Recensione "I demoni di Salvini"

Enrico Luschi • 23 giugno 2019

Un libro assolutamente da leggere

Ave fanciulli!

E' domenica, probabilmente siete al mare a ingozzarvi di fritturine di dubbia qualità (che vanificheranno i workout che così fieramente esibite su Instagram), circondati da gente inopportuna, nani festanti e maleducati, puppe&culi che guarderete con circospezione facendo attenzione a non farvi sgamare dalla partner sempre all'erta.
Bravi, perdio.

Io invece sono grasso come un topo, bianco e peloso, ma vi voglio talmente bene che vi recensisco l'ultimo libro che ho appena terminato di leggere. Si tratta di "I demoni di Salvini", scritto da Claudio Gatti per le edizioni Chiarelettere (16.90 minibot).

Prima di parlare di questo libro sono però necessarie almeno due premesse.

La prima è che non sono un complottista o un malato di dietrologia, anzi generalmente tendo ad essere "lealista" rispetto alla versione ufficiale. Non perchè sia un ebete che non è in grado di discernere il falso dal vero, ma perchè se si parla di Storia riconosco che ne sappia più Barbero di me, oppure di Scienza più Burioni di me o di Economia più Boldrin di me. Altro aspetto, tecnico se vogliamo, è che credo impossibile smontare un ipotetico complotto ordito dai POTERI FORTI con uno smartphone mentre si caca. E' un mio limite, ma credo che sia abbastanza difficile smontare un complotto di CIA/FBI/ebrei/massoneria/Soros etc con un cellularino da 200 euro in mano. E' una convinzione che lascio volentieri a chi ha difficoltà a coniugare correttamente il tempo indicativo presente del verbo avere, ma che sa tutto di politica economica, l'inganno dell'euro, 11 Settembre etc etc.

La seconda è che l'autore del libro non è un gironalista sputtanato alla Travaglio, ma uno che vive in USA da 40 anni, lavora per Sole 24 Ore, Ny Times, International Herald Tribune e che nel passato ha scritto, tra le altre testate, per Corriere e Financial Times. Gatti fu il primo giornalista al mondo a tirare fuori lo scandalo Oil for Food, mentre nel 1991 arrivò tra i finalisti del premio annuale del NY Times per "Libro dell'Anno" con "In the Eye of the Storm". Insomma, credo che si sia capito che si possa classificare come persona e giornalista da leggere senza alcun sospetto o preconcetto di base sulla sua credibilità.

Bene, detto questo passiamo al libro: è un libro di inchiesta sulle infiltrazioni di gruppi neonazisti all'interno della Lega Nord. Essendo un libro di inchiesta è abbastanza difficile farne una recensione senza parlare della trama, quindi per oggi infrango la regola che mi sono autoimposto.

L'autore ricostruisce meticolosamente come un gruppo di neonazisti si sia fatto strada all'interno della Lega Nord di Umberto Bossi sin dai suoi albori. E' necessario però un piccolo passo indietro nel tempo: durante gli Anni di Piombo un gruppo di neonazisti si rende conto che la strategia terroristica-paramilitare non porta alcun beneficio alla causa. Perciò, facendo leva sulle teorie di Evola, decidono di lasciare la prima linea e di condurre una battaglia di retroguardia, ammorbidendo termini, ideologie e gesti per non dare troppo nell'occhio. e far digerire all'elettorato i soliti concetti ma chiamati con nomi appena più presentabile. Non più, ad esempio, "dagli all'ebreo!" ma "la grande finanza internazionale", non più razzisti ma difensori di una precisa identità e così via.

Di fatto inizia una capillare infiltrazione in partiti e movimenti di qualsiasi grandezza, dai colossi a piccoli gruppi sgangherati nascenti. La strategia va avanti (senza grossi successi, va detto) fino agli anni '80, quando viene individuato un gruppo, un movimento senza alcuna "anima politica" interna: la Lega Nord guidata allora da Umberto Bossi.

La Lega viene infiltrata pesantemente da soggetti da sempre orbitanti nei gruppi neonazisti ed alcuni di loro arrivano ben presto al cuore del partito (Borghezio su tutti, ma anche nomi meno famosi), riuscendo a portare all'interno le idee folli e criminali che animano da sempre i gruppi dell'ultradestra europea. Bossi, persona senza alcuna morale o linea politica, vede l'opportunità di cavalcare una tigre inutilizzata da altri e piano piano concede a elementi palesemente legati ad ideologie naziste di insediarsi nel Comitato Direttivo del Partito, a Radio Padania e nel giornale di Partito "La Padania". Rileggere oggi quanto accaduto tra la fine dei '90 ed i primi del 2000 fa abbastanza gelare il sangue.

Il libro prosegue toccando anche altri tasti, come ad esempio la nuova immersione dei neonazisti appena Bossi mette il culo sulle poltrone che contano grazie a Berlusconi e la conseguente risalita con la Direzione del nostro Matteino Tuttominchia appena il Senatur molla a seguito del caso Belsito e la gestione Maroni. Sono interessanti anche le sezioni dedicate a Marcello Foa, il pessimo presidente della Rai imposto da Salvini ai grillini come grancassa del partito, così come il farsi spazio delle folli teorie no-euro di Borghi e Bagnai o lo strano avvicinamento alla Russia del Nuovo Zar Putin (una strana commistione di favori, voti, soldi e influenze esterne nella politica Italiana).

Interessante, vero? Una fresca lettura spensierata sotto l'ombrellone. Il libro si legge molto bene, scorre veloce e lineare. Io l'ho divorato in 2-3 giorni, rimanendo sconcertato via via che passavano le pagine. Adesso faccio un po'il bacchettone: ma a seguito di un libro del genere, vi sembra normale che nessun giornalista senta il dovere di fare qualche domanda al nostro Matteino Tuttominchia appena mette il naso fuori di casa? Anche perchè, ad oggi, non risulta alcuna querela da parte di nessuno dei nomi citati nel libro.

Insomma, un libro recentissimo ma da leggere assolutamente.

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