Gretaaaaa, falla smessa, via.

Enrico Luschi • 29 settembre 2021

Perchè Greta mi ha rotto i coglioni.

Ave villici!

Ah, cari voi, che periodo d’oro. Quante perle di cui parlare, quanti spunti per scrivere e quanta poca voglia di farlo in questi giorni. Ce ne sarebbero da dire mille, veramente. Ho deciso che tornerò a parlare della piccola e tenera Greta, appena sbarcata a Milano per un evento del quale ora non ricordo il nome.

Cosa pensi di Greta io l’ho già scritto qui, una piacevole lettura alla quale vi rimando.



Ma parliamo dello gnomo svedese: oscurata dal Covid e finita un po’ in sordina nell’ultimo anno e mezzo, è prepotentemente tornata a galla. Intanto ci sarebbe da chiedersi se è stata rinnovata la sponsorizzazione Rolex, perché il modo verde è bello ma è bello anche il verde dei dollari sonanti delle sponsorizzazioni. Ma questo è un mio brutto pregiudizio che dovreste far finta di non aver letto.

Passiamo a noi: Greta è sbarcata a Milano a seguito della ripresa dei fantastici Fridays for Future, l’intelligente serie di manifestazioni che si tengono luogo in tutto il mondo occidentale (quello brutto) e sulle quali è giusto spendere due parole. L’iniziativa, seppur lodevole, mi lascia abbastanza indifferente, lo confesso subito così almeno tagliamo subito la testa al toro. Mi spiego meglio: gente che vuole salvare il mondo il venerdì pomeriggio prima dell’aperitivo a me sta sui coglioni a pelle, non posso farci nulla ma è così.

Gente sveglia, per giunta, che riesce a dare soluzioni semplicissime a problemi universali molto molto complessi. A sentir loro un bel pannello solare risolve tutto, fondamentalmente. Green e, dicono, anche redditizio. Nonostante decenni di sussidi, l’energia solare ad oggi copre con fatica appena il 3% del fabbisogno annuo USA, tanto per parlare di cifre del mondo reale. Eppure è un dogma di fede, sembra quasi che i Fridays for Future siano lobby non retribuite del mondo dell’energia solare, tanto sono dogmatici nell’approccio al problema. Però i sussidi al solare, mi par di capire, vanno bene, mentre il Demonio sono quelli indirizzati all’energia fossile. Anche su questo ci sarebbe da fare un bel discorso: se dopo decenni di sovvenzioni, sussidi ed esoneridi imposte la produttività dell’energia rinnovabile è nettamente inferiore a quella fossile e -udite udite- persino a quella nucleare, forse stiamo seguendo la strada sbagliata, no? Macchè, avanti tutta. E a nulla servono le lezioni come quella di qualche giorno fa in Inghilterra, quando un rarissimo weekend senza vento in Irlanda si è tramutato in razionamento dell’energia eolica disponibile nelle zone servite da questa fonte di approvvigionamento.

Ma non è finita qui: non molto tempo fa Thomas Friedman sul New York Times vaneggiava addirittura di candidare la Germania al Nobel per la Pace, poiché sussidia il mercato dell’energia solare (costo a cranio per i cittadini tedeschi 220 euri annui, non proprio due lire) e ha così ridotto il costo dei pannelli. Dettagli che sfuggono: la Germania importa pannelli solari dalla Cina, notoriamente amica delle tematiche ambientaliste quasi quanto lo è dei diritti umani. Der Spiegel ha calcolato che sono finiti in Cina qualcosa come 102 miliardi solo negli ultimi 5 anni, i buoni dirigenti del Partito Comunista Cinese ringraziano e tirano su nuove centrali a carbone, poco green ma molto produttive. Ma almeno un investimento di 102 miliardi serve a qualcosa? No, solo l’8% dell’energia tedesca è dovuta ai pannelli solari, un dato imbarazzante.

Le fonti green, dati alla mano, sono un mezzo bluff, anche se ci si conteggiano pure le biofuels e la biomassa (che comprende anche foreste abbattute, ricordiamolo), due altri settori fortemente foraggiati e recentemente esplosi in Germania.

Tra le due alternative le biofuels sembrano la strada un po’ più promettente, visto che attualmente sono quasi il 60% dell’energia verde prodotta nella vecchia cara Europa. Se però reputate le biofuels energie verdi “carbon neutral” forse dovreste farvi curare. Insomma, per farla corta chè mi sono rotto i coglioni, vi suggerisco una chiave di lettura più cinica di tutto il fenomeno Greta e del green movement: e se fosse più che altro solo greenwashing, ovvero una grossolana frode intellettuale e lingusitica atta a a portare nelle tasche dell’industria verde quanti più soldi pubblici possibile? E se nessuno stesse facendo alcuna rivoluzione per salvarci da nulla, ma solo lobbying come meglio crede/può per arraffare quanti più soldi dei sussidi energetici? Guardate il caso della Norvegia: estraggono petrolio a tutta manetta, poi investono come giocatori d’azzardo sui più grandi inquinatori del pianeta tramite il loro fondo sovrano (che è il più ricco del mondo ed ha 1.4 miliardi di dollari investiti su produzione di Co2), ma tutti siamo pronti a genufletterci davanti alla mirabolante attenzione dei norvegesi all’ambiente perché Olso è piena di Tesla o ha il trenino a pile. A me sembra, appunto, greenwashing.

Ma basta complottismi, parliamo di Greta. E’ arrivata a Milano e ha sparato una quantità di minchiate quasi degna di un grillino della prima ora. Senza nemmeno entrare troppo nel merito (vengo incontro alle vostre stringate facoltà mentali), faccio solo un veloce passaggio di massima. Allora io inizio a non poterne più dello spazio dato ad una minorenne incosciente del mondo ma che parla come un invasato di un qualsiasi centro sociale. Ok, ha fatto movimento, ha sollevato il problema e creato attenzione su quello che indubbiamente deve essere un argomento di discussione, ma poi anche basta. Invece ormai è l’Oracolo, che si permette di arrivare di fronte a gente che ha speso la vita a studiare il problema e cercare soluzioni e sputare sentenze come quella di ieri: “Sul clima è 30 anni che sentiamo solo blablabla”. Peccato nessuno si sia alzato e le abbia chiesto: “Via giù, meno male sei arrivata te con le tue profonde conoscenze sulla tematica dovute al tuo diploma di scuola media: ci dici a cosa rinunciamo, tutti, da stasera in poi? Una cosa, Greta, diccene una”.

In ogni caso questi sono gli ultimi 30 anni di blablabla:

Vada a fare queste pagliacciate boriose (“bastardi ipocriti”, testuale) in Cina ed in India invece che Milano e New York. Vediamo poi se la fanno tornare, quando e soprattutto come.


Che poi spero ci creda, in quel che dice, perché rinnovo i miei dubbi sul personaggio e la sua storia. Se ci crede mi dispiace perché significa che a 18 anni è profondamente cretina. Io capisco che i genitori abbiano visto in questo interesse della ragazza una gallina dalle uova d’oro, probabilmente un’ancora di salvezza per la sua malattia ed una valvola di sfogo ai suoi problemi relazionali, capisco meno bene perché debba andarle dietro mezzo mondo.



Ma il bello è che se un politico, anche uno di quelli di grido, si permettesse di andare dalla tenera Greta e dirle “Oh, hai rotto i coglioni, noi ci teniamo al clima, facciamo il fattibile e cerchiamo di fare sempre di più, te vai un po’ più a destra nel mappamondo a portare la tematica ambientale” sarebbe asfaltato dalla pubblica opinione e probabilmente riceverebbe una risposta del genere “Voi adulti/politici siete i soli responsabili”, come quando fece l’intervento del famoso “How dare you?”. Uno dei messaggi più gravi portati dallo gnomo svedese è che sta passando il concetto che se una cosa l’ha fatta un miliardario per sport o per noia, nel giardino di casa o con la sua barca (spendendoci in ogni caso miliardi), “volendo” si può fare subito, ovunque. Dalle Tesla a scendere. Molti dei seguaci non si rendono conto di queste questioni, degli ordini di grandezza, dei costi. Poveri innocenti ragazzi, quanta tenerezza mi fanno.


In ogni caso niente disfattismo, siamo a parlare di dogmi e fede e quindi si alzi in alto la nostra preghiera:

Rinunciate all’auto?
Rinuncio.
E a tutte le cose che si possono fare con essa?
Rinuncio.
Credete nell’opportunità di vivere le giornate in balia di Atac o Trenord pur di salvare il mondo?
Credo.
Rinunciate a godervi i frutti del vostro lavoro, ammesso ne troviate mai uno?
Rinuncio.
Rinunciate ad avere una casa?
Rinuncio.
Credete nell’opportunità di vivere in una comune come post 68inin rincoglioniti per condividere il sogno di un mondo a colori?
Credo.
Credete nell’opportunità di lavorare gratis perché il mondo lo merita?
Credo.
Rinunciate a vacanze itineranti perché inquinanti?
Rinuncio.
Credete nell’opportunità di morire sia di caldo che di freddo essendo la gestione del microclima domestico inquinante?
Credo.
Credete nell’opportunità di girare per casa al buio continuando a sbattere i mignoli a destra e a manca pur di risparmiare qualche watt e salvare il mondo?
Credo.
Rinunciate a lavarvi per non sprecare acqua?
Rinuncio.
Rinunciate a prendere l’aereo per andare negli Stati Uniti?
Rinuncio.
Credete nell’opportunità di andare negli USA con un nuovo mezzo comodo e green come una bella barca a remi di uno dei miliardari che conoscete, come ha fatto l’ottima Greta?
Credo.
Credete al fatto di essere dei poveri falliti che hanno rinunciato ai diritti sociali per quelli civili ed ora non avete la possibilità di esercitare neppure i secondi poiché attanagliati dalla fame indotta dalla perditi dei primi?
Credo.

Possa questa nuova coscienza verde portarvi la saggezza che fu dei padri, la fame nera che fu dei nonni e custodirvi solo e soltanto nella misura in cui risultiate utile al capitale. Scenda su di voi e sulle vostre famiglie, ammesso che possiate mantenerne una (o che non sia una dei vostri tanti fallimenti dell’esistenza), la benedizione dei CEOs del New York Stock Exchange e di tutti i centri nevralgici in cui si decide davvero cosa sarà delle nostre vite.

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