L'importanza di essere giusti

Enrico Luschi • ott 29, 2023

L'ortodossia della purezza

Ave villici!

Come va? Vi sta appassionando la caccia all’uomo che si sta svolgendo, proprio nei minuti in cui sto scrivendo, in Daghestan (Russia), dove tra aeroporto e centro cittadino gli zombie di una delle Repubbliche Russe più povere e straccione dell'intera Federazione Russa stanno dando la caccia agli ebrei scesi da volo proveniente da Tel Aviv? 

Chissà se cercano i sionisti o i semiti, perché mi è stato fatto presente in questi giorni -da quelli giusti- che corro il rischio di vedere antisemitismo dove è solo antisionismo. Che stolto che sono, ragazzi.

Oh, a proposito: avete fatto caso che nella vessatissima società civile russa riescono a mettersi d’accordo per fare una sommossa popolare improvvisata ed addirittura assalire le macchine della polizia? Bastava organizzare un pogrom, cazzo. E io stolto, di nuovo, che pensavo che forse anche una guerra di invasione meritava un minimo di protesta e che se nulla succedeva forse era anche un pochino colpa della società civile russa.

Macchè, lo sapevano i giusti. I Russi sono tutti oppressi, tutti e 140 milioni, e io a fare questi discorsi il solito merdone. Invece, toh, con un bel pogrom ecco che riparte subito l’impegno civile e la voglia di ruggire in piazza. Addirittura si assaltano le camionette blindate della Polizia dello Zar, in un aeroporto, pensate.

Volevo scrivere da qualche giorno, perché quel che sta succedendo in Israele mi ha fatto rendere conto del livello di ignoranza in materia. Davvero, ognuno la pensi come vuole, come meglio crede e in base a quel che reputa più giusto, ma ho sentito della roba che -visto l’argomento trattato- mi ha fatto tremare i polsi. Voler scrivere di questo mi espone, al solito, alla meschina figura di voler fare il tuttologo, ma sulle cose che mi interessano non riesco a farmela passare e purtroppo, per quanto riguarda il settore “esteri” la situazione in Medio-Oriente mi ha sempre affascinato (se così si può dire). Metto le mani avanti e annuncio che -se si esclude Nord Corea- sono finite le zone del mondo che destano in me un qualche interesse morboso, tanto è vero non ho scritto nulla di Iran, per dirne una.

Comunque, dicevamo: le castronerie che ho sentito. Boh, la più colossale e che è stata quella che mi ha spinto a scrivere questo pezzo è l’aver sentito da uno studente universitario (ok, massimo del secondo anno, ma…) con kefiah di ordinanza “Che poi storicamente che cazzo ci fanno gli ebrei in Israele?”. Io sinceramente non lo so, davvero, come cazzo si faccia a vivere nel mondo moderno con una dose tale di ignoranza addosso. E’ un livello inaccettabile letteralmente anche per un pastore dell’Agropontino del 1300. Cazzo, anche per sbaglio la storia di Cristo l’avrai sentita, no? Poi per carità, magari era il classico studentello completamente ebete, che sicuramente non si sarà perso nemmeno una manifestazione dietro agli striscioni inneggianti alla Palestina Libera, Israele Stato Terrorista e tutta la collezione autunno-inverno 23-24.

Ci sono quelli che, in buonafede (sicuramente, lo dico senza alcuna ironia), sono pronti a giurare che Israele occupa il territorio palestinese dal 1948, come se all’epoca fosse esistito un territorio o uno Stato palestinese da occupare. Solito discorso di prima, scegli pure da che parte stare e pensala come meglio credi, ma se la base di partenza sulla quale calibri il tuo ragionamento è questa..mi prende un po’ male per qualsiasi parte tu spalleggi, ecco.

Risalendo un po’le cose diventano più delicate e si fanno più sfumate. Diciamo che l’interpretazione e la lettura delle cose può essere divisiva. Ad esempio, per restare sulle manifestazioni e sugli slogan: Israele Stato genocida. Io credo che si debba fare attenzione con le parole, perché hanno un loro peso specifico e a forza di ripeterle qualcosa dentro scavano. Genocidio è un termine che ha un significato ben preciso. Non si può parlare di genocidio quando la popolazione palestinese è triplicata in 30 anni. Non si può, scegliete un’altra parola, quella che volete, ma non si può parlare di genocidio. Questione di lana caprina? Certo, ma ci facciamo enormi seghe mentali sull’inclusività e le peggiori paturnie per un pronome, poi genocidio si usa in libertà, così. 800 morti in 10 anni: genocidio?

Altro mito: Israele occupa Gaza e West Bank da 60 anni. No. Sono/Erano territori israeliani, che vi piaccia o meno. Territori conquistati da Israele dopo la Guerra dei 6 Giorni, quella vinta nel 1967. La guerra è brutta e fa schifo, siamo tutti d’accordo, ma le guerre si fanno (anche) per il possesso di territori e se si perdono ci sta di perdere dei territori. L’Egitto ad esempio perse la Striscia di Gaza (oltre che tutto il Sinai fino al Canale di Suez), che da allora è territorio israeliano a tutti gli effetti. La pace, il documento ufficiale che assegna secondo i canoni internazionali Gaza ad Israele è del 1979. Da quel momento fino alla creazione della Autorità Palestinese e al ritiro delle truppe di Israele, Gaza è stata Israele senza alcuna “occupazione”. Capisco il risentimento dei palestinesi nel vedersi non solo nuovamente non riconoscere come Stato indipendente dopo il macello del post guerra, ma tant’è. Dal 2005 comunque Israele con Gaza c’entra zero, visto che la gestione è affidata allo Stato Palestinese (semplifico per non scrivere 8000 pagine Word, siate buoni). Quando parlate di “occupazione di Gaza”, di preciso, di cosa parlate?

La West Bank è invece il territorio conteso al confine con la Giordania, anche questa striscia di terra è una delle conquiste israeliane post ’67. La questione della West Bank è molto più spinosa. Bisogna partire con il trattato di pace, firmato dopo un trentennio (’94), per dire di che realtà diplomatica si parli, quando la Giordania rinuncia ad una determinata “fetta” di terreno. Tra trattato di pace ed istituzione dell’Autorità Palestinese non fu fatto un lavoro diplomatico particolarmente accurato, tanto è vero che non c’è stata una vera pace e sin da subito è partita una nuova guerra a bassa intensità, con Israele che marcia sulle pieghe diplomatiche del trattato prima e su una conquista stile selvaggio West dall’altra. Non che davanti abbia il Club delle Giovani Marmotte, ma effettivamente la West Bank è il punto sul quale Israele è meno difendibile, storicamente. Ciò non toglie che quel famoso trattato, il 60% della Cisgiordania lo assegni ad Israele, senza tanti discorsi.

Il colpo di classe è però quando si parla di Gaza come lager a cielo aperto, perché anche questo ho letto e sentito in questi 20 giorni. Ah, una cosa che esula dal punto specifico, ma che la dice lunga sull'humus retrostante a tanti discorsi: non vi sembra quantomeno bizzarro che per parlare della Palestina libera, due stati etc etc si sia dovuto aspettare i 1400 ebrei morti (+229 rapiti)? No? 

Vabbè Gaza lager a cielo aperto, si diceva. Punto primo: se si accetta questo discorso entra in gioco anche l’Egitto, perché se Israele è uno Stato Nazista (tutti Nazisti, da Ben Gurion in giù tutti nazisti, sempre) che blocca l’ingresso a Nord, c’è un altro Stato Nazista che blocca gli ingressi a Sud. Questo conta poco perché un eventuale torto più un altro eventuale torto fanno due torti, non certo zero. Ma il punto è che non è nemmeno vero che è un lager. Anche qui, intendiamoci, diamo il giusto peso alle parole. Non che sia un villaggio vacanze o un posto per la famiglie, sia ben chiaro, ma “lager a cielo aperto” ha un significato ben preciso. Se poi si mischia all’altra espressione analizzata poco sopra (“genocidio”) è difficile non avere un imprinting immediato su tutta la questione. Un altro punto da valutare è che da Settembre 2005 Israele non ha il minimo controllo su quel che succede a Gaza. Qui entrano in gioco Fatah ed Hamas: vuoi lo Stato indipendente dall’immonda ”entità sionista”, ma che sei stato in grado di mettere in piedi in 18 anni, pur avendoti lasciato Israele anche alcune infrastrutture al momento dell’abbandono della Striscia ed avendo goduto dei miliardi di dollari delle donazioni internazionali?

Comunque guardiamo l’aspetto “lager a cielo aperto”: è uno strano tipo di lager, ma va anche detto che gli ebrei di lager se ne intendono e non hanno lasciato nulla al caso, perché mi sembra abbiano fatto un buon lavoro con quello messo in piedi a Gaza. Fatevi un giro con Google Maps Street View, le mie parole sono superflue, guardate se quel che vedete può essere classificato come “lager” e datevi una risposta senza vergognarvi.

Oltre a quello che vedete del “lager” metteteci la libertà di culto e la particolarità che notoriamente era tipica dei lager: le elezioni (in cui l’odioso sionista fa vincere persino chi, come missione, ha quella di annientarlo).

No perché della Palestina abbiamo sempre in mente gli slum e il bambino cencioso e polveroso, ma non è solo questo ovviamente. Gaza non è solo slum e Ramallah non è Gaza. Solo che fa comodo per la narrativa che si vuole portare avanti. Visto il livello di risposte ricevute in questi giorni lo specifico: non dico che Gaza e la Palestina siano un luogo idilliaco e non ci siano problemi di sorta, credo che per noi occidentali col culo al caldo sia un inferno difficilmente immaginabile. Però dico anche che se si gratta la patina di fuffa imposta dallo storytelling che più ci aggrada, la realtà dei fatti è diversa. E questo è fattuale. 

Iniziamo a non parlare di “occupazione” a casaccio, di “genocidio” a casaccio, di “lager” a cielo aperto a casaccio, di un popolo stipato in una strisciolina di terra senza possibilità di fuga e magari la storia cambia.
Giusto, aggiungiamo anche questo mito: i poveri palestinesi sono chiusi in 40 km di territorio e sono destinati a nascere e morire a Gaza (tutti a Gaza, oh, ne nascesse uno a Jenin o a Nablus) e soprattutto signori c’è l’APARTHEID. No discorsi, l’apartheid. Anche questo viene ripetuto a pappagallo, così. Non è vero. Ogni giorno entrano dalla Palestina (Gaza+West Bank) in Israele quasi 400.000 lavoratori. Gli abitanti di Israele sono 9 milioni e mezzo, un milione e spiccioli sono di questi sono palestinesi, quindi almeno il falso mito che dal lager a cielo aperto non si esce cancelliamolo. I palestinesi sono trattati come gli israeliani? No, assolutamente, per i canoni occidentali sono indubbiamente cittadini di serie B rispetto agli ebrei. Ma possono liberamente lavorare, (abbastanza liberamente) affittare una casa, votare e persino farsi eleggere nelle istituzioni democratiche israeliane. L’apartheid, bimbi, era un’altra cosa.

Fine Parte I

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