Day 4 in Belarus

Enrico Luschi • 17 febbraio 2019

Una serata memorabile

Altra nottata tribolata, mi sveglio gia' stanco. Non so da cosa sia dovuto, ma non sto riposando bene. Eppure ieri sera non ho nemmeno bevuto troppo, anzi una bottiglia di vino in 3 si può dire che di fatto non ho bevuto per niente. Comunque di fatto siamo soli in casa, i due nipoti di Anastasia sono a produrre per il Paese, mentre la zia è in ebollizione perchè deve andare a un compleanno dell'amica. Per me è una liberazione: posso cacare in pace e andare in bagno (ce ne sono due, uno solo cesso, l'altro con doccia, lavandino etc etc) a pulirmi il culo facendo acrobazie da ballerino dervisho senza il timore di vedere aprire la porta da questa anziana signora. Povera donna, non resisterebbe. Affrontiamo il problema piu' dettagliatamente: per lei sarebbe piu' shockante vedere un umano grasso e peloso in acrobazie innaturali o proprio il gesto in se di lavarsi il culo? Chiedero' ad Anastasia.

Ah, prima di passare oltre, mi sono dimenticato ieri di scrivere che alla libreria abbiamo visto il vecchio siciliano che è stato mio vicino di volo e che ha spippiolato al telefono tutto il tempo, in compagnia di una avvenente fanciulla di al massimo 30 anni. Speriamo ti peli anche il buco del culo.

Con la mente (e non solo) libera ci dirigiamo verso il centro commerciale TSUM, a pochi passi dalla casa della zia di Anastasia, un centro commerciale statale che io ho ribattezzato Soviet Mall. Per me e' davvero un salto indietro nel tempo, un ritorno all'epoca grigia. Gia' solo il concetto di centro commerciale statale è affascinante, poi l'interno è clamoroso. Edificio ricoperto di marmo grigio, a 4 o 5 piani, frequentatissimo, pieno di ogni genere di oggetto.

Tutto è esposto ordinatamente, anche se l'abbigliamento è un reparto folle, dove i capi sono esposti non in base al prodotto, ma in base alle taglie. Gli oggetti in vendita non sono di qualita' eccelsa, ma nemmeno merda. E' che sono proprio tristi, fuori moda gia' per il 1995. Non so perchè, ma il posto al tempo stesso mi affascina, mi rattrista e mi riempie il cuor di gioia. Dite quel che vi pare e non vedeteci alcun discorso razziale, ma l'essere nati in Italia (per di piu' in Toscana) nel 1985 è stato un bel terno al lotto. Chi si piena la bocca di discorsi idioti non ha che da fare a cambio e godersi la vita al TSUM. Però bimbi, c'è piu' topa qui che la sera del 15 d'Agosto al Cocoricò. Sono proprio belle. Poi tirate a lucido anche per andare a comprare il pane, cristo di Dio.

Torniamo a casa ed è il momento del borsch, la famosa zuppa russa. La preparazione è lunghissima, è da ieri mattina che in cucina bolle una pentola piena zeppa ora di questo e ora di quello. Tutto fatto per me. Mi sento un monarca medievale e me ne beo mentre mangio la zuppettina. Molto buona, per giunta. Anastasia mi consiglia di inondarla di panna acida (smetana, vero collante della famiglia media est-europea) ma la preferisco al naturale. A riempitivo due draniki e facciamo alla svelta ad uscire.

Anastasia vuole assolutamente portarmi allo stadio della Dinamo Minsk, la squadra di calcio locale, restaurato e rinnovato proprio pochi mesi fa. La particolarita' è che l'impianto originario, costruito in occasione delle Olimpiadi di Mosca, è stato mantenuto in piedi. Andiamo, tanto è centralissimo e da li poi possiamo fare quel che vogliamo. Oggi c'è il sole, per qualche minuto uso anche gli occhiali da sole, praticamente l'unico a farlo in tutta la citta'. Lo stadio è in effetti imponente, ma è chiuso alle visite, quindi dopo pochi minuti ci rompiamo i coglioni e andiamo verso la stazione. A ridosso dello stadio ci sono dei mostruosi edifici in stile edilizia socialista, dei veri aborti. Queste costruzioni deturpano il paesaggio e trasmettono un senso di malessere. Almeno a me.

Facciamo un salto anche alla stazione, abbastanza moderna, tanto da sembrare piu' aereoporto del vero aereoporto. Spinto dalla noia e dalla mancanza di alternative chiedo anche di vedere i treni (!), poi dopo due secondi rinsavisco e andiamo a prendere il caffè in un centro commerciale sotto il Parlamento. Questo è molto vicino al Soviet Mall: marmo grigio triste, negozi stile '70 e una partitella di minibasket con annesse ragazze pon-pon.

Asciugata la bava ripartiamo e ci infiliamo in un negozio di articoli di pelle, dove troviamo qualche regalino. E' l'ora di tornare a casa: Anastasia deve andare con sua nipote al Soviet Mall per comprare delle cose, io rimango in casa con il babbo e la mamma di Anastasia, sono grasso e stanco per avventurarmi nuovamente dentro gli anni '70.

Parliamo grazie a Google Translate e ce la caviamo dignitosamente, poi inizia uno strano programma russo in TV e per me inizia una serata da leggenda. Il babbo di Anastasia mi dice che è il telegiornale di una TV russa, poi commenta ogni servizio di politica estera (sezione che dura una mezz'oretta buona) e capisco che sia abbastanza filoputiniano, mentre a me quell'uomo fa ribrezzo. Evito ogni polemica, fingendomi disinteressato alla politica. Intanto continuano i servizi di politica estera: le imminineti elezioni ucraine, l'irriconoscenza dei grassi bambini americani che non capiscono che devono molto alla politica ambientale russa (giuro!) poi, di botto, senza alcun senso, appare una scritta in sovrimpressione indicante il debito pubblico statunitense, il conduttore si ferma e si tace facendo passare qualche secondo e qualche milione di dollari. Parte una risata dal pubblico e io rimango basito, ma ho finalmente appreso il vero senso dell'espressione "infotainment", roba che il TG4 di Fede dei tempi d'oro era da premio Pulitzer. La Guerra Fredda in diretta.

Stasera devo cucinare io, carbonara per tutti, compagni! Me la cavo dignitosamente poi tra un bicchiere e l'altro, non so come, si arriva a discutere dei miei braccini rachitici. Nel giro di pochi secondi babbo&nipote di Anastasia mi ridicolizzano, mi invitano a toccare i loro muscoli, poi il babbo di Anastasia si toglie la camicia e temo sia partita la gara a chi ha l'uccello piu' grosso (podio assicurato!), ma in realta' vuole solo farmi vedere lo strano giochino che sa fare con i bicipiti. La preparazione del secondo mi toglie dagli impicci, intanto si continua a bere e l'allegria regna sovrana. Fumo la mia seconda sigaretta del 2019 per non vomitare anche il cuore e torniamo dentro per il dolce. Intanto il canino mi ronza intorno e mi assilla di lanciargli il giochino, mi salta addosso, mi lecca mano, orecchio e si mette a sedere su di me.

La serata finisce con il nipote di Anastasia che ha finito le sigarette e che si incaponisce di fumare un sigaro Toscano (è ovviamente light, roba da finocchietti smidollati...). Ottima idea stare fuori una trentina di minuti a -5, in compenso. Riesco a convincerlo perchè domani vogliamo andare al Museo della Grande Guerra Patriottica e dobbiamo essere in forma, altrimenti Lenin da lassu' ci vede e si fa una figuretta.

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