Ti lascio, ti amo troppo.

Enrico Luschi • ago 29, 2023

Going, going, gone.

Ave villici!

Baseball anche stasera, prometto che è l’ultima volta che parlo di baseball italiano. Che è bene che chiuda baracca e burattini, perché ormai il destino è quello.

Qualche giorno di riavvicinamento, giusto il tempo di sfiorare in superficie questo disastro è stato sufficiente per dire basta, questa volta spero definitivamente, emulando così i tanti (dai giocatori ai semplici appassionati) che nel tempo hanno abbandonato questo sport dalla tormentata esistenza in questo Paese. Cosa ho fatto in tempo a vedere in questi 10-15 giorni che ho riannusato un po’di baseball?

Oltre a quello che ho scritto nel post precedente segnalo qualche perla sparsa: Grosseto ha perso in maniera rocambolesca Gara 2 della serie contro San Marino, c’è un episodio sul quale spendo volentieri qualche riga. Sesto attacco maremmano, penultimo della partita (perché noi siamo così presuntuosi da inventarci anche le varianti regolamentari del baseball, tanto ci riesce bene quello standard) che al momento è sul 3-3: uomo in prima e seconda e zero out. Una possibilità ghiottissima di segnare, sperare di vincere e di pareggiare la serie. San Marino cambia lanciatore (mettendo sul monte uno acquistato per fare l’esterno e che in 7 stagioni italiane ha la poderosa ERA di 4.94 e una whip di 1.32) e Grosseto prova a fare un bunt. Una scelta folle, per più ragioni. Partiamo dalla prima: giochi su 21 out e ne regali uno per le tue strategie, finalizzate -penserebbe uno (ma qui sta l’inghippo, come vedremo)- a scongiurare il doppio gioco, onta suprema del baseball italiano da decenni. L’abuso del bunt è una cosa tipicamente italiana, dove il baseball è una cosa seria l’utilizzo di questa strategia è assai più limitata, anzi da almeno 15 anni a questa parte sconsigliata.

Giusto per dare la dimensione del disastro: tal Piccini, esterno del Grosseto, ha effettuato in stagione 7 bunt. Solo lui. La dimensione del disastro, dicevamo: Piccini sarebbe terzo in Major League (secondo in AL) per numero di bunt effettuati, con la piccola differenza che in Major hanno giocato 135 partite, mentre Piccini non ha fatto 120 AB, che in Major un giocatore fa in 30-40 partite. In questa stagione sono stati messi a terra già 381 bunt in circa 30.800 turni alla battuta totali. In Major sono a 132.530 AB e hanno fatto 340 bunt. Ogni commento mi pare superfluo. Diranno i geniacci: "Eh, ma che paragoni fai, la MLB!" Bene allora guardiamo la Atlantic League, la lega Indipendente dalla quale prendiamo, quando va proprio bene, i giocatori per fare la differenza o per farne 9 da mettere in campo. Già più vicina al nostro livello: dopo 105 partite Piccini, con 7 bunt, avrebbe dietro tre squadre nel loro complesso. 35.604 turni complessivi in tutta la Lega, 116 bunt. Giratela come vi pare, 3 bunt su 4 sono di troppo per lo standard americano. Ma noi siamo più furbi, si sa noi come portare il cappello.

Una persona normale si interrogherebbe sul come mai ci sia una tal sproporzione di vedute tra i maestri del gioco e noi buffoni. Già immagino le obiezioni a questo punto, perché sono anni che va avanti questa musica: “eh, ma qui si gioca il baseball italiano”. Il baseball italiano, capito? Quello che ha stabilito che si gioca 7 riprese, per dirne una delle nostre volpate.

La scelta sarebbe folle anche per un’altra ragione, più tattica che tecnica: hai in battuta il 7° del lineup, che sacrifichi per spostare in seconda e terza i corridori ed evitare il doppio gioco che ti castrerebbe un po’ l’inning. Bene, fai il bunt e metti nel box 8° del lineup, che dovrebbe battere una valida o una volata di sacrificio/battuta a terra a destra per portare a casa il punto. Solo che c’è anche il manager avversario, che se non è un lesionato mentale concede base per ball intenzionale all’8° in battuta e ti manda il 9° del lineup (tecnicamente il peggiore battitore) con basi cariche ma anche con un out. Il famoso doppio gioco che tanto ti spaventava pochi secondi fa adesso, se si verificasse, chiuderebbe l’inning. Con 0 punti segnati. 

Ah, mettendo 3 corridori sulle basi, a differenza di quando hai uomo in prima e seconda e zero out, permetti alla difesa (se vuole) di poter giocare più fonda e (questo sicuramente) di poter utilizzare tutte le basi per eliminare il corridore. Quindi, il doppio gioco che tanto ti spaventava, lo vai a cercare mettendo la difesa avversaria in una condizione ancora più comoda per effettuarlo. Una mossa geniale, no? Non mi sembrano considerazioni difficili da fare e mi stupisco che uno come Cappuccini, che ha giocato centinaia di partite in Serie A, tornei internazionali con la maglia azzurra etc etc, sia caduto anch’esso in questa eterna trappolona del baseball italiano.

Ultima considerazione: se uno fosse così patito di bunt, ne facesse la chiave di volta principale del proprio gioco offensivo, per coerenza dovrebbe costruire il lineup secondo tutt’altro criterio, non trovate? Perché non mettere Piccini (7 bunt in nemmeno 120 AB, ripeto) come secondo del lineup? Dovrebbe essere dietro al tuo battitore che più frequentemente va in base, non 7°. Che senso ha giocare di bunt e mettere 7° nel lineup quello a cui hai chiesto già 7 smorzate? Per cercare la valida dell’8°, ammesso che il 6° sia riuscito ad arrivare almeno in prima?

Il tutto facendo finta di non sapere che stai battendo contro uno che fa (di norma e con risultati non certo eclatanti) l’esterno.

Comunque, fanno sto bunt. Ovviamente si fa bunt senza saperlo fare,  perché viene fuori un pop di 3 metri sul terza base che, sveglio come pochi, si guarda bene dal farlo cadere e fare un comodo doppio gioco, impedendo così di ottenere un doppio gioco su una giocata fatta per evitare il doppio gioco nella classica sublimazione del grottesco che solo il baseball italiano sa regalarci. Grosseto non segna, poi perde all’ultimo attacco del San Marino e va sotto 2-0 nella serie. Pazienza. Sulla pagina Facebook ufficiale del BSC Grosseto qualcuno fa civilmente notare che probabilmente la partita è stata buttata via nel 6° attacco, risponde subito piccato un tecnico delle formazioni giovanili che, nel messaggio successivo, sputtana il giocatore che ha effettuato il SECONDO bunt dell’inning. Si, perché dopo il bunt preso al volo dal terza base è stato fatto un altro bunt. Viene fuori che è stata una libera iniziativa del giocatore.

Nota a margine: ci fosse stato l’intervento di un Dirigente a riprendere il tecnico (dico dello sputtanamento del giocatore, sia chiaro) o che, almeno, il messaggio fosse stato cancellato. Tutto normale, vale tutto.


A quel punto mi permetto di far osservare che anche il primo bunt non avesse molta logica (per i motivi che ho espresso sopra) e non è che sia proprio bellissimo che un tecnico delle giovanili sputtani su FB un giocatore della prima squadra. Mi risponde un altro allenatore delle giovanili (colui che peraltro mi fece esordire a 16 anni in A2, all’epoca succedevano anche di queste) che nelle mie valutazioni strategiche non avevo considerato lo squeeze. Capito? Con uomo in prima e seconda e zero out non avevo messo in conto lo squeeze. Nemmeno più il bunt, siamo al bunt propedeutico al bunt. Un vero capolavoro dadaista.

Sento che qualcosa si è rotto dentro, che il bunt propedeutico al bunt proprio non lo posso reggere dopo 15 anni di disintossicazione. Nei pochi giorni che separano Gara 2 da Gara 3 girello un po’ sul sito federale e mi vengono in mente tante domande, a qualcuna delle quali provo a trovare qualche risposta. Penso ad esempio che quando ancora seguivo c’era una strana novellina nell’ambiente, ovvero sia che nel baseball italiano non ci sono i soldi, salvo poi poter spendere i massimi nella costruzione dei roster con 10-15 oriundi/stranieri che solo di volo A/R + stipendio (mettiamo 500 euro minimo al mese per 5-6 mesi) + vitto e alloggio costano diversi soldini all’anno, dimostrando che qualche decina di migliaia di euro si trovano tutti gli anni e che quindi proprio senza senza soldi non siamo.


Al limite spendiamo male, malissimo e dobbiamo ripartire ogni offseason da zero. Poi uno potrebbe chiedersi che senso abbia spendere decine di migliaia di euro per comprare le prestazioni sportive di qualche mercenario di livello infimo (perché ormai si va di scarti di Indipendent League o Rookie League, grassa se arriva un A+) invece di investire nel vivaio e nelle strutture tecniche societarie, ma figuriamoci. Quando anni fa si facevano questi discorsi si era disfattisti, perché a breve sarebbe arrivata la Major League con la IBL e lo Stadio di Roma. Avete visto come è andata, no?

Insomma, ciaccio un po’nel sito della FIBS e trovo un interessante file: un sondaggio effettuato sul pubblico degli stadi italiani del 2010.

Rileggerlo oggi fa male al cuore. Gli intervistati si dichiarano interessati all’orario serale delle partite del venerdì e del sabato (73% del campione totale), adesso ci ritroviamo il doppio incontro il sabato (quando va bene) oppure addirittura la domenica mattina e domenica pomeriggio (quando va male), perché si può essere in Serie A senza giovanili e col campo senza illuminazione. Se uno volesse vedersi entrambe le partite, insomma, si troverebbe ostaggio della società ospitante per 6-7 ore, in stadi fatiscenti, con erba alta e bar chiuso (perché come mi è capitato a Ferragosto a Grosseto se guardi il baseball e vuoi bere una birra, dopo che in occasione dei Quarti di Finale hai anche cacato 10 euro per entrare, devi ciucciarti le dita e rompere meno i coglioni).


Preso dal raptus indago e cerco qualche bilancio delle società sportive. Sul sito del Comune di Grosseto trovo questa pagina:

https://new.comune.grosseto.it/web/archivio-tariffe-e-bilanci-societa-sportive/

Trovo il bilancio del Grosseto del 2013, allora impegnato nella Serie C. Roba non proprio fresca ed attuale, ma insomma mi dico di darci un’occhiata almeno per avere un’idea, anche se non so assolutamente leggere un bilancio. Figuriamoci.

Vedo che tra pubblicità, sponsorizzazioni e ricavi da partite e abbonamenti le entrate si fermano sotto i 25.000 euro. Per pura curiosità guardo il bilancio della società calcistica Nuova Barbanella, che non so in quale serie militasse nel 2013 ma credo intorno alla Seconda Categoria, ovvero la penultima serie del calcio, o comunque non tanto sopra. Il confronto è impietoso, ovviamente: solo di ingressi alle partite si sfiorano i 40.000, le entrate totali sono 117.000 euri. Torno al bilancio del Grosseto Baseball, mi cadono gli occhi sul contributo versato al Junior Grosseto, ben 630 euri. Per fortuna c’è anche il bilancio dello Junior, così me lo guardo e trovo qualche voce interessante, che se fossi più ferrato in materia attenzionerei maggiormente: “spese cellulari” ammontano ad esempio a 3.052 euro, che diviso 12 mesi del lasso temporale del bilancio in questione fa un bel 255 euro al mese. Molto interessanti anche i 26.000 euro di “compensi consiglieri”, 2150 al mese da destinare ai consiglieri per una società che fa solo settore giovanile non è indice di uno sport proprio povero, penso tra me e me. E anche i 33.600 euro segnati alla voce “Rimb. For. Dirigenti” sono dei bei soldini, fanno 2.800 al mese di media. Il totale di queste 3 voci sono sono 62.652 euri, la società di calcio che ha entrate per 117.000 ha come “Totale Compensi” (totale quindi boh, magari anche giocatori?) 42.630 miseri euri. E poi si parla di sport povero. Non sto insinuando nulla, dico solo che non è uno sport povero come spesso ci vogliamo raccontare. E’ un po’ la goccia che fa traboccare il vaso, il baseball italiano vada dove vuole andare (soprattutto dove merita di andare), chiudo qui ogni rapporto.

Spero. E vi prego di aiutarmi a superare questa mia dipendenza, rinfacciandomela appena mi sentite parlare di qualcosa inerente il baseball.

Tuttavia, come ultimo gesto di amore verso uno sport che comunque mi ha dato tanto, nel bene e nel male, mi permetto di condividere con chiunque si troverà a leggere queste righe qualche idea che forse potrebbe aiutare quantomeno a rimandare il disastro definitivo. Lo spirito con il quale è da intendersi quanto sotto è quello della canzone di Gaber “Buttare li qualcosa” (e andare via).

E’ il programma redatto dall’utente Roberto Sieni del forum B&B nel lontano 2004. Sembra incredibile ma è ancora attuale 20 anni dopo (a dimostrazione dello stato comatoso del baseball italiano) e qualcosa di quel programma è stato scimmiottato -male, a quanto ho capito- dall’attuale presidenza FIBS. Presumo che ormai i buoi siano scappati dalla stalla e sia troppo tardi per porre dei cambiamenti che salvino la situazione, perché quando si arriva al bunt propedeutico al bunt credo sia il caso di spegnere la luce e chiudere la porta. In ogni caso questa pappardella sotto ha dei buoni spunti da cogliere ed integrare, con un veloce riassetto qui e lì è tranquillamente spendibile per tentare un ultimo disperato salvataggio di una nave che è ormai quasi completamente affondata:


PROGRAMMA


Punto primo:

Dichiarazione di anno zero.
Dichiarazione formale, e sostanziale, come è la dichiarazione di calamità che non si limita, formalmente, a constatare ma mette in atto necessari provvedimenti, allo stato delle cose. Anno zero. Dichiarazione di anno zero. Per anno zero si intende sia la fine di un periodo, sia l’inizio di un (nuovo) periodo (come la campanella a scuola. Ricordate?).

Per fine di un periodo si intende la definitiva chiusura con l’esperienza fin qui svolta, e quindi la filosofia, le modalità, le strutture e le persone che hanno gestito fin qui.


Per inizio di un nuovo periodo si intende l’irripetibile occasione (decisiva, perché fallita questa, chiuso definitivamente tutto) che oggi ci si presenta dall’interessamento delle MLB alla nostra meschina esistenza.

Finalmente si realizza, professionalmente, quell’inizio - sotto l’egida del paese massimo del baseball - che quasi 60 anni fa si ebbe in maniera allora, contingente e casuale, il nostro baseball essendo figlio dello stanziamento delle truppe americane e relativo sviluppo sul verbo che essi ci dettero. In maniera, ripeto, allora, contingente, e casuale, non certo perché interessati, gli americani, in quel frangente, a che si sviluppasse un baseball da noi. 


L’interesse delle MLB è ovviamente, come in ogni professionismo ed in ogni ambiente in cui si agisca con professionalità, economico. L’interesse delle MLB è ampliare il bacino d’utenza del prodotto baseball (più pubblico, da cui più merchandising, più diritti televisivi, etc), e ampliare il bacino di formazione dei giocatori per il massimo spettacolo (fare giocatori livello MLB, semplice nozione già recepita da paesi europei che presto ci faranno le scarpe, e da paesi “improbabili” come l’Australia, che intanto ha vinto anche un argento olimpico). E da questo non possiamo esimerci, né staccarci.Di questo dobbiamo dare atto che accada adesso, e che sia l’unica cosa interessante accaduta nel corso della gestione attuale.


Due interessi convergono quindi in questo momento zero: - recepire dagli interlocutori americani i loro programmi, disponendoci a mettere in atto quanto sia già in loro pensiero come progetto. Per parte nostra disponendoci con serietà ad essere soltanto allievi. Si può evitare di usare parole grosse come umiltà o altro, ma si capisca che è necessario (e quanto lo è) che ci si spogli della nostra spocchietta provinciale e ci si disponga ad ascoltare chi ha da insegnarci;


- nella considerazione (a) della nostra incapacità a fare come abbiamo drammatica testimonianza da quanto abbiamo fatto fin qui e (b) nella necessità che il nuovo organismo si installi senza equivoci e difficoltà per persistente presenza di antiche figure e strutture obsolete (gramigna che uccide i nuovi semi buoni), dimissionare ogni ente e sub-ente, e carica e sotto-carica, come si conviene quando, al passaggio di potere, chi appartiene al precedente rimette le sue dimissioni e permette una ricostruzione generale.


Come prima dimostrazione affidare in toto la gestione dell’Accademia a personale MLB, quindi:

A/1) dimissionare definitivamente i responsabili aventi gradi di lungo-corso;
A/2) azzerare enti, entini e sub-enti e ridisegnare una mappa organizzativa. La più leggera possibile. Basta coi CR, al loro posto massimo una tripartizione per macrozone. Se lo statuto vuole il regionalismo, si modifichi lo statuto, oppure si lasci in vita i CR come semplici uffici di trasmissione, con un segretario operativo e basta. Nella sostanza: alleggerire i costi, le spese per mille rivoli, selezionare il poco di qualità rispetto alla grassa e improduttiva quantità attuale di figure titolate di gradi e gradettini, 1 professionista al posto di 15 degli attuali “volontari”.


A/3) chiudere il link con Cuba.
Su questo punto merita essere ben chiari.

Su questo tema, nel corso del tempo, si è fatta una gran confusione mettendo di mezzo di tutto, compreso sciocche accuse di razzismo. A me pare che il razzismo sia stato ben esercitato dall’atteggiamento di molti pro-cubani, nel modo e nel metodo con cui hanno inteso accogliere e servirsi di queste persone, come meglio dirò sotto.


Tuttavia il discorso qui è strettamente tecnico. Cuba è un miracolo vivente di resistenza e di energia. L’ultimo oro olimpico (che pure voglio ricordare l’Olimpiade è un campionato di secondo se non di terzo livello) è un premio comunque importante. Ma la loro scuola è ferma stante le difficoltà economico-sociali e politiche, di quella nazione, la loro scuola è difficilmente trasmissibile per la semplice mancanza di materia prima, primissima, una letteratura tecnica e scientifica. La loro scuola si può fare quando si ha un numero ampio su cui scegliere. La loro scuola (oggi sospetto) resta in patria e qua non ci vien mandato il meglio. Sbaglierò, ma vedere Igino Velez e chi guida il team primo in A1, mi fa pensare questo. La loro scuola è una scuola. Quella americana è un’altra e diversa. Occorre scegliere. La cosa peggiore è voler mettere entrambe insieme. La cosa peggiore è come adesso avere un metodo cubano e un metodo americano di battuta, come già ebbi a dire (a titolo di esempio). La cosa peggiore è voler fare questo e quello. La loro scuola si è dimostrata comunque intrapiantabile. Non ha prodotto miglioramenti, anzi il fallimento di questi ultimi anni ci ha portati ad una pochezza di livello come mai, non ha prodotto una nostra scuola tecnica.


In tutto ciò, sia chiaro, le maggiori colpe, sono nostre. Abbiamo ovunque dirigenti che, molto poco professionalmente, hanno inteso prendere il cubano con l’idea - semplice - che sia uno disponibile a starci tutto il tempo, essere tanto, indipendentemente da essere cosa. A qualcuno si è affidata perfino la manutenzione del campo, credendo davvero di prendere a tutto servizio (i non-razzisti, che bravi!), riconoscendo al cubano poca professionalità, non dandogli alcun rispetto. Si è infine preteso che il cubano si adeguasse a noi, dovendo accettare i nostri costumi e non certo imponendo una condotta seria alle nostre attività. Si è infine pensato di usare del cubano per i nostri personali interessi. Da cui l’assalto al tecnico cubano da parte di genitori, dirigenti interessati, e quant’altro, per promuovere il proprio rappresentato.


Tutto questo perché? Semplicemente perché potendo il dirigente disporre di conferma o meno del tecnico cubano e quest’ultimo, essendo in condizione di necessità per cui tornare è un’occasione economicamente rara di sistemazione, il tecnico cubano è stato svilito, ricattato, trattato dall’alto in basso.


Colpa nostra. Noi siamo così (e c’è da vergognarsi). Purtroppo non possiamo dunque permetterci questo tipo di personale. Ce ne vuole altro, non ricattabile, visto che noi non sappiamo, da soli, comportarci come si deve. Personale capace di intimorire, questa volta, noi. Spero infine che con la chiusura di questo link si cessi di usare dei viaggi a Cuba, uno squallido turismo che è stato elargito a piene mani come moneta di pagamento. Quest’ultimo costume del baseball italiano è di uno squallore e di una vergogna senza fine.


Ancora:
A/3) stante la nostra situazione, offrire ai responsabili MLB una relazione chiara, e critica, del nostro stato di cose. Che è: personale obsoleto e spesso incompetente, dilettantistico fino al livello dell’amatoriale, nondimeno ben politicizzato, e venuto su per personali consorterie. Sul vecchio totalmente incastrato in questo andazzo e sul quale niente più da dire che il suo pensionamento, sul nuovo ampia verifica da fare, troppi essendo cloni e figliocci di quelli al punto sopra. Personale su cui poco contare (e tutto da revisionare), organizzazioni al limite dell’indecoroso, attività giovanile nulla, scuola tecnica e arbitrale assolutamente a zero;


A/4) far effettuare quindi dai responsabili MLB una riqualificazione del personale (sia quello tecnico che quello gestionale) attraverso esami che essi effettuino in loro piena autonomia e, nella stessa occasione, scelgano chi a cui affidare gli incarichi, per una nuova struttura che, comunque, verrà chiesto di fare come la più leggera possibile, onde non ricreare nella spaventosa moltitudine di poltrone, poltroncine, divanetti e seggiolini - com’è stato fatto - un’area di collusione che ha strangolato - come è successo - la dialettica per trasformare tutto in un sistema di collusione e connivenza, dunque di consenso.


Per parte nostra, offrire i seguenti spunti (da verificare se e come con i nostri interlocutori):

B/1) riformare la scuola tecnica attraverso, d’ora in poi, un insegnamento centrale, da svolgersi da personale Usa (MLB ma anche Minors o High Schools, ad esempio un Rod Delmonico), per full-immersion di sessioni brevi. Evitare così la pluralità delle dottrine (a voler dire bene) quale abbiamo oggi secondo la ratio (sempre a voler dire bene) del boss locale, e mettere in atto un percorso formativo di qualità (e non le veglie attuali, dette corsi-tecnici, gestiti dal primo di “buona volontà” che spesso ne ha tanta, troppa, da esser sospetto). Idem per la scuola arbitrale;

B/2) portare le società a fondersi in franchigie. Il dispendio di energie non sincronizzate, e addirittura, campanilisticamente avverse (anche a pochi chilometri di distanza), è una della cause di maggior dispersione del patrimonio economico, tecnico e umano.

Come spingere in questo senso?


B/2-a) Obbligo di presentazione di bilancio da parte delle società di come ripartito il budget. Proibizione di spesa oltre una certa cifra per la sola prima squadra. In tal modo si calmierebbe l’uso smodato degli oriundi, su basi economiche e non aprioristicamente nazionalistiche o razziali come da trent’anni si impegnano a vedere in questo senso, e a contestare, i begli spiriti e i buontemponi che ci rimproverano d’essere autarchici e razzisti (e ora lo vadano dire anche a Petrucci e Ciampi). Così facendo si rimetterebbe in obbligo la società (le società, ogni società) a dover avere un comportamento virtuoso rispetto alla spesa, che altre risorse dovendo restare verrebbero spese per attività giovanili e infrastrutture, e si obbligherebbero quindi le società a doversi consorziare allo scopo di offrirsi reciprocamente servizi altrimenti insostenibili ognuna per sé;

B/2-b) obbligo di avere tesserati un certo numero di allenatori, di specialisti, (pitching coach in primis), di preparatori atletici, di medici. Ancora, le società sarebbero spinte a consorziarsi per unire in un’unica organizzazione quelle figure richieste, altrimenti insostenibili ognuna per sé;

B/2-c) riformare i campionati con una A1 allargata e permettere l’ascensore per le squadre regolarmente costituitesi in franchigia. Regolamentandolo con il minimo, e ovvio, limite del giorno e non come il buffonesco uso fatto finora. Abolire il doppio incontro;


B/2-d) iscrizione illimitata dei clubs alle varie Divisioni (o Serie) in base a precisi, certificati parametri economici;

B/2-e) eliminazione delle retrocessioni e delle promozioni;

B/2-f) eliminazione di ogni limite numerico al tesseramento di atleti stranieri (per smetterla con l’aggiramento dell’oriundo che è un modo per eludere la legge, protezionistica, ma in vigore, anti-straniero), un’ipocrisia e un anacronismo. Poi ognuno mostrerà quanto abbia voluto vincere per sé, o costruire per il movimento. Ed avrà giusto premio, come adesso ad Atene quando, anche per chi perde c’è un parola per il buon lavoro, per il baseball c’è l’offesa più infamante, il silenzio, la non-considerazione;

B/2-g) obbligo di campionato Juniores a seguito del massimo campionato;

Nota sui punti a), b), c), d):
Riunendo insieme il senso di questi punti e l’espressione “altrimenti insostenibili ognuna per sé”, si vuol significare come occorra mettere in atto una filosofia ed una pratica esattamente opposta a quella fin qui svolta, che porti le società a doversi obbligatoriamente dirigere in una certa direzione. Per meglio dire: fin qui ogni carenza delle società, e il suo vizio di essere corpo isolato sul territorio, o essere deficitaria sul piano del reclutamento, e comunque del numero per fare attività giovanile, nonché la pochezza di mezzi tecnici e di sostegno (medico fra questi) ha portato ad un legiferare sempre a favore del consentire sia il poco che l’arbitrio della società. Il poco quando poco facesse, l’arbitrio quando pensando agli affari suoi e basta, la società potesse così campare indisturbata.
Si tratta di fare il contrario (modesta rivoluzione copernicana): imporre invece leggi per le quali o fai o smetti. Delle innumeri società che smetteranno poco ci importa e poco importerà agli americani (e questo è il punto) che poco hanno interesse ai numeri retoricamente (ma non realmente) rappresentativi (come le vacche di Mussolini spostate per farle apparire di più) e che niente di sostanziale esprimano. La cultura dei numeri da ostentare soltanto, spesso portando numeri fittizi, ovvero società che in realtà sono dopolavori o, per fare un altro esempio, corsi tecnici iperfrequentati e licenzianti alto numero di tecnici, quando in realtà sono ritrovi di genitori che vogliono prendersi anche il cartellino, questi numeri non devono avere più possibilità.


Poco ma buono e, per chi non ce la fa da solo - tornando alle società -consorziamento, appunto, con altre, onde poter far fronte, attraverso un’azione comune, mutuale, a quanto richiesto. Per capirci: un medico (o un pitching coach) per franchigia si trova: 4 medici (o 4 pitching coach) perché quattro società vogliono fare ognuna il suo poco da sé, no. O meglio, se lo possono fare, bene, altrimenti, dove non possono, nessuna deroga, nessun accomodamento, o - peggio ancora come è accaduto fin adesso - nessun ricalcare con leggi federali quello che è la pochezza e l’incapacità della società. Dunque, per forza o per amore, come dicono a Siena nei giorni del Palio.

Fra gli altri obblighi da imporre alle società, fin qui invece libere monadi vaganti nella loro irresponsabilità:

C/1) declassamento all’ultima serie nel caso di rinuncia del campionato (evitare l’arbitrio per cui ognuno gioca dove gli pare, le follie di un anno da pagare con anni di relativo purgatorio e non di vero inferno, imporre di fare programmi che siano coerenti nel tempo, e non riaggiustabili con facili rinunce anno per anno);

C/2) multa alla società, per responsabilità oggettiva, nel caso un suo atleta sia sospeso per doping;

C/3) abolizione del vincolo e del prestito reiterato. Possibili i contratti vincolanti fra le parti, che stabiliscano consensualmente la durata dell'appartenenza. Con contratti verissimi, non veri soltanto;

C/4) esclusione di società non attrezzate in tal senso e loro costituzione in lega amatoriale, esclusa in toto da programmi, costi e spese, servizi da dare o da ricevere da parte federale.

Sulle Nazionali ristrutturare metodo e filosofia:

D/1) come ormai impostoci (visto che non ci arrivavamo da soli) da direttive CONI (nientepopodimeno) darsi l’obiettivo di schierare non già la “miglior Nazionale possibile”, bensì “la miglior Nazionale espressione del nostro movimento e della nostra scuola tecnica”;

D/2) utilizzare delle Nazionali come di un gruppo di vertice cui dare maggiori occasioni di crescita anziché pensarle come squadre che debbano portarci allori (che su questa opzione abbiamo anche fatto ridere abbastanza). Stabilire quindi il calendario degli impegni per partecipazioni a spring-training in Usa, tornei di nostra accessibilità e interesse, rispetto ai quali Europei, Mondiali e Olimpiadi, siano l’ultimo pensiero, lo sbocco, forse futuro, ma non certo l’oggetto dell’attività, oggi.

Nel settore giovanile:


E/1) rivedere completamente la filosofia e i personaggi che animano l’attività a livello rappresentative e nazionali, tutti presi, come nelle agghiaccianti dichiarazioni di questi giorni in vista del Mundialito, a pensar di vincere. Basta col vedere ragazzini lanciare 60 curve per vincere un torneo. Espulsione dei tecnici che hanno condotto fin qui le giovanili (misura che dovrebbe esser già compresa nella riqualificazione-riesame del personale tecnico, come detto sopra;

E/2) chiusura del PVA. Un inutile doppione che ha nuovamente riconfermato quei vecchi che andavano, invece, pensionati;

E/3) realizzare un programma di campionato giovanile ampio e vasto (minimo 50 partite tornei esclusi). Restringere al minimo lo spazio “free” dove prosperano i tornei, sperequazione fra società e società, attività differenziata per società che possa spendere per tornei e società più povera, nonché illecita creazione di una classe impropria di gestori l’attività giovanile;

E/4) creare un apposito canale di supporto informativo-logistico attraverso cui i giovani che lo desiderino potranno scegliere di frequentare scuole negli Stati Uniti e, conseguentemente, incentivare gli atleti di interesse P.O. a militare in società di I Divisione oppure, ove possibile, in high schools e colleges degli Stati Uniti;


E/5) nel settore giovanile imporre che solo tecnici abilitati al solo settore giovanile possano operare. Separazione di carriere fra tecnico senior e tecnico junior. Perché, come ho già detto, è invalsa l’abitudine, da parte del tecnico, di iniziare dalle giovanili non come vocazione, ma come sola porta possibile per l’inizio della sua carriera. Così si ha personale tecnico giovanile interessato alla propria gloria (e a vincere, unica visibilità possibile) piuttosto che a fare i giocatori. Messaggio chiaro anche alle società che la filosofia non è “si comincia dalle giovanili”, ma che i due settori sono diversi, dei due più importante e difficile essere un tecnico giovanili, che le giovanili non sono la palestra d’allenamento della carriera di un tecnico;

E/6) ovviamente, onde dare il buon esempio, aumentare le risorse economiche federali all’attività giovanile;
Sempre a proposito delle rappresentative (nazionali o regionali, senior e junior):
- selezioni solo ed esclusivamente per try-out e non più per segnalazione;
- tutti i tecnici federali devono essere solo federali e non anche di club. E nessuno può avere più di un incarico o più di una carica (di qualsiasi natura questa carica sia).

Ad estensione dall’ultimo punto lo stesso divieto deve valere a qualsiasi livello e funzione (presidenti di società e membri CF, o nei CR, etc).

Quindi, occorre mettere mano al settore pubblicità, stampa, informazione e marketing. E cominciare a pensare che dobbiamo avere pubblico. Che il pubblico è l’audience, quella che ci dà il diritto all’accesso in TV e qualche introito d’incasso.
Qui è necessario affidarsi a un professionismo vero e serio, vincolabile nei ritorni economici in percentuale di guadagno. Gli statali che, comunque vada, prendono il loro, qualsiasi sia il volume del lavoro prodotto o i risultati ottenuti, non possono funzionare.

Personalmente mi basterebbe che si realizzasse:

F/1) un ufficio stampa serio e professionale, che trattasse il popolo del baseball con serietà e vera trasparenza. L’altezzoso scontrarsi di questa gestione è stato quanto di peggio;- una scuola che desse insegnamento al baseball per i giornalisti sportivi. Ipotesi credo non peregrina se svolta da personale Usa e in prossimità di sviluppi appunto europei del baseball, nonché del mondiale “pro” del 2006.


Come raccontiamo il baseball, noi, è da suicidio. Lo è da parte di chi è dentro, che - basta leggere i resoconti delle Olimpiadi - siamo al pressappochismo biscardiano della fortuna e della sfortuna, o da chi, tipo Elio e Faso, con 1000 ringraziamenti per l’impegno personale, ce lo ha raccontato come uno “scherzo”. Come ogni Federazione che si rispetti dobbiamo avere personale competente da mandare a spiegare il baseball. E non come crediamo di fare, quando, poco, lo facciamo, adesso. Il baseball non accetta il pressappochismo di derivazione calcistica nostrana;


F/2) stipulare un accordo, come ha già fatto la Russia, per la trasmissione di partite delle MLB. Sì, l’obiezione è facile: noi, qui, noi là, la Rai. La verità è un’altra. Da sempre chiusi nella nostra spocchia provinciale ci siamo rifiutati di vedere nelle MLB il prodotto trainante, il testimonial. E’ l’ora di smetterla. Dobbiamo affiancare a SKY che gentilmente ce l’ha regalato, o altrove, un’attenzione che non abbiamo avuto neppure l’interesse a dare.
Attenzione: questo disinteresse ha prodotto anche guai tecnici terribili. I nostri giocatori giocano a baseball senza vederlo. Non vedono l’A1 (anche per la ristretta cosa che è), non vedono le MLB, seguendo questo tracciato di disinteressamento che, spocchiosamente, ripeto, il baseball italiano ha voluto avere.


Com’è possibile imparare qualcosa senza averlo visto? In questi giorni ho visto un ragazzino di una squadra di Vienna riprodurre in battuta tutta una serie di movenze e di tic dei giocatori americani. Sono rimasto folgorato. Intendiamoci, auguro al ragazzino di non aver colto solo questi elementi esteriori, dalle sue visioni, ma il ragazzino dimostrava di essersi ampiamente imbevuto di modelli del gioco. I nostri, no. I nostri vanno in campo con lo stile e l’attitudine degli alpinisti o dei maratoneti, o di chi volete, ma non dei giocatori di baseball. Non lo vedono, non gli è stato fatto vedere, non sono stati sollecitati ad una cultura del gioco, sono stati lasciati al loro sé e basta.

Questo è un test. Un test per vedere se c’è forza attiva o se ormai l’inerzia regna sovrana. Vediamo se i piccoli rimestatori usciranno finalmente dal guscio e affronteranno una discussione, vediamo se gli scontenti sapranno farsi sentire, vediamo se avverrà una presa di posizione su cosa vogliamo, e se nascerà una forza d’indirizzo che deve venire da chi appartiene al movimento e che forzi il movimento stesso (e, in ultimo, chi lo guida) verso una certa direzione.


Altrimenti, lo ripeto, Bianchi o Rossi presidente, è la stessa cosa.E questo è già possibile, perchè esprimersi, manifestare, mostrarsi, è possibile anche senza voto, anche adesso quando un sistema elettorale per deleghe di delegatati deleganti fa accedere al voto solo gli elettori. Un’altra anomalia, certo, e da riformare. Ma non sufficiente a giustificare quanto alto sia lo sciatto silenzio-assenso, il vero voto che permette quello che è.
Vediamo.

Altrimenti eravamo davvero quello che siamo.

Poi, siccome Cesare Polacchi aveva chiesto un chiarimento sul concetto di franchigia, era stato aggiunto:

Una traccia, con un esempio. In un certo luogo, in una certa area, c’è una squadra di A1-A2, due di B (di cui una vincerà il campionato ed andrà in A2) una di C, un’ultima, infine, che fa attività solo giovanile: ragazzi, allievi e cadetti.Le altre società con squadre senior fanno attività giovanile a macchia di leopardo. Chi fa solo i cadetti, chi solo gli allievi, etc.
Tutti fanno le loro categorie,quando le fanno, quando non le “bucano”, con squadre che hanno, ognuna 2, 3, max 4 giocatori su cui vale la pena perdere tempo e un decina di lavativi, sempre coccolati e pregati e aventi ogni concessione “perché altrimenti se smettono non si gioca” che dettano le regole del disimpegno (allenamenti come optional, presenze se e quando) etc e che inquinano i migliori o “possibili”. Tecnici raccattati alla bell’e meglio per fare, ognun per sé, squadre di categoria che non varrebbe, singolarmente, di nessuna, la pena.


Immaginati per un momento che, già l’intelligenza umana da sola dovrebbe, o per le regole lo imponessero, che i 5 presidenti delle società si riunissero e semplicemente censissero (a livello giovanile) le loro forze. Ognuno potrebbe portare non più di 2, 3, 4 giocatori “cui valga la pena” per categoria, e sommando quelli si facesse l’unica squadra di categoria (e questo per ogni altrra categoria). Avremmo 4 squadre, serie, delle 4 categorie, una palestra dove i migliori non vengono mal influenzati dai peggiori, un risparmio economico, un solo campionato anziché più, una migliore possibilità di offrire il meglio in quanto tecnico. Una muitualizzazione delle risorse e un risparmio di spesa, evitando doppioni inconsistenti.


Già questo sarebbe stato normale, e senza forma ufficiale di franchigia. Invece, ognun per conto suo, e la Federazione a premiare questo. Prima mettendo che una sola squadra giovanile sia bastante, poi mettendo multe ridicole alle rinunce. Allora mettendo invece l’obbligo di tutte le categorie e offrendo l’istituto franchigia, le squadre dovrebbero, per forza comportarsi, così. La franchigia X si cosituirebbe a livello senior di tutte le societa di minor e, a livello giovanile, della sintesi di tutte le forze, altrimenti disperse e inquinate, radunate nelle squadre delle varie categorie.


Ti tralascio che, in quanto franchigia, si otterrebbe anche un vantaggio per i senior, perché permettendo l’ascensore fra le serie, per un giocatore di A1 che si infortuna, può andare un giocatore di A2. Si otterrebbe anche che un giocatore restasse nel “circuito”, anziché sparire certe volte definitivamente, fuori dal movimentro, certe volte in serie minori senza più neppure un obiettivo di essere riserva.


Si otterrebbe che si smetterebbe di tenere in panchina da tre anni un prospetto azzurro semplicemente perché giudicato troppo giovane per l’A2 ma, non facendo neppure il campionato juniores quella società e, certo, non dandolo né in prestito né in cessione a una squadra minor, perché ognuno si tiene il suo e se lo scambia vuole guadagnarci, il ragazzo è a marcire.


Obbliga invece le società a dover coprire l’intera richiesta, anziché fare le leggi sui loro desiderata, e certi costumi - per necessità, magari, non certo per intelligenza - cesseranno. Obbliga. Sì, obbliga. Nel volley prende punti di penalizzazione la squadra senior se la società non fa attività giovanile. Il volley ha degli obblighi. Il volley è infatti soprt olimpico. Ci vuol stare anche il baseball, alle Olimpiadi? allora paghi dazio come tutti. Altrimenti, se vogliamo continuare a fare come ci pare, possibilissimo: però alle Olimpiadi non andiamoci (come si vede da cosa succede ad andarci). Anzi, altro che Olimpiadi, andiamo tutti a giocare al prato del Quercione e lì, davvero, ognuno può fare come vuole (non c’è bisogno neppure delle divise, basta anche una tuta).

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