La fine della maledizione della capra

Enrico Luschi • 15 aprile 2021

This year is "next year"

Il 2016 inizia con una enorme pressione sui Cubs, il monte ingaggi è cresciuto molto, hanno in panchina il miglior Manager dell’intera MLB ed i giovani talenti sono maturati. I Cubs sono i favoriti per il titolo, per la prima volta dopo non si sa quanti anni.

La stagione però non inizia nei migliori dei modi, alla seconda partita (delle 162 previste) della stagione Chicago perde uno dei suoi giocatori chiave: Schwarber si rompe i legamenti del ginocchio ed è fuori per l’intera stagione. Nonostante questo i Cubs vincono 11 delle prime 12 partite, la miglior partenza dal 1969, una delle tante annate maledette dei Cubs. In quella stagione infatti i Cubs si trovavano in testa alla classifica a poche gare dalla fine del campionato quando successe uno dei tanti episodi incredibili della storia dei Cubs. Durante uno scontro diretto contro i primi inseguitori un gatto nero riuscì ad intrufolarsi all’interno del campo da gioco, andò di fronte alla panchina dei Cubs e sfilò davanti a tutti i giocatori in una lenta passeggiata prima di scomparire. Il risultato fu che i Cubs persero quella partita e le successive 8, perdendo la leadership del campionato e fallendo l’accesso ai playoff per l’ennesima volta.

Intanto Arrieta mette a segno una no-hitter e la squadra gira a mille, quando il record vinte perse segna 15-5 si nota che è la miglior partenza dei Cubs dal 1907, anno del penultimo trionfo. Tutto va per il meglio, nelle prime 30 partite Chicago ha perso solo 6 volte. Nessuno dal 1977 ha fatto meglio. A metà stagione il record è 53-35, la distanza dalla prima inseguitrice è di ben 7 partite, un vantaggio abbastanza ampio. Chicago manda all’All Star Game ben 6 giocatori, tra cui prima, seconda e terza base titolari della partita delle stelle, evento di mezza estate che ferma l’America.  I Cubs prima della chiusura del mercato ingaggiano dagli Yankees Aroldis Chapman, il closer che lancia a 170 km/h, per completare anche il reparto dei lanciatori di rilievo. A fine Agosto il vantaggio sulla seconda (gli odiati Cardinals) è di ben 15 partite, a questo punto è impensabile che i Cubs non raggiungano i playoff. Infatti il 15 Settembre diventa matematico, i Cubs vincono il loro girone di regular season e avanzano ai playoff. Le vittorie a fine stagione saranno ben 103, un numero non certo da sottovalutare, tanto che nessuno nella intera Major League ha fatto meglio.

Il primo turno dei playoff vede la sfida Cubs-San Francisco Giants, ne viene fuori una serie molto combattuta, ma i Cubs hanno la meglio per 3-1 ed avanzano alla semifinale, dove incontreranno i Los Angeles Dodgers. Per molti sarà la vera finale, perché Los Angeles può mettere in campo una squadra davvero temibile. I Cubs vincono Gara 1, poi perdono Gara 2 e Gara 3 senza riuscire a segnare nemmeno un punto in nessuna delle due partite. La serie sembra quindi tutta in favore dei Dodgers, che si trovano avanti 2-1 e possono avvalersi anche del fattore campo, visto che si tornerà a giocare a Chicago solo per eventuali Gara 6 e Gara 7. Gara 4 quindi è da vincere assolutamente, infatti i Cubs anticipano il turno di lancio di Lackey per evitare complicazioni. La scommessa paga e Chicago pareggia la serie grazie alla convincente vittoria per 10-2. Altra vittoria in Gara 5 (8-4) e si torna da Los Angeles in vantaggio per 3-2, ad una sola vittoria dal ritorno alle World Series per la prima volta dal 1945. Gara 6 non ha storia, i Cubs vincono per 5-0 e concedono ai temibili Dodgers solamente 2 battute valide. Chicago, che non vince da 108 anni, torna a giocarsi il titolo.

In finale i Cubs si troveranno davanti i Cleveland Indians, un’altra formazione che non ha un grande con la vittoria del titolo mondiale. Non vince infatti dal 1948 ed è l’astinenza più lunga dopo quella dei Chicago Cubs. Nel corso degli anni ’90 (l’ultima epoca d’oro degli Indians) hanno sfiorato il titolo in due occasioni, ma prima gli Atlanta Braves dei Big 3 e poi i sorprendenti Florida Marlins del 1997 hanno impedito a Cleveland di trionfare. Gli Indians arrivano a queste World Series da sfavoriti, sono una discreta squadra, ma in stagione regolare hanno vinto “solo” 94 partite e non possono contare sull’attacco esplosivo di Chicago, mentre sul monte di lancio forse sono addirittura superiori ai North Siders di Chicago. Gli Indians nei round precedenti dei playoff hanno eliminato con un secco 3-0 i Boston Red Sox, poi per 4-1 i forti Toronto Blue Jays. Sono in un buon momento, ma complessivamente nessuno conta su una loro vittoria nella serie mondiale.

La serie di finale inizia a Cleveland con una sorprendente vittoria degli Indians per 6-0, Chicago è annientata dai lanci di Kluber. In Gara 2 la musica è diversa e Chicago vince 5-1 una partita mai in discussione. Si torna da Cleveland con il risultato minimo auspicabile alla vigilia, la serie è sull’1-1, adesso ci sono 3 partite casalinghe, quelle generalmente decisive nelle serie al meglio delle 7. Gara 3 è un altro duello di lanciatori, fino al 7° inning è sullo 0-0, poi Cleveland segna un punto. Chicago potrebbe pareggiare immediatamente ma chiude il suo 7° attacco senza riuscire a far segnare Chisenhall dalla terza base con due out. Al 9° Chicago si ritrova con corridori in terza e seconda e due eliminati, con una battuta valida vincerebbe la partita, ma Heyward (come già nel 7° inning) fallisce nel tentativo. Cleveland quindi vince 1-0 e quell’unico punto segnato le sarà sufficiente per portarsi avanti sul 2-1.

Gara4 è già da dentro o fuori, se Chicago perdesse si troverebbe sotto per 3-1 e nel corso della storia del gioco solamente 5 formazioni hanno ribaltato una serie quando agli avversari mancava una sola vittoria per la conquista del titolo. Maddon si affida a Lackey, Cleveland spera che Kluber ripeta la straordinaria prova di Gara 1. Chicago segna subito un punto al primo attacco, ma Cleveland vince 7-2 e si porta sul 3-1. I Chicago Cubs sono pur sempre i Chicago Cubs, a nulla valgono i favori del pronostico, i North Siders sembrano adesso sul punto di capitolare definitivamente e consegnare il titolo a Cleveland. Da adesso ogni gara è una partita senza un domani, non resta che vincere 3 partite consecutive contro un avversario che si è dimostrato più ostico del previsto.

Gara 5 è una partita al cardiopalma: gli Indians segnano un punto al 2°attacco, i Cubs passano a condurre 3-1 al 4°, poi al 6° Cleveland accorcia sul 3-2. Al 7° Maddon fa una strana scelta tattica, che risulterà decisiva: chiama, con ancora 8 out da fare, Aroldis Chapman sul monte. Per l’epoca moderna è assai raro che un rilievo lanci per 8 eliminazioni consecutive, un closer poi è quasi impossibile che venga chiamato sul monte al 7° inning. Ma la posta in gioco è troppo alta, i Cubs non possono rischiare di perdere e quindi dentro il closer al 7°. L’azzardo di Maddon paga, Chapman lascia a zero gli Indians nell’8° e nel 9° attacco, anche se in ambedue gli inning mostra evidenti segni di stanchezza per il lavoro extra. I Cubs vincono quindi 3-2. Le tre partite a Chicago però sono state nettamente in favore degli Indians che sono sempre avanti 3-2. La serie adesso si sposta in Ohio.

Gara 6 quindi può nuovamente essere la partita del titolo per gli Indians, mentre Chicago deve assolutamente vincere per forzare Gara 7 e sperare nella miracolosa rimonta. I Cubs dominano la partita, alla fine del 3° inning sono avanti 7-0 e al 7° sono avanti 7-2. Senza molta logica Maddon chiama nuovamente a lanciare Chapman, ancora nel corso del 7° inning, come in Gara 5. La mossa stavolta è abbastanza incomprensibile: Chicago ha un largo vantaggio ed ha a disposizione altri lanciatori di rilievo da utilizzare, ma il manager di Chicago non se la sente di rischiare e sceglie nuovamente The Cuban Missile per annientare le già flebili speranze di rimonta di Cleveland. Nella prima azione dopo il suo ingresso in campo Chapman si infortuna, ma riesce a chiudere l’inning lasciando gli Indians a zero. Tutti credono che nel successivo inning il lanciafiamme cubano lascerà il posto ad altri, ma Maddon lo chiama nuovamente a lanciare. Chapman non fa nemmeno un lancio sopra le 100 miglia, cosa per lui abbastanza rara, visto che la sua velocità di lancio media si assesta costantemente in tripla cifra, ma riesce a chiudere a zero anche l’ottavo attacco avversario per poi lasciare finalmente il monte di lancio. La partita si chiude con la vittoria di Chicago per 9-3 e la serie è pareggiate. I Cubs sono resuscitati, ci sarà bisogno di Gara 7 per decidere il Campione del Mondo del 2016.

Gara 7 è quasi sicuramente la più bella partita della storia delle finali di baseball. Non solo perché metta di fronte due squadre maledette, ma per quello che riuscirà a consegnare agli spettatori. Mi ricordo di essermi svegliato alle prime ore della notte per assistere a questo evento e di aver giurato eterno amore a questo sport in almeno 3 o 4 occasioni di questa singola gara. Cercherò di essere breve e meno tecnico possibile, ma stiamo parlando di una Gara 7, quindi fate pure finta di aver capito quando brancolerete nel buio. Gli Indians mettono sul monte di lancio Kluber, che ha già battuto due volte i Cubs in questa finale, ma stavolta Chicago parte subito forte, battendo un fuoricampo al 4° lancio della partita. Al terzo attacco Cleveland pareggia, nemmeno il tempo di cambiare campo e i Cubs tornano avanti 3-1 grazie ad una strategia aggressiva sulle basi ed al doppio del ricevitore Contreras. Al 5° attacco Chicago prende il largo portandosi sul 5-1, ma al cambio campo, dopo due eliminazioni il lanciatore partente dei Cubs viene richiamato (forse frettolosamente) in panchina dal Manager Maddon.

Al suo posto entra Lester, che generalmente quando lancia ha il suo ricevitore personale, per una questione di feeling sul modo di vedere il gioco. Quindi fuori Contreras e dentro Ross, che ha già dichiarato che questa sarà la sua ultima partita prima del ritiro a 40 anni suonati. Il ricevitore è un ruolo chiave del gioco del baseball, molto impegnativo anche dal punto fisico, oltre che mentale, è abbastanza raro vedere ricevitori in campo a 40 anni. Il primo battitore affrontato da Lester batte debolmente in una zona zona di campo coperta proprio dal neo-entrato Ross che, sarà l’età, sarà la tensione di dare l’addio al baseball in una gara così importante del gioco del baseball, commette un errore imperdonabile e permette un avanzamento da due basi ai corridori. Battitore successivo e Lester avvia le danze con un wild-pitch, Ross in evidente difficoltà, non riesce a bloccare il lancio e consente a ben due corridori in base di arrivare a punto. Incredibilmente un giocatore messo in campo per le sue doti difensive ha causato 2 punti,  segnati oltretutto senza che gli Indians abbiano battuto la palla oltre la seconda base. Si, sono proprio i Cubs al massimo del loro splendore. La partita è riaperta e anzi Cleveland sembra carica a mille dopo questo regalo clamoroso. Cambio campo e Ross deve andare a battere: prova a farsi perdonare battendo il fuoricampo del 6-3, segnando il punto a casabase in lacrime. L’eterna magia del baseball.

La partita scorre adesso lentamente, nessuna azione da segnalare fin quando si arriva all’inizio dell’ottavo e penultimo attacco degli Indians. Chicago devono eliminare solamente 6 battitori per laurearsi Campioni del Mondo dopo 108 anni di digiuno. Due facili eliminazioni, adesso il countdown segna solo -4. Ramirez batte un singolo interno e Maddon chiama nuovamente sul monte Aroldis Chapman. Il closer cubano dei Cubs entra per la terza partita consecutiva, ma è l’ombra di se stesso: lancia con difficoltà palle che toccano i 170 km/h e lascia pericolosamente alti i lanci ad effetto. Il primo battitore che affronta batte un doppio e porta il punteggio sul 6-4, poi concede a Davis un clamoroso fuoricampo da 2 punti che pareggia la partita a soli 4 out dalla conclusione. Ecco di nuovo i Cubs che tutti conosciamo, i Lovable Lovers, pensano tutti.

Al 9° i Cubs portano un uomo in terza ed un solo eliminato, Maddon ordina uno squeeze play (non sto a spiegarvelo, tanto non ci capireste una sega) ma il battitore non riesce a mettere in campo buono il bunt e viene eliminato per strikeout, mentre Fowler viene eliminato a seguito di una debole battuta in campo interno. Adesso se gli Indians segnano sono Campioni del Mondo. Incredibilmente Maddon lascia sul monte Chapman che, esausto, lancia un inning imbarazzante, lasciando 3 slider in mezzo al piatto ai migliori battitori di Cleveland. Clamorosamente gli slugger di Cleveland non riesco a battere nemmeno una valida e gli inning regolamentari si concludono con il punteggio di 6-6. Si va agli extrainning, il sogno di chiunque inizi a guardare una Gara 7. Ma prima degli extrainning c’è tempo anche per una sospensione per pioggia. A baseball infatti non si può giocare con la pioggia che cade ed inoltre mancava questo rain-delay per entrare definitivamente nel mito dello sport. Quando riprende il gioco Chicago inizia l’inning con un singolo di Schwarber (rientrato dal lungo infortunio solamente per Gara 6, dopo estenuanti sessioni di allenamento in battuta per riprendere il ritmo che lo porteranno a lacerarsi la pelle dei palmi), subito sostituito dal più rapido Almora. Base intenzionale al temibile Rizzo per giocarsi Zobrist, ma quest’ultimo batte un doppio che porta sul 7-6 il punteggio in favore dei North Siders. Il battitore successivo è il terzo ricevitore dei Cubs, tal Montero (entrato a sostituire Ross al momento del cambio Lester-Chapman sul monte di lancio): singolo e punteggio che va sull’8-6. Bastano 3 eliminazioni e Chicago sarà Campione del Mondo.

L’ultimo attacco degli Indians consegna definitivamente Gara 7 all’epica: Edwards mette strikeout Mike Napoli, poi Ramirez viene eliminato dall’interbase. Manca un solo out, l’out più pesante della storia del baseball moderno. La vittima designata sembra Guyer, ma riesce a strappare 4 ball al giovane pitcher dei Cubs. A battere adesso c’è Davis, l’autore del clamoroso fuoricampo del 6-6 contro Champman nell’ottavo attacco che ha dato nuova vita agli Indians, che adesso rischiano di ripetere la sconfitta agli extra-inning di Gara 7 del 1997 contro Florida . Ma anche stavolta Davis fa il miracolo e batte un singolo che consente a Guyer di segnare il punto dell’8-7. Ennesimo cambio di lanciatori, dentro Mike Montgomery. Deve compiere solamente un out, ma con un giro di mazza i Cubs possono perdere questo campionato. Montgomery lancia la sua curva e…..

Se guardate bene il piede del difensore che raccoglie la palla ed effettua il rilancio verso la prima, al momento del rilancio perde l’appoggio. Il prima base Rizzo ha dichiarato che, quando si è accorto del piede di Bryant che stava scivolando, si è sentito cascare il mondo addosso poiché temeva che il compagno avrebbe perso l’equilibrio e tirato la palla nella ionosfera, permettendo a Cleveland di pareggiare. Ma è finita, la maledizione della capra è ufficialmente chiusa. Theo Epstein, Joe Maddon ed i giocatori dei Cubs ce l’hanno fatta, sono Campioni del Mondo dopo 108 anni, solo un anno dopo quanto aveva pronosticato “Ritorno al Futuro” in quella famosa scena.

 

Il giorno dopo a Chicago si terrà la più grande parata di celebrazione della storia, ben 3 milioni di persone saranno in strada a festeggiare i Cubs, mentre le acque del Chicago (il fiume che taglia in due “Windy City”) vengono colorate di blu in onore di quelli che fino al giorno prima erano i Lovable Lovers.

 

Basta, ora fino almeno all’All-Star Game non scrivo più di baseball. Scusatemi, ma questa avevo proprio voglia di raccontarvela.

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