Ogni team può avere un brutto secolo

Enrico Luschi • 13 aprile 2021

Continua il digiuno dei Cubs....

Ave villici!

Abbiamo lasciato i lacrimevoli Cubs ultimi nel 1999, a dimostrazione che i playoff del 1998 erano solamente un incidente di percorso nella gloriosa serie di stagioni fallimentari dei North Siders. Il nuovo millennio inizia sullo stesso solco di mestizia, Cubs nuovamente ultimi anche nel 2000, sempre a 30 partite dalla prima in classifica. Chicago conferma di essere diventato un vero tritacarne, passano da Chicago fior di giocatori (Grace, Hundley, Sosa, Lieber, Wood, Gordon etc etc) e manager con curriculum di tutto rispetto, ma i Cubs non riescono ad essere competitivi.

Nel 2003 finalmente la squadra raggiunge i playoff, la formazione di Chicago ha tutte le carte in regola per fare bene e qualcuno, sotto sotto, spera di infrangere la maledizione della capra. I Cubs infatti sembrano una squadra quadrata: un attacco continuo e potente, un’ottima panchina, un reparto lanciatori formidabile con Wood, Prior, Clement e Zambrano ed infine rilievi all’altezza. Il manager Dusty Baker, appena ingaggiato dai San Francisco Giants (che ha portato a giocare le World Series l’anno precedente), sembra l’uomo giusto per spezzare la maledizione. Il primo turno dei playoff è abbordabile, visto che mette di fronte ai Cubs i Florida Marlins, una formazione piena zeppa di giovani che ha sorpreso tutti già nel qualificarsi alla post-season. Chicago però parte male, perdendo una rocambolesca Gara 1 all’11° inning per 9-8, poi però infila 3 vittorie consecutive e si porta sul 3-1, ad una sola partita dal passare il turno. I Cubs però perdono Gara 5 ed i Marlins si portano sotto 3-2 nella serie. Poco male perché per Gara 6 al Wrigley è previsto sul monte di lancio Mark Prior, probabilmente il talento più cristallino di questa generazione per quanto riguarda il monte di lancio, è legittima l’ambizione di chiudere la serie grazie al giovane pitcher.

Gara 6 delle NLCS entra nella storia del baseball, vediamo perché. I Cubs partono subito forte: un punto al primo inning, poi uno al sesto ed un altro al settimo. Prior intanto è fenomenale sul monte di lancio, tiene a zero per 7 riprese i giovani Marlins concedendo solamente 3 battute valide: a Chicago mancano solo 6 out per vincere finalmente una serie di playoff.  Inizia il penultimo attacco di Florida e Prior si trova di fronte Mike Mordecai che viene eliminato al volo. Adesso mancano solo 5 eliminazioni per chiudere la pratica Marlins, ma Pierre batte una battuta da due basi.

Mentre sugli spalti tutto sommato nessuno si preoccupa più di tanto e tutti attendono solo di poter festeggiare, Prior deve affrontare Castillo. Si porta ad uno strike dall’eliminare l’avversario poi la partita entra davvero nella storia del gioco. A questo punto infatti entra in scena la capra e la sua maledizione. Castillo batte un’alta palla in territorio di foul, la palla però è forse recuperabile dal difensore dei Cubs. Per regolamento infatti un difensore può prendere al volo una palla battuta in territorio di foul (ovviamente se riesce a farlo prima che la palla tocchi terra), Alou ci prova, si arrampica sulla recinzione e si estende nel tentativo di eliminare al volo Castillo e portare il conto degli out a 2. Sembra che ci possa arrivare. Mancherebbero così solamente 4 eliminazioni per chiudere la partita. Ma stoppiamo un attimo.

Uno dei cimeli più ambiti dei tifosi che si presentano allo stadio di baseball è una pallina battuta in foul, non pochi si presentano allo stadio armati di guantone proprio nella speranza di raccogliere una palla battuta in territorio non buono. Stessa speranza che aveva, nella serata di Gara 6 delle NLCS 2003, tal Steve Bartman, tifoso dei Cubs e desideroso come tutti di interrompere la maledizione dei suoi amati Lovable Losers quando vede dirigersi nella sua direzione la palla battuta da Castillo. Come altri 20 spettatori seduti nella stessa zona dello stadio tenta di prenderla, si allunga e…impedisce a Moises Alou di prendere al volo la palla! Alou impazzisce e scaglia a terra il suo guanto, maledicendo non si sa quante e quali divinità, la bolgia del Wrigley Field si ammutolisce come per incanto e l’inerzia della partita gira inesorabilmente, come per una maledizione soprannaturale. I tifosi dei Cubs si lanciano all’assalto di Bartman, che viene scortato dalla sicurezza fuori dallo stadio. In fondo all'articolo vi posto il video del momento che cambia la storia recente dei maledetti Cubs

Torniamo alla partita: Prior concede la base ball a Castillo, poi una valida a Rodriguez e Florida così segna il 3-1. Poco male, perché il battitore successivo, Cabrera, batte una debole palla sull’interbase dei Cubs (un ottimo difensore, per giunta) e tutto sembra pronto per assistere ad una doppia eliminazione che chiuderebbe l’inning e lascerebbe i Cubs con un discreto vantaggio da difendere nell’ultimo attacco Marlins. Ma Gonzalez commette un errore da minibaseball e Florida si ritrova con le basi cariche ed un solo out. Prior rimane sul monte, ma concede una battuta da due basi a Lee che pareggia la gara e costringe Baker al cambio di lanciatore. Quello che segue è un vero massacro: base intenzionale, volata di sacrificio, base intenzionale, doppio, singolo. Poi Castillo, che torna a battere per la seconda volta nello stesso inning, viene finalmente eliminato e l’inning si chiude. I Marlins hanno mandato a battere 12 battitori e segnato ben 8 punti, alla fine dell’inning quindi conducono 8-3. Risultato che non cambierà e che porta quindi la serie sul 3-3. Ma se prima della gara l’inerzia della serie era tutta a favore dei Cubs, adesso nessun tifoso crede davvero di poter vincere gara 7, perché in fondo stiamo parlando dei Cubs. Intanto per Bartman, il tifoso “responsabile” del mancato out che ha dato il la all’incredibile rimonta di Florida, inizia un periodo infernale che lo costringerà a vivere sotto scorta per paura di ritorsioni dei tifosi North Siders. A presa di culo il Governatore della Florida gli offrirà asilo politico poco tempo dopo.

Gara 7 mette di fronte Kerry Wood (altro lanciatore fenomenale dei Cubs 2003) contro Redman, i Cubs sulla carta sono nettamente favoriti, ma è impensabile che Gara 6 non abbia lasciato qualche strascico psicologico nei giocatori. Wood lancia male, ma al 5° inning comunque Chicago è davanti 5-3, purtroppo poi subisce 3 punti e Florida passa a condurre la partita. Nel momento del sorpasso tutti capiscono che i Cubs non riusciranno a rimontare, la partita infatti si chiude con Florida che vince agilmente 9-6 e passa al turno successivo, in una post-season senza capo né coda che vedrà proprio i Marlins laurearsi campioni del Mondo.

Nel North Side di Chicago intanto la disperazione è massima, la squadra era davvero in grado di far sognare i tifosi, ma evidentemente la maledizione della capra è più forte di tutto. A seguito di quella serie di playoff tanto maledetta, i Cubs entrano in una spirale di sconforto, la squadra non sa più riprendersi e nei 3 anni successivi non si qualificherà mai ai playoff, anzi nel 2006 i Cubs si classificano nuovamente all’ultimo posto della classifica. Viene dato il benservito al Manager Dusty Baker, si mette al timone della nave il focoso Lou Piniella, Manager apprezzatissimo che tanto bene ha fatto con Seattle ed i neonati Tampa Bay Devil Rays. Il cambio porta subito i Cubs ai playoff, ma Arizona chiude la pratica con un 3-0 secco. Anche nell’anno successivo i Cubs arrivano ai playoff e per la prima volta da un secolo i Cubs giocano la post-season per due anni consecutivi. Il 2008 segna anche il 100esimo anno senza vittorie del Campionato del Mondo, i tifosi sperano di celebrare la cifra tonda esorcizzando la maledizione della capra, ma anche stavolta l’avventura si conclude con un secco 3-0: i Dodgers non concedono nulla ai Cubs in una serie senza storia. A questo punto anche l’effetto “Sweet Lou” è finito, i Cubs si avvitano su loro stessi e fino al 2015 non torneranno ai playoff, risultando sempre tra le peggiori formazioni della intera Major League. Il ritornello “Wait until next year” risuona sempre più beffardo.

Il cambio della storia dei Cubs avviene nel 2011 quando assumono come “Direttore Sportivo” (non esattamente, ma per farvi capire) tal Theo Epstein che nel 2004 ha portato alla vittoria i Boston Red Sox, vittime anch’essi di una maledizione (ben più famosa e perfida di quella dei Cubs, prima o poi ve la racconterò) che teneva Boston lontana dal titolo da ben 86 anni. Dopo aver esorcizzato la maledizione di Babe Ruth Epstein è chiamato a fare altrettanto con i Cubs, che ormai non vincono da 103 anni. Epstein si mette subito al lavoro e inizia a coltivare un vivaio gestito malissimo nell’ultimo decennio. Il lavoro sarà lungo e faticoso, infatti per i primi 3 anni i Cubs non arrivano ai playoff, anche se vedono migliorare costantemente il loro piazzamento in classifica. Nel 2015 (anno in cui i Cubs avrebbero vinto il titolo secondo una famosa previsione del film “Ritorno al Futuro”) i Cubs tornano alla post-season e si trovano di fronte i St. Louis Cardinals, gli storici rivali. I Cardinals vincono gara 1, ma poi i Cubs vincono 3 partite consecutive e per la prima volta in oltre 100 anni vincono una serie dei playoff, un evento che già sembra incredibile per la squadra più perdente della storia. Sembra l’anno giusto per sconfiggere finalmente la maledizione della capra e tener fede alla gag del film, adesso i Cubs sono in semifinale e si trovano di fronte i New York Mets. Purtroppo l’inesperienza costa cara ai Cubs, che infatti vengono travolti 4-0 in una serie comunque combattuta.

Ma qualcosa è cambiato, nel 2016 Chicago sarà una delle più serie candidate al titolo.

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