati e impazziti, alla ricerca del risparmio di qualche secondo da poter spendere in qualche altra corsa, altrettanto folle e altrettanto inutile. Posso decidere di fermarlo quando voglio, posso decidere quando smettere: è la fortuna di vivere nel piccolo la finta libertà guadagnata.

Che bello vivere in un sogno.....

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