Mattinata molto piu’ easy del giorno precedente, di fatto dopo il caffè gioco con Jesse, il chiuaua (si scrive cosi'?) esagitato della nipote di Anastasia e di suo marito. E’ la mascotte della magione e oltre a ingurgitare tutto ciò che gli passa davanti, gioca con tutto quello che e’ possibile lanciare nel piccolo corridoio della casa che mi ospita, che sia uno straccio o una pallina di plastica. Le esigue dimensioni poi la avvantaggiano e come un furetto malvagio imperversa sotto i tavoli, sulle sedie e su qualsiasi persona le presti la minima attenzione. Non si stanca di prendere e riportare il giochino che le viene lanciato ed è buffa, ma mi immagino che in un momento di rabbia potrei calciarla in giardino senza sentirmi in colpa. Alcuni animali sopravvivono all’evoluzione solo per il troppo buoncuore degli umani.
Verso le 11 andiamo a fare la spesa con Anastasia
in un supermarket a pochi passi da casa e mi sbizzarrisco in acquisti improbabili:
succo 100% di melograno oltre che vino al melograno (entrambi prodotti
dell’Azerbaigian, giardino dell’ex impero sovietico), l’acqua georgiana Borjomi
(di fatto acqua frizzante salata, so che suoni male ma non è affatto
spiacevole), gommine al cocomero, succo di pomodoro e quanto di piu’ strambo riesco a
trovare. Anastasia mi supera riuscendo a
trovare una cosa immangiabile, ossia calamaro essiccato, un troiaio dal sapore
orribile che sputo dopo mezzo morsino ma che mi asfalta la bocca con il suo
sapore mefitico fino all’ora di pranzo.
A pranzo per sdebitarmi invito al ristorante georgiano “Tiflis” la mamma e la zia di Anastasia. Mangiamo da 10 in quello che, a mio modestissimo avviso, è il miglior ristorante di Minsk. La cucina georgiana è assolutamente prelibata e nemmeno troppo dissimile dalla nostra, in ogni caso ve la consiglio nel caso abbiate modo di poterla assaggiare. Il vino poi è assolutamente particolare (piu’ dolciastro rispetto ai nostri), anch’esso meritevole di un assaggio.
Dopo l’ennesimo banchetto della vacanza devo andare alla Polizia, non a costituirmi ma perchè la procedura di registrazione online non è andata a buon fine, quindi abbiamo bisogno della presenza della nipote di Anastasia, legittima proprietaria della casa della quale siamo ospiti. Il commissariato è vicino, appena apriamo la porta ci si presenta un androne dei commissariati di “Le vite degli altri”. Lo scarno mobilio di infima qualita’ e le pareti zeppe di organigrammi di militari non allietano la permanenza, in compenso in 10 minuti escono dalle segrete stanze 3 o 4 passeredafarespaventowlaburocraziabielorussa. Paghiamo l’obolo di 25 rubli e tutto è sistemato.
Girelliamo un po’ in zona, visitando qualche negozio e prendendo il caffè in un locale triste ed anonimo, Anastasia parla con sua nipote e io mi isolo, ma mentre fisso il vuoto l’indolto ragazzo che ci ha sevito fa franare piatti, bicchieri e quant’altro, facendo un secondo di pandemonio. Poi in totale affanno cerca di sistemare tutto velocemente, ma l’altro ragazzo presente, palesemente piu’ esperto e gerarchicamente in grado di annientare la carriera del subalterno con una semplice telefonata, fa una smorfia che interpreto come “Guarda quest’infelice”. Anastasia e la nipote non si accorgono di nulla, continuano a parlottare e io mi flasho sulla possibilita’ alternative di quello sguardo. E se fosse un raccomandato incapace che l’altro è costretto a tollerare nonostante i continui disastri? I paraculi raccomandati non ci saranno mica solo dalle nostre sciaugurate parti, no?
Mi riportano alla gelida realta’ Anastasia e la sua nipote, che mi chiedono cosa voglio fare. La domanda non è affatto banale. Domani dobbiamo trovare qualcosa da fare, un museo, una mostra, qualsiasi cosa pur di pienare il tempo. Non si puo’ stare molto fuori, perchè è un freddo che si spirita, visitare la citta’ (alla terza visita) è un po’ noioso, quindi va studiato un piano. Per quel che resta del pomeriggio io e la mia consorte decidiamo di andare alla ricerca dei primi regalini. Con il lentissimo autobus 100 arriviamo ad una enorme libreria che vende un po’ di tutto. Oltre ai libri e’ possibile acquistare infatti spille militari, accendini zip dell’epoca sovietica, cartoline, ritratti del dittatore bielorusso in carica da 30 anni, gioielli di dubbio gusto, tazze etc etc. Cerchiamo cerchiamo ma alla fine troviamo solo un giocattolino per la figlia di un mio collega.
Torniamo a casa e ci hanno preparato i draniki per cena, in poche parole delle frittelline di patate grattugiate e cipolla frittissime nell’olio di girasole. Ottime davvero, ma dopo averne mangiate 3 ti senti le vie circolatorie occluse dall’unto, pertanto chiedo pieta’ e approfitto del fatto cha Anastasia va dal dentista alle 20 per chiudermi in camera e scrivere questo post. Torna dopo pochi minuti e quindi la serata procede caslinga, innaffiata dal vino di melograno made in Azerbajian, davvero particolare. Non può ovviamente competere con i vini Italiani o Francesi ma è davvero una cosa unica nel suo genere. La conversazione latita un po' stasera, io torturo un po' il canino, poi quasi alle 23 rientra il marito della nipote di Anastasia (al lavoro dalle 6 alle 22, compagni!) che si rifocilla con una bella bicchierata di latte, mezzo salame e una bella piattata di una cosa -credo abbia anche un nome- fatta di maionese, aringhe e barbabietola.
Andiamo a letto verso le 23.30, domani mi aspetta lo shopping nel Soviet Mall e il borsch, la temibile zuppa russa.