Il Credito Sociale Cinese

Enrico Luschi • 20 ottobre 2021

Qualche informazione in più sul grande terrore cinese

Ave villici!

Oggi grande inchiesta, studiata e approfondita, ovviamente tutto è rapportato a quanto meritiate di leggere gratis. Insomma oggi si parla del Credito Sociale Cinese.

Nei giorni delle proteste sul GreenPass di 4 disperati (che i media italiani in cerca della quotidiana iperventilazione tentano di far passare come una massa compatta e sconfinata, riuscendo a far credere che una parte dei portuali di Trieste siano in grado di bloccare un Paese) tutti impegnati a farsi manganellare per il GP ma che stanno ben zitti sulla porcata della privacy (prima merda vera pestata dal Governo Draghi, seguita a stretto giro di posta da Quota 102, ennesima coltellata alla schiena delle giovani generazioni di questo disastrato Paese), cosa c’è di meglio che parlare del famoso sistema di Credito Sociale Cinese?

E’ un po’ di tempo che cerco notizie e leggo sull’argomento, ovviamente questo articolo èquello che riesco a mettere giù io, ben lungi da essere un trattato da prendere sul serio sul tema. Ma -almeno per me- è un utile riassunto al fine di avere una miglior sul tenore di vita lontano dal tanto deprecabile Occidente, quello in mano al capitalismo sfrenato e alle multinazionali cattivissime. Alla fine del pezzo troverete qualche link, consultateli se avete voglia.

Alcune premesse d’obbligo: personalmente non ho nulla contro i Cinesi in quanto tali, non mi muove alcuna spinta razzista. Al tempo stesso non ho alcun problema a vedere la Cina come il nostro nemico del XXI° secolo, una specie di Germania Nazista 2.0 per quanto riguarda aspetti economici e commerciali (come minimo). Una Nazione che pretende di stare nel WTO solo quando gli fa comodo, che nemmeno nasconde più le sue mire espansionistiche in Asia e che già pretende che nemmeno qualcuno dica “pio”. Un Nazione che ha come minimo giocato sporco sulla gestione del Covid (ci credete voi che in Cina non muore nessuno di Covid da quasi un anno?) e che rimane, a prescindere da tutto quanto sopra, una dittatura comunista. Insomma, non credo di essere accusato di essere filocinese. Dall’altro lato credo di essere una persona abbastanza obbiettiva e che riesce a non avere dogmi ai quali tener fede anche a dispetto della realtà. Bene, detto questo partiamo.

Iniziamo con la percezione che abbiamo noi occidentali cattivi del famoso Credito Sociale Cinese. Nei media occidentali passa il concetto di qualcosa assimibilabile al Controllo Totale immaginato da Orwell nel famoso romanzo 1984, spesso citato a casaccio. Viene raccontato un sistema di controllo in tempo reale che assegna ai cittadini cinesi un punteggio sociale sulla base del quale vengono poi ristrette o allargate le libertà dei cittadini. Ovviamente non è esattamente così, ma capisco anche le necessità di sintesi del giornalismo sensazionalistico che tanto ci piace. A tal proposito è abbastanza inquietante l’episodio di Black Mirror nel quale la protagonista cade in una spirale autodistruttiva al fine di tenere alto il suo credito sociale.

Partiamo prima dalla definizione di cosa sia realmente il Credito Sociale Cinese, ovvero sia il tentativo di valutare numericamente un insieme di dati atti a dare un riscontro tangibile per quanto riguarda sincerità, onestà, integrità, reputazione e fiducia, tutti aspetti molto cari alla cultura Cinese. Questo tentativo mastodontico di valutare qualcosa come un miliardo e mezzo di persone si basa, alla fin fine, su un complesso meccanismo di gamificazione, ovvero qualcosa di traducibile con una specie di gara a punti nella quale sono incentivati i comportamenti virtuosi e scoraggiati i comportamenti da merdoni. Se osserviamo distaccati questo singolo aspetto direi che non c’è molto da sorprendersi, sono millenni che l’essere umano cerca il giusto punto dove fissare i paletti di leggi, regole e quant’altro. Già 2.000 anni fa tal Giovenale però si chiedeva "chi controlla i controllori", una domanda che ci portiamo tutt’oggi appresso e che è sempre fonte di vivace dibattito, specialmente nei Circoli Arci dopo il terzo Negroni.

La nostra storia inizia nel 2014, quado il Governo Cinese ha deciso di dare il via ad una fase sperimentale di Credito Sociale, con lo scopo di gestire i rapidi cambiamenti sociali che la Cina del Terzo Millennio sta vivendo ad un ritmo mai sperimentato dalla civiltà umana. Sono stati lanciati decine di progetti pilota, molti dei quali sono finiti sotto i riflettori dei media occidentali. Va detto che molti di questi progetti presentano veramente aspetti inquietanti, ma cerchiamo di andare avanti a piccoli passi. Una delle particolarità comuni a tutti i sistemi sperimentali cinesi è la suddivisione dei cittadini in blacklist e redlist, che potremmo tradurre in una specie di “buoni e cattivi” alla lavagna della scuola.

Vediamo cosa sia una blacklist e cosa comporti esserci inserito. Un cittadino con debiti pendenti o con particolari reati può essere inserito in questa blacklist che vieta di effettuare acquisti (spesso considerati di lusso e non atti a soddisfare bisogni primari) come ad esempio viaggi aerei, treni ad alta velocità, soggiorni in hotel a 4 o 5 stelle. L’idea di fondo, se si vuole semplificare, è che un cittadino debba assolvere ai propri doveri prima di indulgere in beni e servizi non di stretta necessità. In un altro programma il cittadino immesso in una blacklist ha la fortuna di vedere il proprio telefono “hackerato” ed ogni qualvolta un altro cittadino chiami l’utenza a nome del soggetto in blacklist parte un messaggio che ricorda che l’utente chiamato ha dei debiti non saldati e invita il chiamante a sollecitare il chiamato al fine di saldare il debito non ancora saldato. Per determinati reati torna di moda la gogna pubblica, con cartelloni con foto e nominativo del merdone affissi nel quartiere di residenza del cittadino colpevole, o su giornali, sui cartelloni alle fermate dei bus etc etc. Una cosa simpatica e per nulla invasiva, ma se ci pensiamo bene non è poi molto diversa, fatte le debite proporzioni, da quanto succede qui con casellario giudiziario (leggasi fedina penale), DASPO o la mai sufficientemente applicata legge che prevederebbe l’impossibilità di rilascio di Passaporto per coloro che hanno multe non pagate.

Le redlist invece sono le liste che premiano i cittadini virtuosi, ma vediamole meglio. Si entra in queste liste "VIP" grazie ad una carriera scolastica eccellente, al volontariato, alla donazione di sangue, con una raccolta differenziata correttamente eseguita, e con frequenti visite ai genitori anziani e/o malati. Tali azioni fruttano punteggi positivi, ma l’idea di assegnare un punteggio alle abitudini di un cittadino spaventa molto i nostri deboli cervelli occidentali. C’è da dire però che anche in questo caso, se guardiamo bene, anche da noi esistono scale di valutazione simili. Pensiamo ad esempio al Credit Score americano salito alla ribalta all’epoca della crisi dei subprime, o al Merito Creditizio Italiano, o alla Patente a Punti ormai usata in quasi tutta Europa senza tanto scandalo. Se un sistema a somma negativa, come nel caso delle balklist giustamente desta in noi scandalo, questo aspetto potrebbe sembrare più stuzzichevole, specialmente in uno Stato come il nostro, dove fare il cazzo che ci pare e che più ci conviene è assunto a vera legge morale.

Di tutti i sistemi sperimentati in Cina uno dei più promettenti per il regime di Pechino sembra essere quello in uso nella città a noi sconosciuta di Rongcheng (738.000 abitati, così per ridere), dove il cittadino parte con un credito sociale base di 1.000 punti, punteggio in continuo mutamento visto che praticamente ogni attività prevede un bonus o un malus in termini di punteggio. Qualche esempio: evadere le tasse costa 100 punti, attraversare con il rosso costa 5 punti, parcheggiare alla cazzo di cane 10 punti ad ogni singola infrazione. Allo stesso tempo, ovviamente, i punti si possono guadagnare. Alcuni esempi: sono previsti bonus per successi sportivi, volontariato o cura degli spazi verdi comuni. Questo è possibile grazie ad una rete sconfinata di telecamere che tappezzano la città e che vengono sorvegliate 24/7 da addetti preposti al continuo aggiornamento dei punteggi dei singoli cittadini. Sono ovviamente accettate spiate e delazioni di altri cittadini, Una cosa, questa si, davvero inquietante, forse più della capillare rete di telecamere a riconoscimento facciale. L’alto punteggio garantisce trasporti gratuiti, utenze domestiche scontate, accessi prioritari per visite mediche, pratiche burocratiche e quant’altro. Un punteggio basso, per controparte, limita l’accesso al credito, ai concorsi pubblici oltre che essere un pessimo biglietto da visita per colloqui di lavoro, affitti etc etc. Cosa importante e che cercherò di trattare meglio dopo è che il sistema di punteggio sociale vale non solo per i singoli cittadini, ma anche per aziende ed imprese. Questo inferno, tutto sommato, pare piacere ai residenti della cittadina di Rongcheng, che dichiarano che il tenore di vita è aumentato ed il valore immobiliare cresciuto.

Questa mentalità gode di un giudizio talmente positivo che il sistema inizia ad essere copiato anche da aziende private. Se usate Alibaba (un mostro al cui confronto Amazon sembra una ONG impegnata nel sociale) avrete visto il Sesame Credit, che non è il classico Programma Fedeltà come ormai ha anche il barrettino sotto casa, ma qualcosa dimolto più sottile e strutturato. Alibaba, a differenza di Amazon, offre infatti anche servizi bancari, sistemi di pagamento, accoglienza, ristorazione e quant’altro. Attraverso lo studio dei metadati ed un algoritmo valutato miliardi di dollari, Alibaba riesce a profilare i propri utenti meglio di chiunque altro al mondo, con tutto ciò che ne consegue. Per dare la misura della diffusione del Sesame Credit di Alibaba, questo punteggio sociale privato è spesso inserito nei biglietti da visita e obbligatorio nei siti di incontri tipo Badoo e roba simile. Inquietante, no? Beh, c’è da dire che anche qua da noi Ebay, Uber, Couchsurfing e molti altri siti si basano sulla reputazione online e sulla fiducia reciproca tra due sconosciuti.

Partito in questo "studio" con mille pregiudizi, dopo qualche lettura devo dire che il sistema è inquietante, ma va compreso che stiamo parlando di una dittatura, di una Nazione che ha un miliardo e mezzo di abitanti e che, nel giro di pochi decenni, ha vissuto dei mutamenti sociali che in Europa hanno richiesto un lasso di tempo misurabile in secoli. E' un modello ovviamente da stigmatizzare, ma credo che i media occidentali riportino in maniera abbastanza distorta la realtà (di fatto uniscono i lati peggiori di esperimenti diversissimi tra loro e fondono tutto in un calderone unico).

LINK:

Articolo Financial Times su CS di Alibaba: https://www.ft.com/content/99165d7a-1646-11e8-9376-4a6390addb44

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