Era buio intorno a me, ma sentivo dei rumori, era come se una figura mi stesse dando la caccia. Dovevo correre, dovevo trovare l'uscita prima che lui trovasse me. Ma non c'era un'uscita, ero in trappola, dentro di me mi ripetevo di non perdere la speranza. Volevo gridare aiuto, ma la mia bocca non si muoveva, ero bloccata. All'improvviso rumori di un vetro rotto, un vetro che non riuscivo a vedere, ma potevo sentire il viso bagnato dalle lacrime e dal loro sapore amaro.
Poi improvvisamente mi svegliai. Era solo un brutto sogno, per fortuna ero a casa mia, nel mio letto. Erano le 7 del mattino, decisi di alzarmi e concedermi una bella tazza di caffè. Quando entrai in cucina vidi mamma e papà seduti a parlare. Mio papà era un uomo esile, moro e con occhi verdi, invece mia mamma aveva dei bei capelli rossi, era bassina bassina e paffutella. Papà andò a prendermi una tazza e me la porse perplesso, con il suo solito acido sarcasmo mi domandò: "Come mai in piedi a quest'ora? Non mi dire che oggi hai in mente di mettere piede fuori casa e che vai all'ufficio di collocamento!?"
Non sopportavo che mi si parlasse di mattina, avevo bisogno del silenzio. Anche mia madre non se ne risparmiava una e infatti, appoggiando il discorso di papà tuonò "No, oggi la signorina muove il culo e va." Erano in collera con me perché al 4° anno abbandonai la scuola, ma non capivano che questa scelta non era motivata dalla mancanza di voglia di studiare, ma che c'era altro. A distanza di anni, quando entravamo in argomento, tutto quello che dicevo per loro erano soltanto scuse. Per un'istante pensai che volevo solo ritornare a dormire, almeno non li avrei più sentiti, ma poi pensai al brutto sogno che avevo appena fatto. Inoltre dovevo vedere William, oggi pomeriggio aveva casa libera.
Infatti con fare acido e con l'aria di una che si era alzata con la luna storta dissi "Mi spiegate a cosa vi servono queste frecciatine? Sapete che mi sto dando da fare, ma se non trovo lavoro non è colpa mia." Papà si alzò perché erano in ritardo, la figlia imperfetta li aveva trattenuti troppo. Con un tono a metà tra l'arrabbiato ed il deluso mi rivolse una frase che ancora mi brucia dentro: "Non erano questi i progetti che avevamo per te, lo sai."
La giornata non poteva iniziare meglio e prima che se ne andassero ricordai loro che non sarei stata a casa per pranzo. Mamma rispose esasperata "Mi raccomando: telefono accesso e qualsiasi cosa chiama!" Rimasi immobile per una
decina di minuti a pensare, poi decisi che era ora di prepararmi. Sapevo che per prepararmi ci avrei messo almeno due ore. Optai per una canottiera rossa, pantaloncini neri e scarpe da ginnastica., trucco leggero e l'immancabile rossetto rosso.
Arrivai con solo qualche minuto di ritardo sotto casa di William, prima di salire fumai una sigaretta. Del resto sapevo che l'unica regola era l'assoluto divieto di fumare. Sarebbe stato davvero capace di buttarmi fuori di casa, se avessi anche solo provato ad accenderne una. Salendo le scale mi fermai un secondo a riflettere sul fatto che non mi ero mai soffermata a pensare bene cosa mi piacesse di lui. Forse la sua vitalità, forse il fatto che si dasse continuamente delle arie, forse la sua pazienza di fronte ad ogni rifiuto. Era un bravo ragazzo. Ma cosa mi sta succendendo utlimamente, si, mi attira, ma si tratta solo ed esclusivamente di questo, non c'è da riflettere più di tanto.
Bussai alla porta e mi venne ad aprire in pantaloncini, a petto nudo. Wow, un bell'inizio, sperai di non aver trasmesso troppo chiaramente lo shock inaspettato. Con occhi maliziosi e pieni di desiderio gli dissi "Ciao, si oggi fa davvero caldo, no?" Lui scrutò ogni cm della mia scollatura e mi rispose con un mezzo sorriso "Ciao, vuoi entrare oppure vuoi stare tutto il giorno fuori dalla porta?" Con grande disinvoltura entrai, chiusi la porta e dopo meno di mezzo secondo mi voltai e andai a sbatterci contro, petto contro petto. Avidamente mi infilò la lingua in bocca ed io lo imitai. Strusciandoci sulle parti intime, mi sollevò entrambe le gambe e mentre mi baciava il collo premette ancora di più il suo membro contro il mio pube. Iniziai a non capire più nulla, cercai di mordergli le labbra e baciarlo sotto il mento, scendendo sino al collo e risalendo con la lingua e mordicchiando il lobo dell'orecchio. Lui mi guardò con gli occhi pieni di passione e mi propose di spostarci sul letto, io senza fiato annuii.
Mi portò nel letto e fece in modo di avermi sopra di lui, ci baciammo senza freni inibitori. Mi levò la maglia e mi liberò il seno ed iniziò a massaggiarmelo, poi piano piano iniziò a baciarlo e mordicchiarlo, mi scappò un gemito di piacere, poi prese il comando della situazione e mi ritrovai sotto di lui. Mentre mi massaggiava la fica, mettendo il primo dito piano piano e poi con più foga, sentì un senso di vuoto. Mi liberò dalle mutandine e pantaloncini con un unico gesto, poi si tolse i suoi pantaloncini e tirò fuori il cazzo, io mi spostai e ritornai sopra di lui, strusciandomi e tenendogli sempre il cazzo in mano iniziai ad andare su e giù con le labbra, gli baciai gli addominali, ma mentre stavo andando giù con la bocca fui interrotta dalla suoneria del mio telefono.
Era mia madre, decisi di rispondere. Mia mamma aveva sempre avuto un grande tempismo nel rovinare i momenti perfetti. Le chiesi cosa volesse e lei mi urlò di tornare a casa. Da parte mia cercai di mantenere la calma e dissiche stavo guardando un film a casa di William con altri amici e mancava un'ora alla fine del film. Era palese che non ci aveva creduto nemmeno per un secondo, infatti ancora più irritata disse che mio padre mi avrebbe aspettato al bar alle 19:00. La presi quasi come una minaccia.
Tornai in camera da William, che mi accolse con un sorriso, mentre io mi sentivo molto imbarazzata per quell'interruzione. Ma avevamo lasciato un discorso a metà e forse era meglio finirlo, mi avvicinai a lui e William mi guardò con lo sguardo di chi ha qualcosa da dirti ma che non trova il coraggio di iniziare la conversazione. Lo intuii subito e cercai di tirargli fuori le parole, la mia libido intanto era scomparsa. "Prima di continuare ti volevo dire una cosa, ci siamo detti che bisogna essere entrambi sinceri, giusto?" disse William. Io lo guardai perplessa e preoccupata sul dove sarebbe andato a parare, speravo che non avesse cambiato idea sul fatto di essere trombamici, zero complicazioni. Gli risposi "Ovvio willy, ascolta: niente giri di parole! Dimmi quello che devi dirmi". Sembrò rassicurato da queste parole e rispose più sicuro di sé: "Helly, mi frequento con una e sta diventando seria la cosa...."
La mia mente in un nanosecondo pensò "Una? Seria?", venivo messa da parte per una qualsiasi. Senza far trapelare nulla del vulcano di emozioni che avevo dentro risposi solamente che ero contenta per lui poi aggiunsi "Rimaniamo amici oppure cancello il tuo numero?". Questa domanda lo colse a bruciapelo, per un momento non rispose, sopraffatto dall'incredulità della mia reazione, poi facendosi forza disse "Vediamo, dai".
Mi rivestii ed usciida casa, ero in preda ad uno strano mix di emozioni, tutte negative. Qualcosa alla bocca dello stomaco mi impediva di respirare regolarmente. Ero irritata, delusa, ferita. Scesi le scale velocissima, arrabbiata con il mondo mi diressi verso il bar, intenzionata a prendermela con qualcuno. Durante il viaggio in macchina con mio padre non parlai, arrivai a casa e mi chiusi in camera in attesa della cena. Sapevo già che quella notte non avrei chiuso occhio.