Se qui è emergenza figuriamoci cosa deve essere altrove, verrebbe da dire. Ma questo non significa che il problema non esista o che non vada trattato. Si potrebbe obiettare che l’omicidio è solo l’ultimo anello di una catena di angherie, sicuramente, ma mentre non ho alcun problema a credere che una molestia sessuale, uno stupro, un sopruso siano probabilmente denunciate una volta su X (lasciando nel limbo tutti gli episodi non denunciati) che non venga denunciato un omicidio mi sembra abbastanza improbabile.
Fatta questa premessa, vediamo i numeri delle violenze sessuali, categoria che comprende tutto, dalla mano morta che nei bei tempi andati faceva quasi simpatia allo stupro. Oh, il discorso delle molestie denunciate solo in minima parte ovviamente deve valere per tutti gli altri Stati però, perché se la donna vittima di abusi si perita a denunciare in Italia non credo che abbia meno remore in Bulgaria o in Spagna, perché altrimenti il discorso non fila. Comunque eccovi l’infografica delle violenze sessuali, ripeto che la definizione deve essere presa nel suo significato più ampio: anche qui ditemi se i numeri sottostanti giustificano il clima di questi giorni.
Boh, francamente non so che dire. A sentire tv o a leggere qualcosa sui social sembra di vivere in Medioevo, cosa che i numeri smentiscono. Solo che ormai la narrativa è questa, a dire una virgola fuori posto passi per misogino fascista machista stupratore. Certo che voler piegare i numeri alla propria narrativa, per passare come quelli estremamente giusti, progressisti, aperti e illuminati non è una gran cosa, ma liberissimi di farlo, permettetemi almeno di farvi presente che state parlando di una situazione diversa da quella che presenta la realtà, cosa che in medicina ha un nome ben preciso, ci scommetto.
Ma ora basta crudi numeri da persone fredde ed insensibili: parliamo di guerra in Ucraina! Oh, anche qui vi do una notizia: i giusti siete voi. Veloce aggiornamento: l’offensiva ucraina non è andata come era lecito auspicarsi (almeno da parte mia). Del resto a non aver mezzi e tentare una manovra -mi dicono- mai tentata prima nella storia militare può accadere che non vada tutto a buon fine.
Siccome mi sono infognato in podcast di analisti militari (ma non perché “la guerra è bella anche se fa male”, come diceva un tale in una famosa canzone, quanto perché è la ciò che ci circonda ed il fatto di stigmatizzarla di certo non la rimuove dal tavolo della realtà, dove l’ha rimessa Zio Vlad) non è nemmeno secondario quello che è avvenuto: senza aviazione e con gli armamenti ridotti al minimo, la flotta russa nel Mar Nero è stata di fatto annientata in questi mesi, ad ennesima dimostrazione che con un minimo di coraggio e di intraprendenza in più questa guerra sarebbe stata chiusa in 2 setimane.
Ma lasciamo stare l’analisi militare, non mi voglio improvvisare esperto e probabilmente ascoltassi altra gente direi l’esatto opposto con la medesima totale impreparazione in materia: cosa succede adesso? La prospettiva di un conflitto ibernato e prolungato nel tempo è sempre più probabile, di fatto l’Europa si è coperta di ridicolo non tenendo fede alla promessa fatta all’Ucraina ad inizio primavera, quando garantì la fornitura di un milione di munizioni. 28 Paesi in 5 mesi non sono stati in grado di mettere sul piatto quello che l’industria della Nord Corea ha fornito allo Zar dopo le visite caritatevoli di Shoigu. Le forniture di mezzi militari avanzati vanno avanti a rilento e con il contagocce (eppure è bastato vedere un singolo utilizzo di ATACMS cosa ha prodotto negli aeroporti militari russi), gli F-16 no perché non sarebbe giocare alla pari etc etc.
A ‘sto punto mi pare palese che l’Europa non ha intenzione, nuovamente, di fare quel passo avanti storico e si rintani di nuovo nel suo atteggiamento molle e vile. Facciamo nuovamente la figura del continente ridicolo che siamo ed evitiamo nuovamente di giocare come player globale al livello di Cina e Stati Uniti, tutti persi dietro il Green New Deal ed i sacrosanti diritti delle oloturie marine gallesi. Quindi tanto vale che davvero Zelensky accetti di mettersi al tavolo, ceda i territori che deve cedere (così siete tutti contenti), entri nella UE e nella NATO e si chiuda la faccenda senza ulteriori morti una volta per tutte. Andare avanti così, anche come Capo di Stato di una Nazione invasa non ha senso. O almeno io la vedo così, voi vedetela come meglio credete.
Della Russia che dire? Boh, fatemi afre mente locale un attimo, non ne scrivo da diverso tempo e ne sono successe talmente tante che faccio anche fatica a ricordarmele tutte. Ah si, partiamo da qui: si è appena svolto a Madrid il 1° Congresso Europeo sulla Disinformazione, organizzato da UC3 MediaLab. E’ stata presentata la ricerca di Matteo Pugliese (un giornalista di Domani) sulla presenza dei propagandisti russi sulla TV italiana e il loro impatto sulla percezione della guerra in Ucraina.
Sono stati considerati gli ospiti russi su Rai, Mediaset e La7 che lavorano per media controllati da Mosca, funzionari governativi e di istituzioni accademiche/culturali controllate dal Cremlino. Il periodo considerato va dal 1° marzo al 30 giugno 2022: i primi 4 mesi di invasione. Riguardo ai criteri di inclusione: i media russi ricevono veline settimanali sugli argomenti da trattare e i dipendenti non sono “giornalisti” ma propagandisti. Markov e Suslov sono in atenei (MGIMO e HSE) direttamente controllati dal regime russo. Occorre considerare che la TV è il mezzo di informazione preferito dal 64% degli italiani (dato Marco Agency 2022) e l’analfabetismo funzionale in Italia è al 28% (OCSE), quindi se i programmi TV trasmettono disinformazione può avere un notevole impatto sull’opinione pubblica. In base a tali parametri sono stati contati un totale di 21 propagandisti russi, suddivisi in 3 macro-categorie: “media”, “governo”, “ideologi”. In quei 4 mesi critici sono stati ospitati per ben 67 volte dalla TV italiana, dove hanno ripetuto a oltranza disinformazione con scarso fact-checking. Rete 4 ha invitato 15 di loro per un totale di 36 volte, La7 11 ospiti per 29 volte, Rai 3 e Rai 1 una rispettivamente. Dritto e Rovescio aveva uno share medio di 1 milione di spettatori e li ha invitati per 17 volte, Zona Bianca 10 volte tra cui Lavrov, segue La7 per numeri. Zona Bianca ha invitato 8 diversi propagandisti e Dritto e Rovescio 7. DiMartedì aveva uno share medio di 1 milione di spettatori e ha invitato 6 propagandisti russi per 7 ospitate totali. Ottoemezzo raggiungeva quasi 2 milioni di spettatori e ne ha ospitati 5.La TV italiana ha invitato un numero di propagandisti russi ineguagliato in Europa e gli autori TV hanno barattato l'inquinamento dell’informazione con dibattiti più animati per alzare lo share dei loro programmi. La scusa di “sentire l’altra campana” non regge perché quelle espresse dai propagandisti sono conclamate falsità e disinformazione sistematica, ripeterle 100 volte non le rende vere, non offre pluralismo. Come non si dà spazio ai complottisti no-vax. In Europa l'hanno capito. I presentatori TV non erano filorussi, ma non hanno saputo garantire meccanismi efficaci di fact-checking e debunking della disinformazione russa, in diretta o nella puntata successiva. Intanto la prima info è quella che sedimenta in chi l’ascolta, inutile citare i mille studi al riguardo. Che impatto ha avuto questa presenza massiccia di propagandisti russi? Sondaggio IPSOS giugno 2022: per il 32% degli italiani la causa dell’invasione era la minaccia posta dalla NATO alla Russia e solo il 42% ritiene che Mosca non avesse alcuna giustificazione per attaccare. Sempre secondo la rilevazione IPSOS di giugno 2022 per il 39% degli italiani l’informazione era troppo sbilanciata a favore dell’Ucraina, mentre il 45% riteneva che fosse giusto dare visibilità e spazio mediatico a esponenti ufficiali russi per parlare dell'invasione. Secondo il sondaggio di maggio 2022 commissionato da ECFR, il 27% degli italiani riteneva che i principali responsabili della guerra fossero “Ucraina, UE e USA”, la percentuale più alta su 10 paesi europei. Non un caso. Anche su chi fosse il principale ostacolo alla pace. In conclusione, la presenza per 67 volte di 21 propagandisti russi direttamente legati al regime di Mosca o che esprimono posizioni apertamente apologetiche dell’invasione dell’Ucraina ha avuto un impatto nefasto e distorto la percezione dell'opinione pubblica italiana.
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Vabbè basta, 4 pagine piene zeppe di Word a gratis, ma che siamo matti?!