La trattativa Stato-Mafia

Enrico Luschi • apr 29, 2019

Un racconto dell'orrore nell'Italia del 1992

Ho praticamente finito "Padrini fondatori", l'ultimo libro di Travaglio che in realtà è la trascrizione completa della sentenza di primo grado sulla trattativa Stato-Mafia. Il libro francamente è abbastanza indigeribile, tra linguaggio ampolloso ed eterni rimandi a norme, codici, commi etc etc è veramente difficile da portare a termine. Non lo consiglio, quindi è inutile farne la recensione. Se proprio volete saperne di più credo sia meglio leggersi "Patto Sporco", scritto da Nino Di Matteo (con Saverio Lodato), il pm del processo, una lettura molto più semplice e scorrevole.

Quindi niente recensione. Mi sono accorto però, parlando con amici e colleghi, che di questa storia se ne sa davvero poco in giro, quindi senza alcuna pretesa di "oracolo veritatis", provo a farne un velocissimo bignamino all'uso degli sprovveduti. Premetto che non sono tesi mie, di Travaglio (che non sopporto, da quando ha sposato ciecamente la causa grillina) o di qualche complottista del cazzo, questa è la verità processuale, figlia della sentenza di primo grado .

Sentenza emessa lo scorso anno (20 Aprile 2018) e che non ha causato il minimo clamore, pur essendo, probabilmente, il processo più importante della Storia Repubblicana: in nessuno stato Europeo si ha memoria di un processo dove sul banco degli imputati, dallo stesso lato, ci sono boss mafiosi, vertici dei Cabinieri e politici (ministri!). A voler fare i soliti italiani piagnoni si potrebbe dire che uno scandalo del genere in un altro Paese sarebbe al centro del dibattito politico per un decennio, qui siamo al grado di diffusione di Radio Londra o poco più.

In poche parole, cosa è successo: la Cupola mafiosa esige la revisione delle sentenze di primo e secondo grado nel maxi-processo, prima volta nella quale si trovano alla sbarra davvero i boss e non i pesci piccoli. Cerca sponde e rassicurazioni nella politica (specialmente nella sinistra DC) che sembra garantire il classico colpo di spunga in Cassazione grazie al giudice Carnevale. Falcone, in quel momento non più Magistrato a Palermo ma a Roma con un ruolo "tecnico-politico" riesce ad immettere il principio della rotazione del giudice giudicante, non più Carnevale ma altri.

Il maxi-processo il 30 Gennaio 1992 si conclude con una marea di ergastoli. Riina in quel momento è sconfitto e senza alcuna credibilità all'interno della Cupola, scalata grazie alla Guerra di Mafia che ha slordato di sangue Palermo. Decide di giocarsi il tutto per tutto e mette in pratica in una strategia di sterminio dei politici, coloro cioè -a suo modo di vedere- responsabili del mancato libero tutti in Cassazione. Il 12 Marzo 1992 uccide Salvo Lima (DC, braccio destro di Andreotti in Sicilia), primo omicidio di una lista che prevede anche l'accoppamento di Mancino, Mannino, Andreotti etc etc. Ciò per costringere lo Stato a trattare. Ma se riflettiamo bene è l'all-in di uno sconfitto o per lo meno di un pugile chiuso all'angolo, fosse pure solo dal punto di vista dell'immagine: per la prima volta sono stati assegnati centinaia di ergastoli definitivi.

Il clima nelle segrete stanze è già pesantissimo: Mannino confida al Maresciallo Guazzelli (suo amico intimo) di temere per la sua vita, il capo della Polizia emette una nota riservata nella quale avverte di possibili attentati verso esponenti DC, PSI e PDS, il ministro Scotti ad una commissione del Senato dichiara che è un errore gravissimo non avvisare i cittadini di questo tentativo di sovversione dello Stato Democratico da parte della Mafia, Andreotti bolla tutto come "una patacca" in un'intervista mai smentita.

Ma i politici della famosa lista a quel punto si cacano addosso e cercano, tramite esponenti infedeli dei Corpi Speciali dell'Arma dei Carabinieri, un contatto con Ciancimino (ex sindaco di Palermo, DC, amico intimo sin dall'infanzia di Riina e Provenzano) al fine di trovare una strada per salvarsi la pelle. Saranno quindi i vari De Donno, Subranni, Mori ed il mitico Capitano Ultimo a gestire queste fasi della trattativa.La cosa che suona subito strana è il sapere che nessuno dei politici abbia riferito queste preoccupazioni ufficialmente al Parlamento o, formalmente, a qualcuno dell'Arma e che nessuno dei Carabiniericitati abbia mai compilato un rapporto (come sarebbero stati tenuti a fare). Che però questi incontri ci siano stati è stato confermato dai vari Mori e De Donno in persona, quindi...

Misteriosamente, dopo questi contatti, nessun politico della lista compilata da Riina viene più toccato, l'attenzione si sposta su Falcone, che salta in aria a Capaci insieme alla moglie e agli uomini della scorta. Proprio nei giorni successivi alla strage di Capaci succede di tutto: cade il governo, Andreotti è bruciato per la corsa al Quirinale, i Carabineri in segreto incontrano Ciancimino, nel nuovo Governo non si trova posto per Scotti, vista la sua intransigenza sulla "questione mafiosa", sotituito nel suo ruolo di Ministro dell'Interno da Mancino (uno sulla lista dei morituri).

In questo bel clima Riina consegna a Ciancimino il "papello", una serie di richieste da soddisfare per non riprendere la mattanza dei politici: richieste che persino Ciancimino e Provenzano reputano "irricevibili" da parte dello Stato. Decidono quindi di proporre una versione light del papello, meno esosa. Anche questa versione viene reputata eccessiva da parte dei Carabinieri in un incontro del 13 Luglio 1992. Intanto a Palermo scompare una 126 rossa, che il 19 Luglio esplode in via D'Amelio a Palermo, falciando Borsellino e gli uomini della scorta.

Passano 10 giorni e si riniziano i colloqui: i Carabinieri vogliono arrestare Riina, a quel punto Riina viene "venduto" da Provenzano, che ha indicato su una mappa i nascondigli dove trovare "Totò 'u curtu". Il 15 Gennaio del 1993, grazie alle soffiate di un protetto di Provenzano, viene infatti arrestato il Capo dei Capi, i ROS incredibilmente non perquisiscono il covo e nemmeno lo sorvegliano: nella stessa notte vengono trasferiti la moglie ed i figli di Riina, spariscono tutte le eventuali carte dal covo e vengono fatti anche lavori in muratura, per abbattere muri contenenti tracce di DNA.
Tra gli eroi "responsabili" di questa volpata ci sono Mori, il Capitano Ultimo e tutta la crema dei reparti speciali.

La reazione della corrente riiniana della mafia è brutale: a partire dal 14 Maggio del 1993 si hanno gli attenti a Maurizio Costanzo, le stragi di Firenze, Milano, le bombe a Roma alle basiliche che portano il nome del Presidente della Camera e del Senato e la mancata esplosione di un'autobomba di fronte al punto di ritrovo dei Carabinieri allo Stadio Olimpico di Roma, pensata e messa in piedi per avere almeno 100 morti tra le forze dell'ordine.

Ma lo stato reagisce da par suo: nel giro di poche settimane cambia il capo delle carceri, via quello dal pugno di ferro e dentro uno più malleabile, poi a Novembre si lasciano scadere 343 ordinanze di carcere duro (il famoso 41-bis) e quindi i mafiosi tornano al carcere ordinario. Sapere che questi due punti siano due delle richieste di Riina non vi stupirà.

Ma possiamo stare tranquilli, scende in campo Silvio, che nel 1994 vince per la prima volta le elezioni.
ll resto della Storia, francamente, non merita nemmeno di essere raccontato: chi sia Berlusconi, che rapporti abbia avuto con Dell'Utri, Mangano e soci è stato il pane della mia gioventù quindi spero sia di dominio pubblico per i miei pochi lettori, però vi interesserà sapere che ci sono pagamenti accertati ai prestanome mafiosi anche durante gli incarichi di Governo. Bello, no? Non è meraviglioso sapere che il Presidente del Consiglio di un Paese Europeo pagava ogni 6 mesi la mafia? La mafia da quel punto sembra sconfitta ma si è solo inabissata, preferendo il silenzio al clamore delle bombe.

Come ultima cosa vi posto un video: si tratta di una bella relazione, semplice e veloce, del PM Di Matteo che racconta la Trattativa ovviamente in maniera molto più precisa rispetto al sottoscritto. Un unico appunto tecnico al video: non so come mai si ripete lo stesso filmato per 3 volte consecutive, dura circa 33 minuti, poi riparte da zero.

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