Questa recensione nasce come una rappresaglia.
Cercherò di essere breve nello spiegare il perchè.
Da giovanotto tornavo a casa dalla scuola verso le 13:30 e non vedevo l'ora che alle 14:00 iniziasse "Jack Folla", una trasmissione radiofonica in onda sulle reti Rai che per anni è stata la mia prima scelta rispetto ai "Simpson" (che, sia detto per inciso, hanno una loro dignità artistica totale). Era un programma bellissimo: Jack Folla era un dj condannato a morte nella prigione di Alcatraz che aveva avuto l'autorizzazione di collegarsi con la radio italiana per dare il suo commento sull'attualità culturale e politica del Bel Paese. Erano gli anni del berlusconismo ruggente, io avevo appena scoperto le droghe e la topa: gli anni che non si dimenticano per tutta la vita. Il programma era una finzione, ovviamente, ma era davvero un programma di qualità, tanto è vero che la trasmissione durò anni in radio, ebbe anche una serie TV per poi passare a Radio24.
L'autore dei testi del programma era Diego Cugia, già collaboratore di vari programmi TV e scrittore di alcuni libri di buona qualità (consiglio "No" e "Tango alla fine del mondo", oltre a quelli della serie su Jack Folla, ovviamente). Insomma, tutto sto pistolotto per dire che la "colpa" di questa recensione è di Diego Cugia.
Non so se vi ricordate ma qualche giorno fa ci fu la notizia che dei migranti asiatici erano stati trovati morti all'interno di un camion diretto in Europa. Diego Cugia (adesso non ricordo se su Instagram o su Facebook) aveva scritto un post in merito. Il succo del post era che questi poveri disgraziati erano morti per colpa del neoliberismo che costringeva quei poveri vietnamiti e cambogiani a spingersi in un viaggio disperato verso l'Europa. Un bel cortocircuito, no? Ossia: un gruppo di disperati si imbarcano in un viaggio allucinante per tentare fortuna nel mondo che fa del neoliberismo il proprio unico credo. Una prospettiva, per quelle persone morte asfissiate in un camion, talmente allettante da meritare di investire i risparmi di tutta la famiglia e tentare la fortuna nel mondo del neoliberismobruttobrutto.
Quando uno degli eroi della tua infanzia ti tradisce è sempre dura accettarlo, provi a ragionare e capire, ti fai delle domande. Possibile che una mente così acuta abbia scritto una vaccata così meschina? Inizio così una veloce ricerca sul web per vedere non cosa sia il neoliberismo (ho la presunzione di saperlo, almeno a spanne) ma come viene vista questa teoria economica nell'Italia che ha creduto ai grillini e che ora non vede l'ora di gettarsi in pasto a Salvini.
Bene, è bastato cercare "neoliberismo" su Youtube e su Amazon per avere uno spaccato della distopia che vive l'Italia da qualche anno a questa parte. Su Youtube si trova ad esempio questo, un divertente video che racchiude tutte le dichiarazioni folli che hanno visto come protagonista il neoliberismo. Ve ne consiglio visione, dura solo pochi minuti ed è davvero spassoso:
Se invece andate su Amazon (da veri neoliberisti!!!!) provate a scrivere "neoliberismo" e guardate che pubblicazioni vi vengono fuori. Sono tutti tomi contrari all'ideologia neoliberista, con alcuni capolavori come "Neoliberismo e manipolazione di massa: storia di una bocconiana redenta" a firma Ilaria Bifarini, nome d'oro dell'intellighenzia leghista noeuro-sovranista. Degni di menzione anche "Sessismo democratico: l'uso strumentale delle donne nel neoliberismo" e il magistrale "Terapie religiose: neoliberismo, cura e cittadinanza nelpentecostalismo contemporaneo" (Anastasia regalamelo per Natale, per piacere). Insomma, i toni delle pubblicazioni sono tutti di questo genere.
Ci sono solo due eccezioni, solo due libri di tono opposto: una pubblicazione con un titolo molto incline al pomposo tomo universitario, abbastanza neutrale e asettico, ovvero "Storia della dottrina liberale" e un'altra che se non proprio a favore del neoliberismo almeno sembra essere in difesa della dottrina messa sotto accusa da cani e porci. Ormai incuriosito ho voluto leggere qualcosa controcorrente ed ho ovviamente optato per "La verità, vi prego, sul neoliberismo" (Marsilio editori, 17,00 eurini) scritto da Andrea Mingardi, direttore dell'Istituto Bruno Leoni.
Il libro è molto interessante, nella prima parte l'autore prova a spiegare per sommi capi come sia nata la dottrina liberale e la base economica e filosofica che ha alle spalle. E' forse la parte più interessante del libro e quella che si legge in maniera più agevole anche per i profani di economia e pensiero economico. Nella seconda parte, tra vari esempi astratti o estrapolati dalla vita reale, si passa ad analizzare i risultati ottenuti da questa dottrina, giungendo alla conclusione che di neoliberismo, specialmente qui in Italia (tra Fiat, Alitalia, Enel e compagnia), se ne è visto molto poco da sempre. Nella terza ed ultima parte del libro Mingardi cerca di spiegare come mai il neoliberismo sia così sotto attacco nei Paesi infestati di fenomeni populisti.
Il testo, particolarmente nelle parti più discorsive, si sente che è stato quasi scritto di getto dall'autore, come se fosse un'accorata arringa difensiva nei confronti di un povero Cristo tirato in ballo spesso a spoposito (è notizia di questi giorni l'ennesimo salvataggio di Alitalia). E' un libro di non immediata comprensione, non si legge ovviamente come si legge un Harmony o un fantasy, ma non è nemmeno inaccessibile. Ha il pregio di rendere un minimo di giustizia verso un'ideologia economica mai particolarmente seguita e sempre additata di ogni nefandezza, spesso all'unisono da destra e da sinistra.
In questi giorni di (patetiche) proteste sardiniane è legittimo scendere in piazza anche contro il libero mercato, a patto però di capire e di sapere di cosa si sta parlando.