Day 1: Firenze - Pisa - Girona

Enrico Luschi • 2 novembre 2019

On the road again

La giornata inizia anche prima rispetto alla sveglia impostata sul telefono. Poco male, faccio tutto con più calma e, dopo snervanti controlli, esco di casa convinto di aver preso tutto, per una volta.

Mi avvio verso la fermata del tram per andare alla stazione di Santa Maria Novella e, come al solito, quando arrivo a 50 metri dalla fermata vedo il tram sfrecciare via beffardo. Attendo il successivo facendo il punto della situazione per l'ennesima volta. Questo viaggio non l'ho preparato minimamente, era previsto tutt'altro viaggio, ma questo un altro discorso. Arrivo a Santa Maria Novella con circa 20 minuti di anticipo rispetto alla partenza del treno, riesco a comprare Il Foglio e scambio due parole con un collega, poi salgo sul treno e mi immergo nella lettura fino a Pisa. Dite quel che vi pare ma il sabato Il Foglio è davvero un gran bel giornale.

Arrivatoa Pisa vado a cercare la cecina, ma il posto che cerco è stranamente chiuso. Pazienza, torno alla stazione e vado al PisaMover, un trenino che per fare 3 minuti di tragitto costa 5 euri, una vergogna senza fine. Arrivo all'aeroporto di Pisa quindi già irritato e schifato. E' da tanto tempo che non parto da Pisa, mi sembra che qualcosa sia cambiato. Solito sfascio organizzativo Italiano, un mix tra infrastrutture piccole, scadenti, vecchie e sature e la totale incapacità di noi Italiani di saper viaggiare con un minimo di amor proprio.

Attendo l'ora di imbarco tormentandomi nella noia, nello sbirciare qualche culo e nell'ascoltare la musica al cellulare, ma il tempo non passa mai. Mangio un panino al corretto prezzo di 6 euro e bevo l'ultimo caffè decente per una settimana. Poi finalmente mi imbarco.

Sono seduto al finestrino, posto che odio per lo spazio ancor spiù stretto a causa della sagoma dell'aereo, ho accanto un vecchino dalla faccia buffa e palesemente al primo volo. Viaggia da solo, chissà che storia ha da raccontare. Come da prassi vengo colto da un attacco di narcolessia, ma al momento del decollo mi sveglio e capisco che stavolta non si dorme. Poco male, il volo dura un'ora e qualche minuto, quindi mi butto su un bel libro del quale a breve avrete recensione.

Ad un certo punto ilmio vicino di posto si addormenta sulla mia spalla, si sveglia dopo pochi secondi e -imbarazzatissimo- mi chiede scusa mille volte. Dopo poco ricasca in errore e mi sembra doveroso incrinargli lo zigomo con una spallata per levarmelo di torno e fargli capire che, almeno, ciondoli dall'altro lato.

Atterriamo a Girona e mi rendo conto che splende il sole, al contrario delle previsioni. Molto bene. Non avendo bagaglio in stiva dopo pochi secondi sono libero e ho modo di vedere il patetico aeroporto di Girona, totalmente privo del minimo fascino. Un solo bar, marcio, e nessun negozio. Solo a Kutaisi, in Georgia, ho visto una aerostazione più triste. Esco e mi dirigo alla fermata del bus, c'è da aspettare 40 minuti in piedi al torrido sole della Costa Brava, ma poi si parte alla volta di Girona.

Il viaggio è molto veloce, Girona è a soli 12 km. Un tragitto totalmente privo di fascino, solo campi aridi, edifici abbandonati, sottosviluppo e una zona industriale triste. Tantissime rotatorie a regolare un inesistente traffico. Ogni 100 metri scritte, foto, slogan e cartelli contro la recentissima decisione della detenzione dei leader indipendentisti catalani.

L'impatto con Girona non è dei migliori. Man mano che ci si avvicina al centro e alla fermata del bus la situazione migliora, ma al momento la città non ha alcun fascino. Scendo e accendo il navigatore di Google che in 12 minuti dovrebbe portarmi alla Pension Borras.

Appena arrivo in centro vedo una manifestazione di circa 200 persone che strillano contro lo Stato Centrale a la Polizia, mi trovo subito ad odiarli ma tiro avanti. GoogleMaps mi dice che sono a 400 metri dalla meta, inizio a capire di essere in centro e lo spettacolo che mi si para davanti è questo:

un fiume in secca, abusivismo edilizio e poco altro. E' il momento dello sconforto. Mi fermo e fumo, irabondo, per capire se devo andare a destra o sinistra, chè GoogleMaps non è chiaro. E' a destra, entro quindi ne La Rambla, la via principale di Girona. Carina, piena di pub, bistrot e caffè, foglie in terra e già un discreto numero di persone che gozzovigliano.

Ogni via, ogni palazzo, ogni chiosco sono letteralmente tappezzati di adesivi o stemmi della Catalogna. Alcuni esercizi commerciali hanno il simbolo di divieto di accesso alla polizia e ovunque si leggono messaggi inneggianti all'indipendenza. Mah. Arrivo alla Pension e vengo accolto da una donnina sciatta ma simpatica. La camera è pulita e sembra tutto in ordine. Mi rilasso un attimo, carico 10 minuti il cellulare e poi sono pronto per uscire di nuovo, mortificato dal dover passare tutto questo tempo in una cittadina che già mi sta sui coglioni.

Invece mi sbaglio, sebbene sia di dimensioni davvero modeste e dopo 45 minuti sembra di esserci nato, la cittadina è graziosa. Inteniamoci, città già come Siena o Perugia vincono 4-0 agile, ma probabilmente il mio giudizio caustico è da rivedere. In pochi minuti vedo quel che c'è da vedere, ovvero la Chiesa di San Felice, in stile romanico (credo), austera ma bella, le mura difensive conservate bene (o restaurate, mi importa una sega di indagare) e le piacevoli stradine tutte in sanpietrini. Poi arriva Lei:

Un garage, spacciato per Cattedrale. La foto è mossa, ma tanto rimane brutta uguale. Girello un po' senza meta, è piacevole perdersi perle poche stradine del centro storico. Capisco che c'è una festa, stanno montando palchi e postazioni praticamente ad ogni angolo. C'è tanta gente in strada, tutti con addosso un'allegria allegra che in Italia ormai non si vede più nemmeno negli occhi dei bambini. E' davvero un'atmosfera piacevole. Me la gusto sorseggiando un the freddo e guardando distratto una partita di calcio de La Liga in un bar appena fuori dal via vai dei turisti.

Mi rendo conto che il mio spagnolo è un po'arrugginito, anche perchè qui la prima scelta è il catalano e non il castigliano. La differenza tra le due lingue non è minima. Per farvi capire: prendete uno spagnolo a caso, lo fate parlare ed avrete il castigliano. Poi prendete sempre il solito spagnolo, gli schiaffate un topo in bocca e lo fate parlare di nuovo. Ecco, quello è il catalano.

Iniziano ad essere le 19:30, io avrei anche fame, ma qui a quest'ora mangiare è un'eresia, perciò torno un secondo in camera per riposarmi un secondo e fare mente locale. Scandaglio a fondo TheFork e TripAdvisor alla ricerca del locale giusto, poi mi butto a casaccio in un bel bistrot in una tranquilla piazzetta laterale. Mangio jamon serrano, che continuo a reputare superiore come gusto al San Daniele (gli arci-italiani mi odieranno), poi una Ceasar Salad gustosa anche se parca nelle dimensioni. A metà dell'insalata un giovane sciagurato balbuziente mi si avvicina e attacca bottone dicendomi che questo è il suo posto preferito e blablabla. Mandarlo in culo mi pare di cattivo gusto così dopo 10 minuti di chiacchiere riesce ad appiopparmi ciò, alla ragionevole cifra di 5 euro.

Mi garantisce che è una sua creazione (se è vero caco a letto), poi si autoinvita al tavolo ordinando un bicchiere di vino che -garantisce- pagherà con i suoi (cioè miei) soldi. Ci parlo del più e del meno, è tifosissimo del Barcellona e dopo il caffè ci salutiamo. Giro un po', poi vengo a sapere che stasera c'è -udite udite- il LUNAPARK!!!

Vado a vedere ed è uno strano spettacolo, non capisco se si divertono più i genitori o i bambini. C'è veramente tanta agente, stiamo pur sempre parlando di Girona (100.000 abitanti), ma evidentemente il gusto di questo Popolo per il gozzoviglio è davvero innato. Giro qualche minuto nel LunaPark, poi mi rompo i coglioni e torno verso il centro della cittadina. Le strade sono sempre piene di gente che adesso è a sedere nei tavoli dei numerosi ristorantini del luogo.

In una piazzetta c'è un gruppo di senza Dio che suona una specie di pop sdolcinato al limite del fastidioso che però attrae una marea di gente, mi sento fuori luogo e quindi mesto torno in hotel. Nella breve via del ritorno mi soffermo davanti a più simboli della richiesta di indipendenza catalana. E' davvero un sentimento trasversale, interclassita: si trovano adesivi nei pub, nei ristoranti, nelle targhette dei liberi professionisti. E' un messaggio che, a torto o a ragione, qui unisce davvero tutto un popolo in un unico sentimento collettivo. Un qualcosa che unisce con lo scopo di dividere, una cosa che è davvero indice dei tempi strani e rabbiosi che stiamo vivendo.

C'è tanta topa.

Arrivo alla Pension e come al solito, la prima sera fuori, mi rendo davvero conto che sono in viaggio. E' da domani mattina che non mi alzerò senza i miei gattini che vengono reclamare a coccole e cibo, non aprirò il frigo per fare colazione con lo yogurt e il caffè della mia macchinetta. E' da domani che la mia routine di almeno 16 anni non sarà routine, anche se solo per un breve lasso di tempo. Capisco davvero di essere in viaggio solo al momento di andare a letto la prima sera in hotel. Lo fa anche a voi?

Il primo giorno è andato.

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