Ave villici!
E’ da un po’ di tempo che non parlo di Russia, Israele, guerra e quant’altro. La mia libido in questo periodo è totalmente assorbita dal baseball, abbiate compassione di me.
Ma essendo il sottoscritto poliedrico non posso certo esimermi dallo scrivere le mie bislacche opinioni sul momento attuale, perché vedo che l’argomento monta e quindi, per soddisfare voi follower insaziabili, eccomi pronto a togliere la maschera di profondo conoscitore del gioco del baseball (cosa innegabile, peraltro) e calzarmi quella dell’analista geopolitico di livello.
Partiamo dalla crisi israelo-palestinese, che vi coinvolge tanto. Dopo il brutale attacco israeliano alla tendopoli negli slum di Rafah (sul quale prima di spendere altre parole vi consiglierei un minimo di prudenza, visto gli ultimi video rilasciati da Al-Jazeera, ma tanto è inutile sperare in qualcosa di diverso dalla bava alla bocca) vi siete precipitati a condividere un meme con il pregnante messaggio “All eyes on Rafah”, meme spammato originariamente da un account nato il 7 Ottobre 2023, quando si dice il caso. Ma niente da fare, proprio non ce la fate.
Siccome poi mi sono preso nell’ennesimo battibecco con un amico sul tema, io vorrei sinceramente capire cosa intendete quando sragionate di due stati separati. Perché evidentemente con queste tre semplici paroline vi sentite dei grandi strateghi di relazioni internazionali, quando invece gli ebeti che lo fanno davvero di mestiere mica ci erano arrivati. Ah, se solo vi dessero minimamente ascolto, quante beghe ci leveremmo di torno in un batter d’occhio.
La discussione è nata in seguito al gesto, secondo me abbastanza cialtronesco, del Governo Spagnolo (a onor del vero effettuato in concerto con Norvegia e Irlanda), di riconoscere l’esistenza dello Stato Palestinese. Una scelta che travalica il simbolico e diventa sostanziale, quindi bene spenderci due minuti di tempo per porsi alcune domande e porre l’attenzione su alcuni aspetti. La prima domanda è “Perché ora?”, ma capisco che le risposte siano abbastanza facili da trovare, certo che se è vero quel che dicono i diplomatici spagnoli (solita solfa trita e ritrita) la domanda non appare così bislacca, almeno ai miei occhi. Ma il governo spagnolo non si è limitato al riconoscimento, ha anche indicato Gerusalemme Est come capitale e l’Autorità Palestinese come autorità nazionale. Su questo ultimo passaggio consiglio di ragionare sul perché, e con quale autorità, il capo di un governo terzo disconosce i risultati delle ultime sanguinose elezioni tenutesi in Palestina (perché quando lo fa Putin, giustamente, ci indignamo, Pedropedropedropè evidentemente invece puote perché è dei buoni), dove Hamas ebbe la meglio sui rivali e poi festeggiò con una bella mattanza dei politici sconfitti linciati in strada, gettati dal tetto delle loro abitazioni o arsi vivi. Non vorrei che il Governo Spagnolo fosse caduto della propaganda sionista e dei raggiri degli sporchi ebrei, che con la loro nequizia una ne fanno e mille ne pensano, altrimenti non si spiega perché non si sia dato fiducia ad Hamas. Ma l’ottimo Sanchez è andato all-in, decidendo, lui, che i confini di Neverland siano quelli del 1967, quel che è successo dopo (guerre, trattati, accordi traditi etc etc) tutto merda. E tutto bellissimo.
Comunque sia, saranno cazzi degli spagnoli, nel caso. La discussione col mio amico verteva su altro: perché “due stati” si fa presto a dire, basta fare come Sanchez, per dire. Poi bisogna andare al cospetto di Madame Realtà e la faccenda vi sfugge di mano: ci vuole un governo, una banca centrale e una moneta. O intendete far vivere la Palestina di elemosina come successo fino ad ora, col rischio che succeda nuovamente quel che successo con Hamas, che fa razzia di donazioni, prestiti e butta tutto nella spesa militare? Già una bella sfida, no? E la moneta? Che decide di fare la Palestina? Continua ad usare la moneta degli sporchi ebrei come fatto fino ad ora (come è labile, alle volte, l’Intifada, eh?) Ed il welfare? Continua ad essere tutto a carico dei donatori internazionali, come adesso, o magari il governo -di Gerusalemme Est, si capisce- ha un piano anche per coloro che non fanno i martiri? Perché magari, a voler pensare male, sono anche questi i motivi che hanno spinto a rifiutare sempre gli accordi internazionali per la creazione di uno Stato Indipendente, anche quando veniva soddisfatto l’80% delle richieste iniziali: insomma il rischio di perdere l’alone di povere vittime dei nazisti israeliani (minchia se avete la merda nel cervello) una volta che si inizia a fare sul serio mica è da sottovalutare. E le relazioni internazionali? Per fare un esempio bizzarro, un israeliano che entra in Palestina ha diritto di rientrare a casa sua o viene linciato e smembrato in pubblica piazza come successo nell’ottobre 2000 nel famoso linciaggio di Ramallah di due disperati entrati per sbaglio nella terra delle vittime per eccellenza? Al tempo stesso, chi dovrebbe difendere, militarmente, i confini del neo-stato da eventuali incursioni isrealiane? E nel caso di attentati terroristici in Israeleri riconducbili al neonato stato palestinese che dovrebbe succedere? Tutte belle domande, a parer mio, che richiederebbero come minimo un intervento militare ONU e anni di tempo, per evitare nuovamente situazioni raffazzonate. Oppure fare come ha fatto la Spagna, misteriosamente 3 settimane prima delle elezioni europee.
Ma ora basta con le scimmie e passiamo agli orchi. Parliamo dei Russi, quindi. La grande armata ha fallito nuovamente l’offensiva su Kharkiv, a quanto dicono gli esperti militari e in base a quanto confermano le cartine raffiguranti gli avanzamenti del fronte. Strano che nessuno abbia sollevato le polemiche che sono state legittimamente alzate quando l’offensiva ucraina non ha dato i frutti sperati. L’afflato pacifista sembra aver perso la voce in questa occasione, niente stazioni occupate, niente atenei autogestitii: del resto “all eyes on Rafah”, ma si sa che tanto alla Russia tutto è permesso perché sennò la guerramondialelabombatomicaohmiodiomoriremotuttinessunopensaaibambini.
Anche questo è un corto circuito del quale non riesco a darmi ragione: mentre per Israele vi scandalizzate persino se mette in mutande guerriglieri di Hamas, al fine di evitare cariche esplosive (ve lo ricordate?), ai russi siete pronti a concedere nella totale indifferenza -quando va bene- qualsiasi nefandezza. Ho smesso di provare anche a capirvi, devo essere sincero, tanto prima o dopo si arriva al momento in cui tirate fuori la guerra nucleare e allora festa.
Ma tralasciando gli aspetti militari, che veramente mi interessano zero, vediamo di parlare di qualche altro aspetto di quella che un noto account Twitter ormai chiama, non a torto, la Corea dell’Ovest.
La musichina che riecheggia in questi giorni è che le sanzioni non funzionino e l’economia russa vada alla grande. Dovreste rendere partecipe di queste grandi notizie ad esempio la Russia, che non perde occasione di chiedere il ritiro delle sanzioni e che, notizia di ieri, ha dovuto alzare le tasse del 12% (dodici) per -cito- “la pressione delle sanzioni internazionali”, segno che tutto va come aveva orchestrato lo Zar, al quale non la si fa. Non sto nemmeno a perderci tempo, basterebbe vi interessaste minimamente alla quotidianità russa per sapere il degrado compiuto dalla società dal momento del lancio dell’Operazione Militare Speciale, come la chiamano loro. Boh, davvero, le prime che mi vengono in mente: dalle risse per accaparrarsi le uova al supermercato, al crollo di un’impresa sistemica come Gazprom (quella che faceva i video nei quali l’Europa gelava, ve lo ricordate?), al consegnarsi mani e piedi alla Cina come junior partner, il dover andare ad elemosinare in Iran e Corea del Nord le armi per poter bombardare qualche ospedale, qualche centro commerciale e qualche stazione, del resto nota strategia per cercare il dialogo. Ripeto la domanda di qualche post fa: avete fatto caso che, nonostante gli sforzi di propaganda, in due anni e mezzo di guerra non c’è una volta che colpiscano un centro di addestramento NATO (eppure è una guerra per procura scatenata in seguito alle provocazioni degli yankees e della NATO, no?), un quartier generale, un deposito di qualcosa? Macchè, sempre e solo stazioni, dighe, centri commerciali. Ma “all eyes also on Ukraine” proprio non vi riesce dirlo, anzi, ogni capello fuori posto è buono per sottili distinguo.
Ora vi vedo tutti preoccupati per l’imminente scoppio della Terza Guerra Mondiale, per la 73sima volta in due anni, perché verrà consentito agli ucraini di attaccare, finalmente, le postazioni militari sul suolo russo, nella speranza quanto meno di allentare il ritmo di azioni criminali russe. Chissà se basterà a far desistere lo Zar e farlo abbozzare in questa crociata sanguinaria, ma c’è da dubitarne: personalmente, qualsiasi cosa serva a ridimensionare “il vicino di casa” scemo non può che essere visto favorevolmente.
In questo frangente, non manca lo spettacolo nel Circo Italia, con i vari Santoro & Friends in prima linea, Ciuseppigonde a fare da spalla e teatranti di seconda fila a fare da contorno, tutti a dare addosso ora ai guerrafondai, ora agli americani ora agli ucraini. Mai che si trovasse qualcuno di questi fenomeni che spenda una parola che sia una per indicare una qualche responsabilità russa.
Da due anni questa musica, andiamo avanti così.