Recensione "Io sono il potere"

Enrico Luschi • 21 luglio 2020

Dopo troppo tempo tornano anche le recensioni SdP

Ave villici!
 
Torno a scrivere la recensione di un libro dopo diverso tempo. Non ho letto molto in questo 2020, fondamentalmente solo due (tre in realtà) libri di baseball, ma ve ne risparmio la recensione. Sono troppo tecnici per voi zucche vuote che non riuscite a capire la bellezza di uno sport dalle mille sfumature come è il baseball. Del resto non è colpa vostra, le vostre stringate facoltà mentali non vi permettono di andare oltre a una palla che entra in una rete.
 
In ogni caso ho letto “Io sono il potere” (edito da Feltrinelli e acquistabile per 18 euro) e ve ne voglio parlare anche se stavolta è impossibile recensire il libro senza toccare la trama, quindi infrango la mia regoletta. Il libro è in realtà una via di mezzo tra diario e confessione di un anonimo capo di gabinetto dei ministeri romani, una delle figure oscure della nostra democrazia. Gente che non appare (e non vuole apparire) ma che in molti casi è il vero cuore pulsante del potere politico italiano. Intendiamoci, immaginavo che -per dirne uno- Toninelli non fosse in grado di scrivere non dico una legge, ma nemmeno un regolamento di condominio e che quindi si avvalesse di supporti professionali esterni, tuttavia non credevo che emergesse così chiaramente come i politici siano, in realtà, spesso quasi ostaggi inconsapevoli di una piccola casta di invisibili.
 
Una ristretta cerchia di uomini oscuri (secondo l’anonimo autore non si supera il numero di 50) che sono da anni nei posti chiave delle stanze “giuste” dei palazzi romani. Uomini che godono della loro invisibilità, del poter gestire il vero potere alla comoda ombra parafulmini del Ministro di turno. La figura del “Grand Commis” di Stato, devo essere sincero, mi era abbastanza ignota fino alla lettura di questo libro. A lettura terminata direi che risulta assai affascinante e allo stesso tempo urticante, deplorevole: è quasi sempre assente il dover rendere conto del proprio operato (a meno di casi veramente clamorosi), mentre rimane ferma una sola stella polare, ovvero sia il salvarsi il culo. Perché il ministro passa, l’Ufficio rimane.
 
Sgombriamo subito il campo da complottismi, scandalismi e sensazionalismi vari, non è questa la chiave di lettura del libro, quanto lo scoprire (con tanto di nomi e fatti verificabili con una veloce ricerca su Google) quanto sia piccolo, meschino e marcio il mondo che viene definito “deep State”. Una piccola carrellata degli orrori (ovvero i meccanismi) che hanno portato a quella determinata legge, a quella particolare nomina o all’affossamento di quel preciso comma, l’importanza quasi patetica delle relazioni in salsa ottocentesca. Dai tempi di Andreotti al governo Conte II è un continuo districarsi tra leggi scritte volutamente inapplicabili per mettere in ridicolo il potente di turno (più che per reale incapacità), la guerra tra gabinetti per lo stanziamento di fondi a targa UE o nazionale, le continue meschinità dei corridoi dei palazzi che contano. Il tutto in un lasso di tempo che copre decenni della nostra storia politica, a dimostrazione che è il sistema che si muove organicamente in questa ottica, indipendentemente da colori e maggioranze. In pochi ne escono puliti alla fine del libro (Barca, incredibilmente Giorgetti, Calenda, Gianni Letta, Fornero e pochissimi altri) ma questa, alla fine, non sarà una gran sorpresa per nessuno.

Il racconto delle mille peripezie di questi decenni è scritto in chiave distacca, quasi cinica, anche se l’effetto finale è lasciare il lettore in un misto di delusione, compassione, pietà umana ed incomprensione verso un mondo che, piaccia o meno, è quello che decide l’andamento delle nostre misere esistenze terrene. Vedere ad esempio come e perché viene destinato un fondo straordinario ad una Regione o scoprire i mille motivi per i quali una legge viene affossata è esercizio perfetto per farsi crescere dentro il seme del nazismo, mentre è un piccolo capolavoro il capitolo dedicato alle “manine”, vero simbolo della democrazia secondo l’ignoto narratore.
 
Un libro da leggere, per poter capire anche qualche dinamica in più della nostra paludosa politica ed imparare a scaldarsi meno per le burattinate dei talk-show o di Twitter.

Se vuoi condividere

Share by: