Ave villici!
Con la recensione odierna del libro "L'infinito errore" di Fabrizio Gatti (edito da La Nave di Teseo, 656 pagine per 21 euri) si chiude questo filone dedicato al Sars-CoV-2. Mi perdonerete, non ne ho scritto per un anno e mezzo, se gli dedico 4-5 articoli non biasimatemi.
Prima di tutto qualche parola sull'autore. Fabrizio Gatti, classe 1966, è tra i migliori giornalisti d'inchiesta italiani. Ha iniziato la sua carriera nel Giornale di Montanelli, per poi passare al Corriere della Sera e adesso si può dire firma storica dell'Espresso. Nel corso della sua carriera si è occupato molto di migranti, immigrazione e sfruttamento della forza lavoro nel settore agroalimentare nel Sud Italia.
Giornalista vecchio stampo, ha testato sul campo la realtà che poi è andato a descrivere. Per parlare di immigrazione (in "Bilal", che vi consiglio, sebbene ormai inizi ad avere quasi 15 anni) si è infiltrato in un'organizzazione criminale, ha effettuato in prima persona i viaggi della speranza ("la pacchia dei taxi del mare", secondo alcuni fini analisti), finendo ripescato in mare per poi essere rinchiuso a Lampedusa sotto falso nome. Per parlare delle condizioni dei lavoratori agricoli del Sud Italia si è fatto ingaggiare come schiavo, al fine di poter toccare con mano la realtà della quale avrebbe poi scritto. Insomma, stiamo parlando di una firma importante, non un complottista da Byoblu.
Il libro "L'infinito errore" ripercorre con cura maniacale la questione Covid, partendo da molto lontano ed esplorando tutte le piste, senza mai sfociare in tesi strampalate o basandosi su ragionamenti improbabili. Inutile parlare della trama del libro, gli ho dedicato gli articoli precedenti, pertanto mi concentrerò su altri aspetti.
Gatti come detto non è certamente un complottista e infatti il libro appoggia la sua tesi di fondo sull'esaminazione di oltre 10.000 documenti ufficiali e scientificamente inattaccabili. Gatti infatti nel corso del libro offre sempre la possibilità di constatare quanto afferma, con una serie infinita di rimandi alle pubblicazioni analizzate o dichiarazioni riportate dai media mondiali: nulla è lasciato al caso o al sospetto di una qualche illazione, indicando di volta in volta il responsabile dell'errore o della dichiarazione incriminata, sia che si tratti di un politico nostrano o del direttore dell'Oms.
Il libro si legge molto bene, pur trattando argomenti complessi la lettura scorre sempre molto fluida. Che si parli della struttura del virus o delle metodologie di ricerca cinesi, non ci si arena e difficilmentenon si capisce qualche passaggio, pur essendo totalmente a digiuno della materia tecnico-scientifica trattata. Unico neo della pubblicazione di Gatti, se proprio devo trovarne una, è la struttura temporale data al libro, che parte dello scoppio del disastro in Lombardia (gennaio 2020) per poi fare un salto all'indietro fino al 2003, per ripartire dall'epidemia di Sars in Vietnam. Personalmente avrei gradito più uno svolgimento lineare, ma è veramente voler trovare il pelo nell'uovo.
Spiace notare che la tesi di Gatti, supportata da documenti ufficiali e dichiarazioni facilmente riscontrabili, non sia mai stata approfondita seriamente da uno dei giornalisti prezzemolini perennemente in tv (il mitico profeta del nulla che avanza Scanzi, ad esempio) o dalle varie sovraesposte virostar che abbiamo imparato a conoscere dall'esplosione del Sars-CoV-2 ad oggi (Burioni, per dirne uno). Purtroppo anche dalla politica sono giunte poche voci, spesso sgangherate, che hanno fatto passare una tesi quantomeno plausibile come il risultato di un aperitivo troppo spinto.
Insomma, un libro che consiglio senza alcun dubbio, una delle migliori inchieste giornalistiche in lingua italiana che ho letto negli ultimi anni. Trattando l'argomento che ci ha murati in casa per un anno e mezzo è difficile che non interessi ognuno di noi.