Notturno n° 1

Enrico Luschi • 15 gennaio 2019

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L'udienza si aprì con il Giudice Popolare (di fatto il cerimoniere dei processi dopo la riforma dei Giusti) che con voce ferma e grave disse, rivolgendosi agli imputati: “I morti non leggono Facebook!”. Fu subito chiaro a tutti che gli imputati non avrebbero avuto scampo e che il processo si sarebbe concluso con una sentenza a loro sfavorevole.

Il Giudice Popolare dall'alto del suo seggio, elevato rispetto agli altri, continuò: “Perchè postavate frasi rivolte ai nonni, agli amici scomparsi, ai parenti prossimi morti di malacci inguaribili? Non lo sapete che nell'Aldilà non si usano i social media? Perchè pubblicare frasi del cazzo persino davanti ad una morte vicina, intima? Dovreste davvero vergognarvi, porcamadonna”. Nella sala si levò un boato di gioia, con la rituale pioggia di sputi verso gli imputati incatenati al Palo dello Schifo.

Il Giudice Ufficiale iniziò ad interrogare gli imputati, uno dietro l'altro, ma ben presto la cosa diventò monotona e stucchevole. Era chiaro che quei poveri minorati avevano usato Facebook solo per un minimo di considerazione dalle altrui genti. Alcuni imputati a dire il vero, più per avere un minimo di comprensione dagli accusatori che per discolparsi, descrissero una strana situazione mentale che li costringeva a pubblicare qualcosa di fronte a tali perdite proprio per dimostrare che quelle perdite ci fossero davvero state. Come se la morte del nonno non valesse se non fosse stata postata su Facebook, in poche parole. Questa strategia non pagò molto, alla fine del processo il televoto non salvò nessuno.

I tapini dentro il Tribunale Fabrizio Corona di Nuova Roma però avevano davvero esagerato e meritavano questa Norimberga Facebook Edition (fu seconda per popolarità solo alla Instagram Edition, nella quale vennero messe in stato di accusa le citazioni di frasi motivazionali apposte sotto foto di tette&culi).

Le Norimberga erano diventate un appuntamento fisso da quando i Giusti erano saliti al potere nel 2020, dopo il crollo del governo formato da Partito delle Stelline e Sega Nord, il cosiddetto “Governo Carioca”, soprannome nato dai colori (giallo&verde) dei due schieramenti politici.

I Giusti arrivarono al Potere vincendo le elezioni con un clamoroso 56%, un dato veramente impressionante per una democrazia Europea. Iniziarono subito a mettere in pratica implacabilmente il loro programma elettorale ed ebbero vita facile, dato che vinsero per mancanza di avversari: il Partito delle Stelline aveva perso ogni credibilità a livello nazionale nel giro di pochi mesi, mentre la Sega Nord pagò in maniera colossale l'ictus al suo ultimo leader Matthew “Capitopoco” Falsini. Costui, sfibrato dalla malattia e dal lento recupero della stessa, condusse una campagna elettorale ridicola, piena di gaffe, strafalcioni e deliri indigeribile persino per il suo elettorato. Pur partendo in testa nei sondaggi, erose il presunto consenso a causa di proposte strampalate. Un buon esempio -solo per dare un'idea ai più giovani dei nostri lettori che non vissero quelle giornate lontane- di cosa andava propugnando Falsini in quei giorni convulsi potrebbe essere senza dubbio la proposta choc (secondo molti l'ultimo chiodo sulla bara di un fallimento politico improvviso) di uscire dall'Unione Europea, creare la Confederazione degli Stati Nord Africani, metterne a capo l'Italia e battere la nuova moneta mediterranea del Superdinar. Gli altri contendenti (Partito Deprimatico e Forza Topa) furono definitivamente spazzati via e non superarono nemmeno la soglia di sbarramento per l'accesso al Parlamento.

Ma arrivarono i Giusti e l'Italia finalmente risorse.

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