Numeri francamente deprimenti: per la prima partita dei play-off solo Gara1 tra Nettuno e Parma porta allo stadio 1.000 persone, il dato più alto di tutto il turno. Indicativo che sia anche il dato di visualizzazioni più elevato. Altrettanto indicativo che Gara 2 segni quasi un-50% in termini di presenze sugli spalti e un -90% di views su Youtube. Come a dire che una volta assaggiato il prodotto la seconda volta si manda il piatto indietro e si ordina qualcosa di diverso. Forse avrà influito far pagare anche tesserati minorenni, come denunciato su Facebook dalla moglie di Cibati (mi pare).
Nemmeno 4.000 persone in 12 partite, una debacle totale. Qui si parla del primo gradino della post-season, che vede toccate piazze che rivedono uno spiraglio di luce dopo annate tribolate a dir poco (Nettuno e Grosseto) e formazioni che si ritrovano a giocarsi il tricolore probabilmente per la prima volta nella propria storia (Macerata e Reggio Emilia), questo ovviamente detto senza alcun intento denigratorio. Numeri imbarazzanti, viene da chiedersi quale altro sport registri numeri così patetici per le fasi finali del campionato.
Ok, facciamoci dei nuovi amici a Macerata: viene da chiedersi quanto possa essere sostenibile una realtà che, con un bacino di 40.000 persone (più provincia sui 300.000) e che escluso la Lube nel volley non ha nessuno sport a livello apicale -anzi, se non ricordo male fine ’90 o primi 2000 era molto forte nel softball- porti allo stadio appena 450 persone in 4 partite, con una manifesta incapacità di attrarre spettatori anche in coincidenza con le tanto agognate vittorie sul campo. E senza nessuna attenuante, per giunta: uno scontro nel quale è favorita contro chi, lo scorso anno, la estromise dalla post-season e giocando tutto il turno in casa. Nonostante questo, la squadra è piena zeppa di stranieri e oriundi, segno che qualche soldino da spendere c’è. Misteri del baseball italiano.
A proposito di numeri: mi sono fatto un giro nelle stats, dopo diverse settimane che non lo facevo. Nei bunt -ovviamente- si dà il meglio di noi. Al momento guida la classifica Cappellano del Milano, con 7 (sette!) bunt, ovvero sia il numero di bunt messi a terra dagli interi roster di Baltimore e Detroit Tigers in più di 220 partite. Semplicemente un dato pazzesco, Cappellano sarebbe, da solo, penultimo in MLB contro le intere formazioni MLB. A livello di stat per singoli giocatori invece sarebbe al secondo posto, dietro solo a Michael Siani (oriundo che fa bunt, tesseriamolo!!!) che guida la MLB con 10. Boh, che a nessuno venga in mente che sia una malattia mentale a me sembra incredibile. Mi passa subito la voglia di guardare oltre, anche se sono sicuro che ci sia materiale per scrivere un intero pezzo. Magari è una cosa che mi lascio per i prossimi tempi.
La FIBS intanto, con appena 6 giorni di ritardo, ci dà contezza di una intervista a Mike Piazza che appare sul sito della Major League. L’intervista, di per sé, dice il giusto, ho trovato solo panglossiana la grande enfasi data all’accordo con Steel Sport. Citassero gli 85.000 euro di contributo per il 2024 forse ci si renderebbe conto di quale livello si parla, ma non ho certo la presunzione di mettermi a fare le bucce anche agli articoli della MLB: ego smisurato si, ma non rendiamoci ridicoli. Se avete voglia di leggervela per i fatti vostri ecco il link:
https://www.mlb.com/news/mike-piazza-discusses-goals-for-baseball-in-italy
Però, godi popolo, tornano le dirette premium (in culo alla crisi e all’inflazione): addirittura con commento Gandini-Senatore e statistiche aggiornate, pensate un po’ che lussi. Diretta su YT e su un sito mai sentito. Non vedo l’ora, dal 7 fuoco e fiamme. Vedrete che successone.
Piuttosto, ho comprato e divorato “Life ain’t the same in the Pecos League”, il diario di bordo di un Manager esordiente nel più basso gradino del baseball pro americano, la Indipendent League più scalcagnata del baseball a stelle e strisce, ovvero sia la Pecos League. Un mondo assai lontano dai contratti milionari della MLB: una lega dove magari si ingaggia un 51enne per salire sul monte, dove ai try-out si presenta un 66enne, dove si dorme a proprie spese nei motel più truci del Deserto del Mojave, oppure si organizzano letteralmente giri col cappello in mano sugli spalti per donare qualche dollaro extra ai giocatori (che quando va bene guadagnano 80 dollari a settimana) e le palline degli homer o dei foulball vengono riportate al botteghino in cambio di un dollaro. Sarebbe una lettura istruttiva per tanti del nostro mondo, ma non c’è da sperarci.
Alla prossima settimana, se Iddio lo vorrà.