Ave villici!
Come va? Stasera niente Russia, guerra o politica, ma un disastro ben più interessante da osservare: il baseball italiano. Se l’argomento non vi interessa chiudete pure, ci sentiamo alla prossima volta in cui do spazio ai miei deliri su altri temi. Stasera torno a scrivere di baseball italiano dopo boh, probabilmente 15 anni.
Velocemente: da qualche tempo il virus del baseball ha ripreso a circolare nelle vene. Lo scorso anno volevo fare il corso da tecnico, poi vista la soluzione logistica trovata dalla Federazione (corso per Centro Italia da svolgersi nella centralissima e ben collegata località di Montefiascone......) mi dissi che alla fine era meglio così, mi sarei evitato solo altre incazzature dopo quelle da pseudolanciatore e tifoso a cavallo tra fine ’90 e primi ’10.
Poi purtroppo a Grosseto è venuta fuori una società interessante che ha messo su una bella squadretta di giovani che si sta togliendo diverse soddisfazioni ed eccomi qua, addirittura a scrivere su queste paginette di baseball italiano, una cosa inaudita.
Che cosa ho ritrovato dopo 15 anni di totale abbandono di un ambiente che ha fatto di tutto per farmi passare una passione totale, come quella che avevo nei confronti della versione italiana di questo bellissimo sport?
Peggiore di quella che avevo lasciato, schifato, dall'ultimo BBC che mi ricordi, ovvero quello post gestione Banchi targato Bagialemani.
Vediamo un po’, nemmeno so bene da dove cominciare. Partiamo dalla strettissima attualità, visto che ci sono le semifinali per lo scudetto (San Marino vs BSC Grosseto e Parma vs Bologna). La prima cosa che salta all’occhio è la regola della partita giocata sulla distanza dei 7 inning anziché i canonici 9, una cosa da minibaseball. Non so nemmeno cosa dire al riguardo: l’eccezionalità, nata negli USA in era Covid in caso dei doubleheader, qui diventa la norma. Pazzesco. La cosa assume contorni ancora più grotteschi se si pensa che la Poule Salvezza si gioca invece sulle 9 riprese. Nel continuo ribaltamento della realtà del baseball italiano più sei bravo, più vai avanti e meno devi giocare.
Uno sguardo alle semifinaliste: iniziamo da San Marino del mio amico Mauro Mazzotti (ciao Mago!). La cura Mazzotti ha funzionato, da squadra che faceva un continuo sali-scendi tra A1 e A2 (ci ho giocato contro anche io nella mia misera carriera, per dire i livelli patetici che era solita toccare San Marino) adesso è una corazzata che ha vinto diversi scudetti e qualche Coppa dei Campioni.
Direi che è un interessante caso studio del microcosmo baseball italiano: sul monte Titano, dopo questa serie decennale di trionfi si sarà sviluppato un movimento ed un interesse invidiabile, viene da pensare. Sennò per quale ragione fare la corsa ad ingaggiare stranieri da ogni dove, spendere migliaia di euro ogni anno, accanirsi sul pover Tiago da Silva invece di lasciarlo ad una serena pensione? Per vincere lo scudettino o la coppa dei campioni e festeggiare in famiglia?
Vedo adesso che, ieri sera, Gara 1 delle semifinali scudetto, c’erano sugli spalti ben 350 persone, stando al boxscore ufficiale sul sito della Federazione (dato che peraltro sarebbe facilmente contestabile viste le inquadrature degli spalti del Serravalle, ma facciamo finta sia vero). Quindi nemmeno a creare (a suon di oriundi/stranieri/italiani raccattati un po’ ovunque) una corazzata da una squadra che storicamente era una habitué dei bassifondi aiuta a creare un ambiente meritevole di attenzione da parte del pubblico.Incredibilmente, si raccolgono ancora i soliti risultati che si raccolgono con questa politica da 50 anni.
Questa discussione sugli oriundi va avanti dagli anni ’70, dopo 50 anni siamo sempre qui, ma almeno adesso c’è un caso studio da prendere a riferimento: non funziona. Ma non fermiamoci in superficie, guardiamo un po’ il roster di San Marino.
Lasciando stare gli stranieri (e quante ce ne sarebbe da dire) vediamo i prodotti autoctoni. Tognacci, classe 2000, ha lanciato ben 9 riprese in totale in questo 2023, dopo che nei 3 anni precedenti ne aveva lanciate almeno 40. Una stagione persa. Poi abbiamo Pulzetti, classe 94, ben 54 turni in battuta con numeri identici tra attacco e difesa con Angulo, chissà se lo stipendio sarà lo stesso. Vedo poi tal Giulianelli, mai giocato, ma scopro che da 3 anni è in Rookie League in America. Chissà se viene dal vivaio di Titani. Il primo italiano a roster che trova un po’ di spazio è Luca Di Raffaele (’94), che ha lanciato 40 inning. Va peggio a Lorenzo Di Raffaele (’96) che negli ultimi 3 anni ha messo insieme 17, 25 e 21 turni nel box: fanno 63 turni in 3 anni. Lorenzo Di Fabio (‘92) invece di turni in battuta ne ha avuti 67 solo quest’anno. Unico titolare tra i position player è quindi Celli, con oltre 120 AB.
Questa l’attenzione, sul sito ufficiale del San Marino, al settore giovanile:
Sui social? 1280 follower su Facebook, ultimo post del 17 febbraio. Instagram 2018 follower, ultimo post del Settembre 2022. Stasera, Gara 2 delle semifinali, la TV di San Marino non passava la partita ma un filmaccio di quart’ordine.
Vediamo invece le giovanili, come vanno. Uno squadrone che domina in lungo e largo in Italia ed in Europa avrà un vivaio coi controcazzi: chissà quanti giovani del Titano, una piccola Repubblica che (senza offesa) è abbastanza insignificante in qualsiasi altro sport e di colpo si trova a macinare scudetti e Coppe dei Campioni avrà la fila di bimbi pronti a scoprire lo sport che tanto lustro porta alla Nazione.
Non esattamente, almeno a quanto si evince dal sito della FIBS: nella categoria U18 non c’è traccia di squadre a nome San Marino, si nota solo un Titano Bears 3D Print, mai sentito. Mi pare strano che si possa giocare in Serie A senza l’U18, ma magari adesso siamo cresciuti come movimento ed è concesso. Da questo documento non si vedono collaborazioni:
Poi scopro che per la Serie A sono necessarie solo 2 categorie giovanili (altra cosa che la dice lunga sul movimento e sulla salute dello stesso)
E allora vediamole le giovanili della formazione Campione d’Italia: in U15 abbiamo un San Marino2 in Emilia MacroArea Est, record 1-7 ed ultimo posto in classifica, mentre per U12 di nuovo Macroarea Est, 2-8 il record. Non male.
Ma ora basta San Marino del mio amico Mago, già troppo tempo gli ho dedicato: parliamo un po’ di quel che ho trovato dopo lustri di assenza. Già detto dello sdegno delle partite sui 7 inning, parliamo del resto. La formula del campionato a 30 squadre: ho letto che è molto contestata.
Sinceramente per anni mi sono battuto sui forum per far ampliare la Serie A, feci in tempo a vedere il campionato ad 8 squadre prima di staccarmi da questo ambiente di pazzi. Ho sempre pensato che un campionato che vede toccate solo 4 località contemporaneamente non sia un gran campionato. Probabilmente 30 formazioni sono troppe, ma un allargamento a 20, con 10 città impegnate settimanalmente dal baseball di massima serie, sia un buon compromesso.
Ho visto che la Federazione si è finalmente adoperata per facilitare il percorso verso il professionismo americano e i soggiorni-studio nei college, dove probabilmente in una singola estate un ragazzo italiano giocherebbe più partite di quante ne possa giocare in tutto il settore giovanile. Ottima, rispetto a quanto mi ricordavo dai tempi di Fraccari, anche la quantità di clinic di esperti di oltreoceano. Lasciai il baseball italiano quando quelli furbi tiravano al piccione contro quel coglione di Billy Beane, pensate un po’.
Alcune delle proposte che mi piaceva fare ai tempi dei forum (la formazione dell’Italia U21 in campo in Serie A per evitare casi come quelli citati poco sopra di 22enni impegnati per 9 riprese in tutta la stagione e che magari a 23 smettono o diventano amatori) sono ancora utopie. Del resto magari una formazione X che si ritrova il golden boy figuriamoci se acconsente a cederlo alla formazione U21 per tutta la stagione. C’è da vincere lo scudetto! Con questi cervelli al massimo si può sperare che, a stagione finita, diano il via libera per una mini tournée di una P.O. in una qualche lega caraibica o una Fall League americana, giusto per fargli fare 30-40 partite aggiuntive.
Ha chiuso l'Accademia di Tirrenia, l'unico vero lascito di Fraccari. Compliementi.
Ho notato che in TV non si vede più il baseball (e meno male da una parte, se lo spettacolo è come quello offerto da Gara2 tra San Marino e Grosseto di stasera, tra orrori tecnici, arbitrali e decisionali da parte dei manager), ma si possono vedere su Youtube. Le gare di ieri, alle 23.05 del giorno successivo registrano i seguenti dati: nemmeno 4.500 visualizzazioni per Parma-Bologna e nemmeno 1300 per San Marino-Grosseto. Numeri da sport regionale, tipo tamburello o tiro del cacio. Il video più visto risulta essere Gara 5 delle semifinali 2019 tra Parma e Bologna con 15.000 visualizzazioni in 4 anni, per parlare di numeri.
Figuriamoci se ho ricette per sanare queste deplorevoli condizioni: un tempo, per scherzare, a Grosseto dicevo che serviva un pitcher straniero che richiamasse pubblico, come Otis Green o Navarro. Magari un giapponese con il tipico caricamento tipico dei pitcher asiatici, o un lanciatore di knuckle che fa sempre allegria (ammesso ce ne siano ancora nelle Minors o nelle Leghe indipendenti, vista la particolarità del lancio in questione). Pensare di dire questa roba oggi mi pare fuori luogo, viste le condizioni del movimento.
Anche un altro mio vecchio pallino, le coppe europee che (esclusa la Coppa dei Campioni, vero motivo esistenziale delle formazioni italiane) ci permettiamo anche di disdegnare. Ho visto che oltra alla CdC esistono due nuove competizioni, che le italiane nemmeno hanno mai disputato, perché non ci degnamo nemmeno di vincere la Coppa Uefa o la Confederation Cup, siamo superiori noi. E vaffanculo se magari per realtà come Grosseto, per dire, sono le uniche occasioni di portare in città un alloro continentale e potersi promuovere meglio davanti ad ipotetici sponsor per raccattare due lire in più. O magari far avvicinare due ragazzini in più. Come eravamo ebeti a pienare lo Jannella per la finale di Coppa delle Coppe all’epoca del BBC di Massellucci, per fare un esempio.
Via basta, dopo 15 anni non voglio rischiare l’overdose, ma caro baseball italiano...Balk is back!