I migliori, quelli dell'Irpef.

Enrico Luschi • dic 31, 2021

Vi vedo che siete grillini nell'anima. Da qui si vede tutto.

Ave villici!

Un altro anno è passato in questo abnorme tritacarne globale alimentato dal virus cinese: vaccini, booster, mascherine, GP, morti, inflazione, successi sportivi, drammi e tutto quel che ha saputo regalarci questo irripetibile 2021. E le premesse per il 2022 sono allettanti: ci attende un anno intenso, un anno che personalmente mi accontenterò di “schivare”, se così si può dire, ben conscio che ormai agli individui vengono richieste soluzioni autobiografiche a contraddizioni sistemiche. Tanti auguri a tutti, ovviamente.

Ma non è questo l’argomento del post di oggi. Non ho voglia di fare il post di fine anno in stile videomessaggio di Grillo. Di cosa parlare allora? Avrei una voglia matta di parlare di Covid (soprattutto dell'aspetto mediatico), ma come sapete mi sono imposto di parlarne una volta all'anno su queste paginette e mi sono già giocato il jolly. Quindi?

Ultimamente, sempre più spesso, sento ironie sul “governo dei migliori”, (specialmente per la recente riforma IRPEF) e vorrei fare alcune riflessioni su questo.

Tanto per cominciare come nasce la definizione “governo dei migliori”? Nacque circa un anno fa dai fantastici media italiani, nella loro eterna iperventilazione per qualsiasi argomento, alla perenne spasmodica ricerca della formula giusta&accattivante per far breccia nel linguaggio di massa. Il Governo Draghi fu subito battezzato così, prestando immediatamente il fianco al mefiticomostro del Terzo Millennio, ovvero lo storytelling. Un’arma a doppio taglio e che generalmente ha la vita media di un anno, perché poi Madame Realtà -paziente e feroce- tutti aspetta sulla strada intrapresa per evitarla. Si vedano le esperienze del giovane Renzi, il tecnico Monti ed il “Governo del cambiamento”, tutte creature che dovevano spaccare il culo al mondo e che dopo un anno erano morte e sepolte.

Parlare di un “governo dei migliori” assomiglia sin da subito al voler castrare in partenza una creatura nata storta e fragile, dato che Draghi è a capo di un governo di compromessi politici, figli del parlamento che ci siamo regalati con le elezioni del 2018. O credete seriamente che se Draghi avesse avuto carta bianca avrebbe scelto proprio Di Maio agli Esteri e Speranza alla Salute, dopo il disastro della prima ondata, tanto per fare due nomi? Davvero credete che avrebbe voluto alla Salute, in mezzo alla pandemia, uno con una Laurea in Scienze Politiche e come unica esperienza lavorativa (peraltro nemmeno conclusa) uno stage alla Barilla? Un governo che unisce Pd-M5S-Lega e altri partiti minori di certo dovrà cercare la quadra su qualsiasi atto legislativo, vista la composizione della maggioranza parlamentare. Ed è ovvio che qualche obolo il Governo debba pagarlo ai vari partiti (appunto Di Maio agli Esteri, per fare nuovamente un esempio). Ma l’espressione “governo dei migliori” suona bene, smerda chi c’era prima irridendolo dopo averlo elevato a “nuovo”, (anzi “governo del cambiamento”), lasciando spazio a future sicure ironie una volta terminata l’esperienza Draghi.

Ora, siccome abbiamo la memoria dei pesciolini rossi, vorrei solo ricordarvi due cose sparse, giusto per mettere un punto: questo non è sicuramente il “Governo dei Miglior”, ma è sicuramente MEGLIO di quanto abbiamo visto almeno nell’ultimo lustro. E’ meglio perché con Draghi abbiamo rimandato nella sua grigia insipiente esistenza uno dei peggiori cialtroni mai apparso sulla scena politica Italiana (Conte) che, giusto per ricordarvelo, venne fuori con il ruolo preciso di utile idiota da parte di una SRL (Casaleggio Associati), proprietaria di un partito che lo aveva scelto proprio per essere manovrabile poichè senza arte ne parte. Partito, giova ricordare anche questo, al quale avete affidato il 33% del consenso elettorale nel 2018: 33% significa 1 su 3, quindi per fare un esempio che vada nel personale, che almeno lo capite tutti, se non siete stati voi a votarlo o è stata vostra moglie o chi ve la tromba, tanto per restare in famiglia.

Ma il Governo Draghi è meglio mica solo per questo, è meglio perché abbiamo preso il migliore (Draghi, appunto), che non significa santo, infallibile o tuttologo -ma hey, guai a parlare di mentalità fascista-, semplicemente per lui parla il CV ed il rispetto di Capi di Stato e Istituzioni Internazionali. A proposito del CV vi sblocco un ricordo:

Altrove finiscono carriere politiche per tesi di laurea scopiazzate, qui CV falsificati portano a Palazzo Chigi per due mandati.


Possiamo continuare: il Governo Draghi è meglio perché non è più ministro Toninelli, l’ex ministro delle Infrastrutture che dopo il crollo del ponte Morandi non voleva essere disturbato perché in vacanza (alle Maldive, mi pare). O perché non è più ministro della Giustizia Bonafede, meglio conosciuto a Firenze come DjFofò. Oh, Bonafede è un caso interessante, perché paladino dei grillopitechi della prima ora, assurto a rango di eroe per avere vinto una causa contro i vaccini, che in epoca pandemica dovrebbe farvi riflettere su quanto siete stati ebeti ad aver votato questa banda di grillopitechi.

Per non parlare poi delle varie Lezzi (NO-TAP fino al giorno della sua elezione a parlamentare, poi un pochino meno), Provenzano, Azzolina (quella dei banchi a rotelle, ricordate?), Catalfo etc etc. Per farla breve non c’è dubbio che sia meglio, come è altrettanto sicuro che non sia dei migliori. Ma non mi dimentico che fino a Draghi la vaccinazione era in mano ad Arcuri ed ora c’è Figliuolo, che per mesi abbiamo avuti i numeri tra i migliori del mondo su contagi e cittadini vaccinati ed anche adesso, nel delirio globale, abbiamo numeri che altri paesi guardano con invidia. Prima, con Conte, Speranza ed Arcuri, siamo stati per mesi il peggior paese Occidentale. Ma non ho voglia nemmeno di andare oltre.


Dicevo che tante ironie e battutine sul governo dei migliori vengono dalla riforma del fisco. Vediamo meglio qualcosa al riguardo: stringi stringi la riforma IRPEF viene accusata di non favorire abbastanza i poveri, ma, almeno personalmente, mi sa tanto di cialtronata arruffapopolo. Tanto per cominciare partiamo dal fatto che è una riforma che taglia le tasse, non esattamente una cosa che succede spesso nel Paese con la tassazione più alta d’Europa e con gli stipendi fermi da 30 anni (ma i sindacati hanno appena imposto una clausola sul gender-fluid nel contratto PA, siate sollevati). Se gli euro che risparmierete vi creano disagio contattatemi per aver il mio IBAN al fine di devolvermi la cifra in questione, vi attendo impaziente e certo di un numeroso riscontro.


Messo nero su bianco questo punto vediamo meglio: le tabelle che ho visto sui siti dei giornali esprimono il solo valore in euro del risparmio annuo per fascia di reddito. Un gioco sporco al quale solo delle menti deboli possono abboccare: ve li meritate i Bagnai ed i Borghi che parlano di flat tax al 15% per tutti, branco di ebeti che non siete altro. Eppure ci fosse stato un commentatore di quelli che ho letto o sentito mettere sul piano percentuale del risparmio invece che del valore assoluto.


Ma rilancia oggi con un ficcante tweet di Montanari, un bell’articolo di qualche cazzone su un giornale domani ed una quotidiana dichiarazione di un qualche politico ad uno dei millemila talk show et voilà che passa il concetto che chi guadagna 1.200 euro risparmia meno di chi ne prende 2.000. Ma passiamo sopra anche a questo (ed è la seconda concessione alla logica, dopo l’avervi ricordato che stiamo parlando di un TAGLIO delle tasse che in una Paese come questo riesce a passare come una cosa negativa).


Il picco del vantaggio di questa riforma si ha per coloro che guadagnano 2.000-2.5000 euro al mese, quindi i ricchi, secondo la vulgata. Negli ultimi 10 anni (dati Ministero Economia, andate a guardarveli, è tutto semplice e di facile compresnsione) nelle fasce di reddito sotto i 40.000 sono stati riversati 16 MILIARDI di euro all’anno (10 grazie a Renzi e 6 a firma Conte II), oltre a ulteriori 6 miliardi dell’assegno unico universale che vanno in stragrande maggioranza a coloro che hanno redditi sotto i 40k. Come se non bastassero ci sono poi anche gli 8 miliardi del reddito di cittadinanza, una misura di certo non pensata per i RIKKI. Ovviamente sono interventi extra IRPEF ma dimenticarli nel ragionamento è un po’da paraculi. Il risultato dei freddi numeri comunque è che i 4 milioni di italiani (su 41) che guadagnano più di 2000 euro netti al mese pagano ben più della metà di tutta l’IRPEF, quindi se una categoria c’era da aiutare, in questa particolare imposta, forse era proprio quella. Fosse solo, cari compagni, perché se 4 milioni (ripeto, su 41) reggono il peso di oltre il 50% delle entrare IRPEF forse c’era qualcosa da rivedere, ma tanto è come dare il concio alle colonne.


Ora basta, mi avete fatto salire il nervoso.
Buon 2022, ci sarà da ridere.

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