Recensione "L'estate in cui accadde tutto"

Enrico Luschi • apr 21, 2019

Uno dei capolavori di Bill Bryson

E' Pasqua, siamo tutti più buoni (anche se non come a Natale, ma insomma siamo tutti predisposti al giusto e al bello), io non ho un cazzo da fare e perciò vi omaggio della recensione di uno dei miei libri preferiti, scritto per giunta da uno dei miei autori preferiti, ovvero l'ottimo Bill Bryson.

Si tratta di "L'estate in cui accadde tutto", edito da Guanda, 552 pagine che volano.

Bryson è conosciuto più per i suoi libri di viaggio, diari bellissimi di esperienze di viaggio fatte durante la vita di questo ormai attempato signore Americano che per tanti anni ha vissuto e lavorato in UK. Scrittore molto aneddotico, divertentissimo, pungente e con un approccio fanciullesco che intriga subito dalle prime pagine che ci capitano in mano.

Dei suoi libri di viaggio non saprei davvero quale consigliarvi, ha visitato tutti i continenti e quindi ce n'è un po'per tutti i gusti, ma le pagine di "Una città o l'altra" (viaggio giovanile a zonzo per l'Europa) o "Una camminata nei boschi" (trekking lungo l'Appalachian Trail in America) sono probabilmente i migliori. Negli ultimi anni si è buttato anche sulla saggistica, con un altro libro clamoroso -del quale prometto recensione in futuro- ovvero "Breve storia della vita privata", un viaggio all'interno della propria casa che ci permette di scoprire perchè e come usiamo le finestre, perchè e come siamo arrivati ad avere questa concezione dello spazio della cucina etc etc. Un vero capolavoro.

Ma oggi parliamo di "L'estate in cui accadde tutto", ovvero uno strano esperimento a metà tra romanzo e saggio basato tutto sui 3 mesi estivi del 1927, un anno veramente particolare. Basti pensare che in quei 90 giorni si sono verificati i seguenti avvenimenti:

- primo volo senza scalo da New York a Parigi, ad opera di Charles Lindbergh;
- l'invenzione della radio;
- la condanna a morte di Sacco e Vanzetti;
- l'ascesa di Babe Ruth (il Pelè del baseball) e degli Yankees in una stagione senza eguali nella storia del baseball;
- l'arresto di Al Capone;
- l'invenzione della televisione;
- l'inizio dei lavori al "monumento" del Monte Rushmore;
- l'avvio dei processi che portarono alla Great Depression del 1929;
- un casino di altre cose;

fondete tutto quanto sopra in un unico testo e avrete questo libro, un vero capolavoro che consiglio di leggere a tutti.

Si ha modo di scoprire, in una lettura davvero piacevole, storie veramente affascinanti ed avvincenti, come quella del transvolatore Lindbergh, che nel giro di pochi giorni si trova a passare da perfetto sconosciuto a persona più famosa del mondo per poi tornare ad essere dimenticato da tutti poichè matto come un cavallo, filonazista e antisemita. O leggere perchè, forse, Sacco e Vanzetti proprio innocenti non erano, o scoprire il personaggio di Babe Ruth, uno che tra un fuoricampo e l'altro grigliava scoiattoli e scopava le mogli dei compagni di squadra, avendo sempre il buongusto di farlo sapere al becco di turno, magari nel bel mezzo di una partita e rigorosamente in pubblico. Ma anche le pagine dedicate al magnate Henry Ford (si, quello delle auto) e ai suoi progetti folli e geniali allo stesso tempo sono interessantissime.

Insomma, se avete scoperto gli anni Venti grazie al Grande Gatsby questo libro non potete proprio perderlo, ma anche se dei Roaring Twenties non ve ne frega una sega leggetelo con voluttà porcina e, sono sicuro, alla fine della lettura sarete incerti su cosa vi abbia colpito di più, se le innumerevoli cose che avrete imparato o il divertimento della lettura stessa.

Sono anche pronto a scommettere pizza+birra che non sarà l'unico libro di Bryson che leggerete.

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