Cosa c'è di meglio che svegliarsi la Domenica mattina e sapere che andrai a vedere il Museo della Grande Guerra Patriottica? Niente, signor Tenente! Sbrigate velocemente le abluzioni mattutine e il rito sacro della colazione, che qui è un po'sui generis, ci incamminiamo io, Anastasia e suo nipote verso la fermata del bus che ci portera' al museo, non molto distante da casa, comunque. Il nipote ieri sera aveva finito le sigarette, quindi appena esce di casa si ferma a un supermercato e torna con un pacchetto nuovo e una bella bottiglia di birra da un litro, che a stomaco vuoto è consigliata da tutti i dottori. Questa gente sta male, ha davvero un serio problema con l'alcol. Io non riesco a credere che dopo la serata di ieri, sveglio da nemmeno 15 minuti, abbia avuto bisogno di tracannarsi un litro di birra. Probabilmente machismo in salsa est-europea, non so. Rimane un bravo ragazzo, ci mancherebbe.
Nel breve tragitto che separa la casa dalla fermata passiamo accanto al negozio dove costui va a farsi barba e capelli. Mi decanta mirabilie e tecniche di epilazione delle narici che a mio avviso sono torture e degne di indagini giudiziarie, mi chiede se ho intenzione di provare e ribatto che ancora mi sento troppo eterosessuale per farmi colmare le narici di cera per non avere peli all'interno. E poi che gusto ci sarebbe, dopo, a scaccolarsi?
Arriviamo in tempo per prendere l'autobus 44, bus che dopo un breve tratto urbano abbastanza anonimo, ci porta alla piazzetta antistante il Grande Museo della Grande Guerra Patriottica, che sarebbe la Seconda Guerra Mondiale Soviet Edition. L'edificio è inserito in un contesto grazioso da una parte (un bel parco si apre proprio alle spalle della struttura) e la solita quintalata di case popolari, simili ad enormi alveari grigi. Sul tetto del Museo sventola una ridente bandiera dell'Urss e ci sentiamo tutti fratelli verso il sol dell'avvenire. Per fortuna non chiedono mai nulla sulle mie idee politiche in merito ed io taccio, vile e pavido.
Entriamo nel Museo e -sorpresa!- c'è un centinaio di giovani soldatini, tutti in divisa, a rendere omaggio alla madrepatria. Alcuni finiscono con gli occhi le puppe ad Anastasia, ma del resto un anno e mezzo di seghe (tanto dura la leva, obbligatoria) è una giustificazione piu' che legittima per il richiamo ormonale.
Visitiamo il Museo, veramente fatto bene, ricco di dettagli e descrizioni (fortunatamente anche in inglese), armi, carri armati, manichini dei soldati e divise varie. Il tutto è organizzato in scala temporale, una lunga escalation che portera' alla Guerra: il tutto inzia con un articolo de La Stampa sulla marcia su Roma, il tutto per semplificarmi la vita e rendere la visita piu' confortevole. Il tono del Museo è ovviamente basato sulla classica retorica patriottarda, cosa anche abbastanza ovvia. Comunque, sbaglierò, ma in questa zona di mondo cova ancora un certo interesse a mostrare i muscoli militarmente parlando. Idea magari completamente sbagliata, ma mi ricordo bene il fervore fanatico della parata militare che ebbi modo di vedere in prima persona 3 anni fa a Mosca, poi oggi questo Museo che ci accoglie cosi':
La visita ci imepgna per due ore, ma passano davvero bene, pur essendo un Museo che non avrei mai visitato di mia volonta' devo dire che è davvero da vedere, anche se non interessati ad armi e cose militari in genere. Noto con mio grande stupore che visitano il Museo famiglie intere, giovani e ragazze in visita solitaria (!!!!), mamme con bambini. Pazzesco, soprattutto, l'attenzione che pongono alle sezioni piu' truci, come quella dedicata all'occupazione nazista della Bielorussia. Pare che qui i nazisti non abbiano scherzato, mettendo in piedi centinaia di campi di sterminio, rastrellamenti di ebrei pressochè quotidiani (88.000 nella sola Minsk, per dire). Il Museo non nasconde o addolcisce nulla, ed è forse la parte piu' interessante della visita. Il sacrario ai caduti, tutto in marmo bianco e vetro è veramente maestoso. Forse la prima cosa veramente bella esteticamente che vedo.
Finiamo la visita verso le 15, torniamo a casa e mangiamo a casa della zia. Oggi insalata russa, che qui chiamano Olivier, molto piu' buona di quella che propinano a noi in Italia, ma del resto anche la pizza a Dusseldorf proprio speciale non sarà. Passiamo il resto del pomeriggio a cazzeggiare in casa, per cena abbiamo deciso di andare al pub carino che abbiamo visitato nei giorni scorsi con Anastasia. Il nipote, come avrete intuito, è fanatico di birra e mi fa piacere portarlo a gozzovigliare li'. Altro aspetto da non sottovalutare è che non essendo vincolato dalle quantità elefantiache di cibo che mettono in tavola mamma e zia, sono libero di ordinare il poco che voglio mangiare. Sono, di fatto, costretto ad andare cena fuori per non farmi ingozzare come un papero. In compenso bevo due litri di birra, così imparano. Anche il nipote si sbizzarrisce e beve come un ossesso. Torniamo a casa in metro e per l'ennesimo volta mi stupisco che un regime che è stato in grado di far fare l'architetto a chiunque sapesse disegnare un rettangolo, abbia invece speso così tante energie per abbellire le stazioni della metro. Non sono oper d'arte come Mosca e San Pietroburgo, stazioni che non hanno nulla da invidiare a molti musei, ma anche qui a Minsk sono davvero curate.
Il nipote vuole comprare altra birra, lo accontento e così arriviamo a 3 litri. Passiamo il resto della serata a vedere sul suo telefono i video della sua vacanza a Mosca, dove vivono i genitori e la sorellina della moglie. Poi, esausti, andiamo a dormire verso mezzanotte. Domani non so bene cosa faremo. Sinceramente inizio a fare il countdown delle ore che mi separano dal volo di ritorno.